Dove eravamo quando De Rosa guadagnava 110 mila euro
In rete impazzano le polemiche e le discussioni, finalmente dialogo tra i teatranti napoletani.
Dopo le notizie dei giorni scorsi, relative ai privilegi ottenuti da Luca De Fusco grazie al contatto del NTFI, sul web e in particolare sul social network facebook, si sono scatenate articolate discussioni che abbiamo seguito con attenzione.
Molti gli indignati per il faraonico guadagno annuo di De Fusco, parliamo di 160 mila euro e passa, ma altri gridano all’ipocrisia. C’è chi dalla propria bacheca scrive: “Dove eravamo quando il buon Andrea De Rosa guadagnava 110 mila euro all’anno? Perché non c’erano proteste alle prime degli spettacoli? Perché non nascevano gruppi a raffica come succede in questo periodo?”. Altri ancora reputano poco sincere le arringhe di protesta nei confronti di De Fusco che proporrà L’opera da tre soldi sia nel festival che nel cartellone del Mercadante. “Non capisco perché c’è questa indignazione nei confronti di De Fusco, perché questi ribelli napoletani di sinistra se ne sono stati a casa o a proteggere le poltrona di turno, quando l’anno scorso Andrea De Rosa portava in scena La Tempesta con i soldi pubblici. Perché nessuno ha protestato per uno spettacolo dispendioso e tra l’altro fallimentare, che prevedeva due anni di tournee e bloccato dopo 12 mesi?”.
Protesta anche per gli ingaggi a Massimo Ranieri e Lina Sastri, eppure su internet c’è chi ricorda che negli ultimi tre anni il Mercadante ha messo sotto contratto gente del calibro di Orsini e Remo Girone che non hanno sicuramente lavorato a basso costo. Insomma per una fetta del popolo di internet la protesta nei confronti di De Fusco è puro rosicamento politico. Gli amici sono andati in vacanza e ora bisogna protestare con il nuovo di destra.
Molti dei pilastri della protesta odierna erano in passato, meno di un anno fa, considerati sprechi o addirittura direttori padroni. È il caso di Arrevuoto, prodotto dal Mercadante, per anni considerato da molti di sinistra progetto dispendioso o addirittura non teatro, oggi simbolo di una protesta contro i tagli. Oppure Latella, eroe del momento, mentre prima dell’avvento di De Fusco, molti si indignavano per il suo totale controllo del Nuovo Teatro Nuovo con numerosi spettacoli a sua firma. C’è anche chi crede che la rivoluzione in atto targata De Magistris non sia altro che una creazione di un nuovo orticello composto da tutti gli amici aiutanti delle ultime elezioni. Orticelli che la sinistra ha creato e consolidato nel corso degli anni. Nell’ultimo quinquennio i teatranti napoletani più volte hanno polemizzato per il cartellone del Mercadante, sempre più vicino all’area Premio Ubu, dimenticando le risorse cittadine.
In rete si parla anche di moralità teatrale, in riferimento ad un articolo di Renato Palazzi, il quale sostiene che è immorale per un direttore di un teatro pubblico produrre un proprio spettacolo con risorse pubbliche. Su tale argomento molti ricordano Massimiliano Civica, che chiamato alla direzione del Teatro della Tosse di Genova promise di non produrre nessuno dei suoi spettacoli con i soldi pubblici messi a disposizione dal teatro. Certi raccontano che tra i disastri dell’amministrazione bassoliniana ci sono stati ottimi risultati, per quello che viene definito un periodo d’oro del teatro napoletano.
“Il Mercadante è diventato un teatro pubblico solo grazie alla giunta Bassolino-Iervolino, prima non era nient’altro che un Diana, Augusteo, Cilea in miniatura. Calderone per personaggi televisivi. Gente come Cutaia, Martone, Carpentieri e Moscato hanno portato in pochi anni lo Stabile di Napoli ad ottimi livelli nella scena nazionale e internazionale. “Gente giovane da Gelardi a Lavia, passando per pilastri internazionali come Brook e Nekrosius. Una cosa è sicura, chi fa sbaglia.”
Rosario Esposito La Rossa
per non parlare degli spettacoli costati un occhio della testa, e nati e morti nelle tre settimane di programmazione del Mercadante o del San Ferdinando
necessita di verificare:)