Quadri viventi e percorsi teatrali all’Ex Asilo Filangieri
Cerimonia
Una tempesta elettrica, un mosaico di gesti, luci e vibrazioni
È un bambino biondo, un Lorenzo Gleijeses di appena 7 anni, quello che ci accoglie all’Ex Asilo Filangieri. Ci spiega quello che vedremo, le tappe che affronteremo.
Ciò che colpisce immediatamente di Cerimonia è il ring nero lucido, contornato da neon e luci led, è l’atmosfera che 3 trasformisti personaggi (Gleijeses, Muoio e Redi) creano a partire dai propri corpi.
Sin dalle prime battute si percepisce che c’è del nuovo in questo studio, work in progress, innovazione. I tre attori convivono in scena a stretto contatto con luci, microfoni e parrucche. La parola diviene contorno, è il modo che conta. Lingua italiana e dialetto napoletano perfettamente si fondono in un’ottima Anna Redi, che più volte tocca corde profonde mescolando gesti e melodie. I corpi, vedi Manolo Muoio, sono trascinati dalla luci psichedeliche e dalla musica elettronica, abbigliamenti strani, pittoreschi, inusuali, accompagnano parrucconi verde acido e rosso fuoco. Cerimonia è uno spettacolo multimediale e sensoriale, in platea si avverte più volte il rombo delle vibrazioni delle casse, tutto trema, compresi gli attori.
Straordinario Lorenzo Gleijeses quando impugnando un microfono lo struscia violentemente sul pavimento, a mò di penna, creando stabilimenti suoni che perfettamente combaciano con i suoi movimenti veloci, repentini, che attraggono lo spettatore. Lo stesso microfono ruota forte nell’aria e ciò che sentiamo è un fischio acuto, fin quando non urta il suolo creando panico e stupore. Ciò che viene fuori da questa tempesta elettrica è un mosaico sincronizzato di gesti, non è danza, è l’attore che si muove senza falsità nello spazio, apparentemente senza una logica, ma che, come una calamita, attira gli occhi del pubblico.
Dopo circa 40 minuti, una telefonata ci fa comprendere che ciò che abbiamo appena visto era un semplice riscaldamento, un training, un momento un in cui gli attori si lasciano le realtà alle spalle per calarsi in un surreale mondo fatto di bisogni propri e ricerca di gesti, parole e sensazioni. Chi telefona è un siciliano incazzato nero per il casino generato dagli artisti, la risposta dei tre attori in scena è un susseguirsi di personaggi, camuffati con pellicce, pantaloni leopardati e calze a rete. La risposta è la regia e i movimenti di Lorenzo Gleijeses, performer del gesto.
A portrait of the artist as a young man
Quadri viventi raccontano percorsi e stili teatrali in una strordinaria cornice scenica
È appena finito Cerimonia di Lorenzo Gleijeses quando veniamo catapultati nel cortile dell’Ex Asilio Filangieri.
Due quadri ci aprono la strada verso ciò che vedremo, verso le tappe della carriera artistica di Gleijeses. A destra un enorme voliera in plexiglass, all’interno decine e decine di padda, bengalini e passeri giapponesi, che volano e cantano e i rumori che producono sono amplificati dai microfoni che li sorreggono, gelati e aste al posto dei rami, da sfondo una camere stile vittoriano. A sinistra un vortice di bolle in blu. Una ventola spara bolle in alto che ricadono tra sfumature di blu Chagall.
A portrait of the artist as a young man è una galleria di quadri, un viaggio, uno spettacolo itinerante tra il cortile e le terrazze dell’Ex Asilo Filangieri. Non vi è una trame, forse la storia artistica di Gleijeses che non conosciamo e nemmeno percepiamo. La logica fa spazio allo stupore e alla meraviglia. In decine di scenografie spettacolari, con maestria realizzate da Roberto Crea, attori e artisti si susseguono in un vivente museo di meraviglie. Buste di spazzatura gonfiate ad elio abbelliscono il cortile. Uomini sopravvissuti a catastrofi nucleari si confondo tra piante e tv vecchio stampo. Un piccolo Michael Jackson balla in un bagno ricco di animali gonfiabili, illuminato da un occhio di bue un artista scrive sulle pareti di un lungo corridoio.
E ancora una donna, stile burlesque, luci viola confondono e amplificano i suoi vestiti bianchi. Ride mentre collega lavaggi al suo braccio. Il piccolo Gleijeses che aveva introdotto Cerimonia gioca con la Wii, dà cazzotti e recita versi.
Poi, accompagnati dagli sguardi degli intrusi, che dai balconi e le finestre, seguono insieme a noi le sorprese dello spettacolo, veniamo travolti da uno straordinario Davide Pini Carenzi. In giacca e cravatta si lascia cadere in due vasche colme d’acqua, illuminato da candele che riflettono la propria luce su sabbia bianca cosparsa qua e là. Dalla sua bocca le parole di Seneca e Euripide commuovono molti, mentre più volte nascosto da un vetro ci mostra il volto di un uomo che soffoca.
Inoltre Marco Mazzoni, tra movimenti a ritmo di motore di Formula 1, distrugge con una mazza da baseball un innocua Lancia Ypsilon. Finestrini e parabrezza scompaiono sotto i suoi colpi, nello stupore generale del rione San Gaetano.
Il tutto si conclude con uno straordinario Antonio Rezza, il quale ben coadiuvato da altri artisti, con ironia pungente, sarcastica e mai volgare, strappa i sorrisi ai più, raccontando storie strambe, semplici, che arrivano a tutti.
Uno spettacolo che si vive, perché lo si percepisce attraverso tutti i sensi. Gli occhi incuriositi da visioni oniriche, orecchie infastidite e calamitate da ritmi alieni, insomma, un concentrato di teatri diversi, di stili, di percorsi, traiettorie, perfettamente modellate.
Rosario Esposito La Rossa