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La cucina si sposta in teatro, succulenti le premesse ma…

Il ragù si cucina a teatro con l’aiuto del pubblico in sala. È questa la premessa di Ragù, la cui prima assoluta è andata in scena ieri al Teatro Sannazaro e la cui replica è prevista stasera alle 21:30. Nella scuola di cucina di Livia (Federica Aiello) e Anna (Antonella Morea) dunque, si sminuzzano sedano e carote, a fuoco lento si lascia soffriggere la cipolla e rosolare la carne, e intanto, tra chiacchiere e

confidenze irrorate da un buon bicchiere di vino rosso, le due amiche si parlano, raccontando di sé e delle proprie vicende personali fatte di amori che nascono e tradimenti che si scoprono. Di tanto in tanto, poi, un “monaciello” fa capolino facendo sparire cose e spostando oggetti, mentre una voce maschile indossa le vesti di un cantastorie.

«Teatro in cucina? No, stavolta è la cucina che entra in teatro, letteralmente, in uno storico teatro della nostra città. Due personaggi femminili, si danno appuntamento per celebrare il rito della preparazione di un piatto tipico della tradizione culinaria partenopea, il ragù. Da dedicare, oggi, con urgenza soprattutto alle nuove generazioni, “prima che si estingua”. Quasi una missione». Così presenta il suo lavoro Giancarlo Cosentino, regista del progetto Il teatro in cucina, a cura della compagnia “Loro di Napoli”, testi di Rosi Padovani, la quale dopo essersi cimentata nella genovese, aggiunge un nuovo ingrediente alla trilogia – il ragù, appunto – per infine dedicarsi, prossimamente, al sartù di riso.

Lo spettacolo, però, nonostante le succulenti premesse, non soddisfa il palato. Le tematiche trite e ritrite, la recitazione forzata, l’assenza di una storia che si sviluppi ed articoli anziché interrompersi all’improvviso a metà cottura, rendono noiosa l’ora di messa in scena e deludenti le aspettative nonostante non manchino ingiustificate grasse risate ed applausi. Al termine, la pasta al pomodoro offerta agli spettatori è altrettanto insapore e fredda.

Se questo è il genere di spettacolo che deve alimentare una rassegna come il NTFI, è forse meglio stare a dieta?

Ileana Bonadies

 

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