L’animo di Arianna rivelato nelle viscere di Napoli
Il Teatro Festival si svolge nel Tunnel Borbonico, con le Variazioni sul mito di Bruno Garofalo
Piove, su Giovanna Di Rauso (meravigliosa interprete al teatro ed al cinema; oggi Arianna, per la scena).
Piove sotto un tunnel, in un labirinto, tra realtà e finzione.
Mentre una Napoli calda e sonnolenta, nel salotto buono della città (ove un tuono rimarrà sempre un fuoco d’artificio), trascorre svogliata una serata come un’altra nel sottosuolo, antico e misterioso, vaga Arianna, in un labirinto di conscio ed inconscio, alla ricerca della sua identità, ora che è smarrita, ora che si ritrova specchiandosi negli occhi di un mostro che non fa paura.
O forse sì.
Quale l’orrore più grande?
Vivere un’illusione? Lasciarsi soffocare dall’accattivante e seducente richiamo di un uomo che la fugge, in un corpo a corpo tra amore ed odio (“Maledetto il giorno in cui ho messo gli occhi su Teseo”, così, nella pièce la Di Rauso); oppure perdersi nell’altro aspetto di questo: il mostro/dio che per Jorge Luis Borges, ne La Casa di Asterione (cui il brillante lavoro di Monica Centenni e Daniela Sacco, pure ha trovato ispirazione, tra gli altri), mostra tutta la sua fragilità di predestinato, perché non c’è salvezza, in chi ignora la propria ferocia.
La protagonista è Arianna, ma l’azione scenica, tra luci ed ombre del labirinto di via Domenico Morelli, ci porta oltre, lontano dal tempo e dallo spazio.
L’Enigma, il mistero della vita e della morte dell’anima, nel lamento di una donna che ama e sacrifica se stessa al punto di non trovarsi più. Il labirinto diventa il non-luogo ove perdere e ritrovare la propria essenza; in un cammino in salita, fatto di atroci sofferenze, di illusione e disillusione, di rassegnazione e abbattimento, di forza d’animo, alla luce di una speranza cui Arianna si aggrappa, al lumicino, per tirarsi fuori dal suo stato.
Giovanna Di Rauso piange e ride. Perché è la condizione umana stessa a non lasciarti altro spazio, se non per una convulsione di sentimenti, sensazioni, immaginifici sogni di realtà inespresse.
Variazioni sul mito. Femminile sotterraneo è vissuto con il pathos di una commedia greca, ma resa attuale (ecco, le “variazioni”) nelle citazioni contenute nel testo, frammenti da: Durenmatt, Borges, Pavese, Ovidio, Catullo, Properzio, von Hofmansthal, Nietzsche, rappresenta uno dei momenti più alti, di questo Napoli Teatro Festival Italia 2011 (un’ora di spettacolo, con repliche fino al 13 luglio).
Irripetibili, i brividi che assalgono lo spettatore, avvolgendolo in un vero stato di ipnosi, attraverso il percorso intimo dell’anima di Arianna, che vaga insieme a chi la segue e la osserva, nelle viscere della città; ottima, la scelta del Tunnel Borbonico, della galleria che si snoda per 500 metri, nelle profondità del Monte Echia (ove anticamente, riti e cerimonie di una Parthenope non ancora Neapolis, si svolgevano con grande sacralità, talora in onore del Dio Dioniso, talvolta in onore del Priapo fecondatore).
Arianna ti sconvolge e ti rapisce, perché ti assomiglia. Amante e traditrice, per amore.
Assomiglia a questa città, smarrita, ma non persa; fonte di grandi contraddizioni, tra sacro e profano, legalità ed illegalità, guerra e pace, amore e tradimento.
Sarà Dioniso stesso a cullare tra le sue braccia la disperata Arianna, lasciata andare al suo destino dal cinismo spietato di un uomo che l’ha sfruttata ed abbandonata.
Napoli è ammirazione e pietà; sentimenti che lo spettatore prova contrastanti, per l’Arianna incarnata dalla straordinaria Di Rauso; Napoli è stuprata ed amata, continuamente, in un ritmo frenetico di emozioni contrarie, l’une alle altre.
La salvezza, per la protagonista di questo splendido viaggio, ai confini dell’inconscio, tra mythos e logos, arriverà con un Dio.
Per Napoli, ne sono certa, non basterà.
La nostra città, ha bisogno dell’impegno di ciascun cittadino.
Che smetta davvero, i panni del suddito ed entri in scena.
Eliana Iuorio