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«Dinto alla Renania, regione del nord Europa vicino Castelvolturno ce steva ‘na varca chiena ‘e burdello: la nave dei folli».

Sebastian Brant pubblica nel 1494 La nave dei folli, un’opera satirica che tratta di una pratica molto diffusa nel XV secolo: allontanare i “matti” dalla comunità dei “sani”, affidandoli a marinai che avevano il compito di riportarli a terra, dopo un determinato periodo, in un altro luogo per “purificare” la loro città d’origine.

Ne La nave dei folli, della compagnia Teatro di Legno, i quattro protagonisti invece sono stati abbandonati al loro destino, sul mare. Le loro vite, inoltre, sono fortemente intrecciate da legami di parentela oltre che dalla comune condizione di pazzia: Totore (un ottimo Salvatore Veneruso) custode di un segreto, nascosto grazie alla “complicità” della pazzia di sua sorella (una strepitosa Annamaria Palomba) una suora che crede di portare in grembo il figlio di Dio, la moglie di Totore (un’emozionante Silvana Pirone) ossessionata dal ricordo della figlia morta e zio Peppe (un divertente Domenico Santo) esperto di “fatture e controfatture”.

La messa in scena de La nave dei folli conserva, dell’opera di Brent, i tratti satirici ma presenta anche tratti drammatici. Diverte, commuove e fa riflettere grazie ad un’ottima regia e all’enorme lavoro fatto dagli attori, sia sul testo che sui personaggi. Ognuno di essi ha, infatti, indagato a fondo il tema della pazzia trovando una precisa connotazione del proprio personaggio e della sua psicologia. Ciò ha portato quindi alla definizione di 4 personaggi che, nonostante distinte peculiarità, si sono amalgati in maniera perfetta e hanno rappresentato in modo ottimale una visione generale di un’umanità spesso isolata e lasciata a se stessa. Molto interessante anche il coinvolgimento del pubblico che permette a quest’ultimo di relazionarsi a fondo con i quattro protagonisti.

Lo spettacolo, quindi, tocca l’anima proprio in quanto alterna momenti di estrema ironia con momenti molto intensi che portano lo spettatore, infine, a riflettere sul concetto di pazzia: se i quattro “naufraghi” riflettono in pieno il concetto, espresso da Proust, «siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la realtà, a coltivare in noi qualche piccola pazzia», chi si può poi arrogare il diritto di stabilire chi sia “pazzo” e quindi allontanarlo dalla società dei “sani”? Di certo nessuno ma si sa, «la ragione è la follia del più forte. La ragione del meno forte è follia» (E. Ionesco).

Gennaro Monforte

 

 

LA NAVE DEI FOLLI

REGIA E DRAMMATURGIA:

Luigi Imperato e Silvana Pirone

CON:

Annamaria Palomba

Silvana Pirone

Domenico Santo

Salvatore Veneruso

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