La brama di potere ridicolizzata dal teatro dei burattini
Per AggregAzioni, una “farsetta patafisica” indaga l’animo dei grandi dittatori della storia.
L’ultima settimana di Boss Boss è lo spettacolo andato in scena in seconda serata all’Orto Botanico, nell’ambito della rassegna “AggregAzioni”: frutto di una fusione fra il Teatro dell’Anima e il burattinaio Salvatore Gatto, l’allestimento ha dato vita ad un gioco scenico molto particolare, attraverso il quale alcuni dei burattini diventano persone in carne ed ossa, e viceversa. Un’oscillazione quindi, fra burattini e attori, che alternano i personaggi tra la versione del mondo fittizio e quella di una realtà altrettanto fittizia.
Il cantastorie Cantimbanco, con accento francese, conduce gli spettatori all’interno della storia di Boss Boss, il “comandone” che, aiutato da un gruppo di sottomessi collaboratori, governa il paese di Ombrellonia. La farsa di Raffaele Rizzo, si concentra sulla sua ultima settimana al potere, quando dal lunedì al sabato le scene rivelano progressivamente le debolezze, i vizi e le manie del protagonista. Così che il consigliere di corte e i suoi devoti sudditi se ne contendono la benevolenza a colpi di elogi e canzoni, ragazze svampite (forse escort?) si fregiano del suo amore, e il suo medico personale ne diagnostica la peculiare conformazione organica – per cui il collegamento tra intestino e cervello gli riempie la testa di feci e lo induce a «generare pensieri corrispondenti». La nazione in oggetto è dedita alla malaugurata usanza dell'”ombrellatura” dei suoi abitanti, da un lato conseguente alle azioni e alle scelte del comandone Boss Boss, dall’altro effettuata perciò praticamente sulla sua sciagurata popolazione. La situazione precipita quando si annuncia che agli ombrelli si sostituiranno gli ombrelloni.
Una regia molto creativa ma non perfezionata ha elaborato belle e suggestive trovate sceniche, come il ricorso alle ombre cinesi, che delineano il delirio psicotico del governante. Sullo sfondo aleggia continuamente il contrasto tra il popolo su cui regna Boss Boss, istupidito e plagiato dalla sua boria, e i “cittadini”, la fetta di nazione ancora critica e indipendente che, da copione, è destinata a vincere il regime. Come in un vero teatrino di burattini, la partecipazione del pubblico diventa indispensabile, tanto che viene persino coinvolto nel canto dedicato al dittatore, annunciato dal suo linguacciuto Primo Devoto: L’inno degli Ombrellati.
Una storia apparentemente surreale, piena di doppi sensi, con personaggi fortemente caratterizzati, mette in evidenza quanto anche i cosiddetti potenti siano sottomessi alle proprie debolezze: l’uomo-burattino Boss Boss nei suoi ultimi giorni da politico viene sopraffatto dalla sua stessa brama di potere. Per condurre inevitabilmente gli spettatori, non solo a volgersi all’Italia e alla situazione politica recente, ma più esplicitamente alle esperienze storiche che hanno generato le grandi dittature, in una comunanza delle caratteristiche riguardanti i “comandoni” e, più in generale, tutti gli esseri umani.
Una serata piacevole all’insegna della risata quindi, senza tralasciare però il momento riflessivo sulla smodatezza del potere e le sue conseguenze. Vale la pena menzionare gli attori: Fabiana Fazio, Delio Fusco, Salvatore Gatto, Eduardo Di Pietro, Tiziana Matropasqua, Riccardo Pisani, Cira Sorrentino, Barbara Veloce. Meraviglioso il lavoro che ha condotto alla realizzazione dei burattini impiegati, veri e propri gioielli di artigianato.
Giulia Esposito
Peccato non sia stata abbastanza pubblicizzata…l’ho letto in ritardo,ci saremmo venuti in tanti volentieri, noi nasi rossi…passa parola su facebook o via mail…mi raccomando!!!