Emozioni inscatolate al Fringe
Sono solo quindici gli spettatori che a Galleria Toledo possono assistere alla performance ideata da Simona Generali e Pierpaolo Magnani: In_scatola_azione.
Sul palco, un cubo di tre metri per tre, con delle fessure poste ai lati, imprigiona in un labirinto due donne vestite rispettivamente di bianco e di nero: la prima rappresenta l’innocenza, la maternità, la nobiltà; la seconda il dolore, la sofferenza, la morte. Entrambe si compensano, poiché ciascuna è la parte mancante dell’altra.
Accompagnato da suoni freddi e angoscianti, lo spettatore passeggia intorno alla struttura cambiando sempre feritoia per spiare, secondo la prospettiva desiderata, le due attrici/ballerine, che per esprimersi si avvalgono solo del loro corpo, dei piedi nudi, delle mani, di occhi sofferenti e sorrisi ammalianti.
Ma non tutti gli spioncini ci mostrano le due donne. In alcuni ci sono giochi di luce, ologrammi, effetti video, che, anche se tecnicamente impeccabili, non aiutano nel coinvolgimento emotivo, anzi, distraggono dalle bravissime Simona Generali e Daria Ceccanti.
Un’esperienza multisensoriale (cosi la definiscono gli autori) di 25 minuti, con l’obiettivo di unire teatro, danza, scenotecnica e videoarte, ma purtroppo manca il collante, creando così una barriera tra le varie arti che, se pur ben rappresentate, non riescono propriamente ad amalgamarsi.
Renato Zagari