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Il Napoli Teatro Festival apre le porte alla moderna rivisitazione del Faust della regista e drammaturga napoletana Sara Sole Notarbartolo. Lo spettacolo, presentato al teatro San Ferdinando, è il risultato di un lungo lavoro iniziato negli spazi teatrali de “La Friche La Belle de Mai” di Marsiglia e prodotto da Taverna Est Teatro e da Libera Scene Ensemble con il sostegno del Goethe Institut.

Allontanandosi dall’opera ottocentesca, la regista trasporta il Faust ai nostri giorni. In quest’ambito ritroviamo i nuovi e moderni personaggi: Gesù gestisce una piccola radio indipendente e vende il proprio sangue per pagare l’affitto, Lucifero lavora per una hot line, la sexy Belzebù vende falsi oroscopi, Mefistofele è un contrabbandiere di organi, Margherita è una vergine disperata alla continua ricerca di un lavoro e infine, Faust, scrittore fallito, che non riesce a trovare un editore per pubblicare il suo romanzo.
Sei personaggi, eccessivamente caratterizzati, si trovano ingabbiati nel loro habitat e interagiscono solo attraverso un telefono. Il senso di incomunicabilità e fallimento viene esaltato dalla scenografia e dall’uso delle luci, veri protagonisti della messinscena.
Accompagnati dalle musiche di Giovanni Block (Premio Tenco nel 2007) e intervallati da divertenti momenti canori, i personaggi rivelano la loro insoddisfazione nei confronti dell’esistenza che li costringe a vivere miseramente, e cercano conforto nelle parole di Gesù. L’unica persona che tenta di combattere contro la miseria dell’esistenza è Faust, nonostante i suoi condomini siano impegnati nel realizzare un piano che porti alla distruzione del mondo.

Sara Sole Notarbartolo, con sottile sarcasmo, propone una caratterizzazione della figura di Gesù molto particolare, accentuando difetti e debolezze fino a quando, nel finale originale e spiritoso, il Cristo non potendo più sopportare il peso dell’umanità, cerca di crocifiggersi da solo. Il forte desiderio di umanizzazione e modernizzazione dei personaggi non sempre riesce e, in molti casi, si cade nella semplice banalità.
Un ritmo a tratti discontinuo e una recitazione poco attenta penalizzano l’idea interessante e originale della giovane regista che conta numerosi riconoscimenti nel mondo teatrale tra cui la segnalazione speciale della giuria al Premio Scenario 2005. Il pubblico applaude comunque divertito.

Giulia Esposito

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