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Lo spettacolo, preceduto dal prologo Sacrificium, debutta al Festival nella cornice dell’Albergo dei poveri

Il performer, danzatore e coreografo di fama internazionale Ismael Ivo debutta al Napoli Teatro Festival con Le Sacre Du Printemps, progetto teso a voler valorizzare i danzatori campani, da lui accuratamente scelti. Lo spettacolo è coprodotto dalla fondazione Campania dei Festival e dal Paestum Festival.

Per questa edizione del Napoli Teatro Festival l’opera è preceduta da un prologo: Sacrificium, victims of musical sensuality, coreografia che racconta la bellezza e la crudeltà del mondo dei castrati. La performance è ispirata al lavoro Sacrificium di Cecilia Bartoli, in cui l’illustre cantante lirica, celebra le “voci bianche” del ‘700 napoletano, tra cui i celebri Carlo Broschi e Gaetano Majorano, allievi del maestro Nicola Porpora.

Nella seconda coreografia, Le Sacre Du Printemps i danzatori appaiono come statue dell’antica Grecia, modelli perfetti, corpi definiti secondo il rigido schema del bello ideale e della perfezione plastica, nel contempo profondamente espressivi. I rituali, le luci, i colori delle vesti, i petali che cadono impetuosi sui corpi dei ballerini che fluiscono, sono da sfondo ad un inedito rituale della primavera, nel quale, adolescenti ballerine, danzano sinuose in vista della nuova stagione. Ivo ha reso visibile in maniera concreta la sua danza, intesa come fusione di corpo e anima, profondamente intimista: la bellezza esteriore non è altro che manifestazione tangibile di sentimenti puri. Il coreografo ha rispettato a pieno il più antico insegnamento aristotelico: “Ad ogni produzione nell’arte preesiste l’idea creatrice che gli è identica: l’idea creatrice dello scultore preesiste alla statua”.

Il mito della primavera fu già trasformato in coreografia da Djagilev Nijinskij che agli inizi del ‘900 ne ha fatto un rito pagano e dionisiaco. Le Sacre Du Printemps può essere considerato un nuovo rito dionisiaco, impregnato di tradizione partenopea dato il temperamento dei danzatori. Le musiche sono di Stravinskij, rivedute da Andreas Bick, che ha registrato i gorgoglii del Vesuvio e della solfatara di Pozzuoli.
Ma dietro quest’apparente armonia si cela una domanda angosciosa: con l’uomo che distrugge il pianeta, il clima che cambia, i terremoti e gli tsunami, tornerà la prossima primavera? Ai posteri l’ardua sentenza.

Annalisa Direttore

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