Novecento, ultimo “brivido d’estate”
Il monologo teatrale di Baricco ultimo spettacolo in cartellone della rassegna “Brividi d’estate”
Appena entrati nell’atrio del castelletto dell’Orto Botanico, ci accoglie l’attore Paolo Cresta già in scena, seduto ad un tavolino, bicchiere ricolmo di whisky in mano, immerso nei suoi pensieri mentre le note vivaci di un ragtime accompagnano gli spettatori al proprio posto. Dopo una attesa abbastanza lunga (oltre 20 minuti di contemplazione dell’attore seduto al tavolino), le luci diventano più soffuse e inizia lo spettacolo.
È sempre difficile affrontare un testo come Novecento di Baricco, un lunghissimo monologo in cui risulta molto complicato mantenere la presa emotiva sugli spettatori. Paolo Cresta ci riesce in modo ottimale catturando l’attenzione per tutta l’ora e venti di rappresentazione. Grazie ad una recitazione molto naturalista e confidenziale riesce subito a stringere un legame con il pubblico che diventa immediatamente complice della fantastica vita di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, “il più grande pianista che abbia mai suonato sull’oceano”.
Novecento fu scritto nel 1994, da Alessandro Baricco, per l’attore Eugenio Allegri che ne curò la prima messa in scena con il regista Gabriele Vacis. Paolo Cresta riesce a distaccarsi da quella che fu la recitazione, molto sopra le righe, di Allegri, portando agli occhi dello spettatore un narratore emozionante; un narratore che riesce a coinvolgere nonostante la quasi totale assenza di brani musicali in un testo che è impregnato fino alle ossa di musica e che fa della musica stessa il suo cardine: basti ricordare la meravigliosa colonna sonora composta da Ennio Morricone per la trasposizione cinematografica (La leggenda del pianista sull’oceano di G. Tornatore, 1998).
Nonostante il poco uso del sostegno sonoro all’attore, si sentono comunque alcune “note stonate” che provengono da una regia poco coraggiosa. Annamaria Russo, infatti, come fece (in parte) lo stesso Allegri, ha deciso di mettere mano al testo apportando dei tagli. Questa scelta, che si suppone sia dettata dalla volontà di alleggerire e ridurre il testo, ha portato però a perdere alcuni spunti che mettevano in evidenza la profondità del pensiero di Novecento (“Era fatto così, lui. Un po’ come il vecchio Danny: non aveva il senso della gara, non gli fregava niente sapere chi vinceva: era il resto che lo stupiva. Tutto il resto”). Conseguenza di questo è che il narratore, in molti punti, risulta essere comprimario e forse addirittura in primo piano rispetto a Novecento, il vero protagonista dello spettacolo che, quindi, risulta depauperato in parte dell’alone di magia che circonda la sua figura nonchè la sua storia. Da segnalare anche l’aggiunta di brevissime frasi di intermezzo, a sostituzione di alcune indicazioni didascaliche dell’autore, per semplificare la messa in scena, che “stonavano” col resto del testo.
Una nota di merito alla scenografia essenziale, curata da Marianna Guerrera.
In conclusione una messa in scena scorrevole e piacevole, grazie soprattutto ad un ottimo Paolo Cresta. Peccato quindi per il rimaneggiamento, troppo eccessivo, del testo che ha danneggiato lo spirito del testo stesso, “rubando l’anima” a Novecento, un po’ come Novecento stesso “rubava l’anima” al mondo che passava, a duemila persone per volta, sul piroscafo Virginian.
“È finita. Questa volta è finita davvero.” dichiara, infine, Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento. Un messaggio che, neanche a farlo apposta, è l’ideale per annunciare la fine della rassegna “Brividi d’estate” che, dal 18 luglio, lascerà l’Orto Botanico cedendo il passo alla rassegna “AggregAzioni”.
Gennaro Monforte