De Fusco si difende: Io come Lavia e Albertazzi
Passa al contrattacco il direttore del NTFI Luca De Fusco e si difende. Prova a controbattere alle accuse dei teatranti napoletani e non, riguardo al suo stipendio faraonico e ai doppi incarichi che lo rendono uno dei dirigenti paperoni del panorama teatrale italiano. Durante la conferenza stampa per il suo colossale spettacolo L’opera da tre soldi il regista punta il dito sul conflitto di interesse. «È assurdo questo accanimento. Altri prima di me hanno fatto lo stesso e nessuno ha mai messo bocca. In molti teatri italiani i direttori propongono in cartellone proprie regie e lo stesso succede per i festival. Vedi per esempio il Festival di Taormina diretto sia da Lavia che da Albertazzi, entrambi hanno usufruito dei budget del festival per mettere in scena propri lavori. Perché in quel caso nessuno ha protestato?
È chiarissimo il direttore, non c’è nulla di anormale nel suo doppio incarico al NTFI e al Mercadante, come non c’è nulla di oscenamente dispendioso nel suo L’opera da tre soldi costato 720 mila euro. «Voglio vincere lo scudetto, sono a Napoli per questo. La città deve essere orgogliosa di produrre, ospitare e sponsorizzare tali opere. Abbiamo dato lavoro a 24 attori, coinvolto gli orchestrali del San Carlo, sartorie, un indotto spaventoso. Sarà uno degli spettacoli di punta della stagione teatrale italiana».
Molti non ci stanno, in primis i lavoratori del NTFI licenziati e mandati a casa per ragioni di bilancio. Su facebook alcuni scrivono: “Manda a casa giovani lavoratori e mette in tasca il 35% degli incassi. Alla faccia del fair play finanziario.”
Ma ciò che fa davvero scalpore è il costo spropositato dello spettacolo che De Fusco dirige. L’opera da tre soldi costerà in totale 720 mila euro. 242 mila euro a carico della fondazione e 477 a carico del Teatro Stabile di Napoli. Ed è proprio questo il motivo di tanto scalpore, il circa mezzo milione di euro speso dal teatro ufficiale della città per un singolo spettacolo curato dal direttore dello stabile. Menomale che il teatro è in crisi e ci sono i tagli alla cultura. Molti in rete sostengono che con questi soldi camperebbero almeno 3 o 4 teatri stabili d’innovazione in città, che attualmente sono in gravi difficoltà. Ma forse poco interessa a chi punta allo scudetto.
Rosario Esposito La Rossa