I richiami di Pulcinella risuonano nella notte dell’Orto Botanico
Il Teatro nel Baule presenta il suo spettacolo tratto dall’arte delle guarattelle per “AggregAzioni”.
Se accade che la tradizione si incarni davanti a voi e se, d’altra parte, questo fenomeno sia dovuto a un’operazione di ricerca teatrale, potreste stare assistendo a uno spettacolo di “Teatro nel Baule”. È questo il caso di Uno, ddoie, ddoie e’ mmiezo, tre… Pulicenè!, rappresentato in prima serata per “AggregAzioni”, sempre al Real Orto Botanico. La messinscena si ispira agli spettacoli di guarattelle, tipicamente napoletani quindi, la cui storia risale al Cinquecento ma che oggi, sull’onda delle forme d’intrattenimento iper-tecnologiche, sono sempre più rari. Per l’appunto una rinnovata e alternativa vitalità in tale ambito viene infusa dalla compagnia composta da Sebastiano Coticelli, Simona Di Maio, Giorgia Guarino e Dimitri Tetta (che ne ha curato anche le musiche). I quali, più che “ispirarsi”, ripropongono precisamente gli spettacoli di guarattelle a grandezza naturale, in un teatro dei burattini (il “casotto”) ingigantito, dove i burattini stessi sono gli attori in carne e ossa.
La trama è quella del classico Pulcinella, Teresina e la morte, in cui la maschera viene deviata nel coronamento del suo sogno d’amore con Teresina da una serie di imprevisti e ostacoli crescenti: un cane, il suo arrogante padrone Pasquale, l’autorità di un “guardio”, fino a rischiare l’impiccagione e a doversi trovare faccia a faccia con la morte.
Qualunque altro particolare scenico è stato tratto nel dettaglio dal mondo delle guarattelle: le bastonate a suon di “mazzarielli” (sempre a grandezza uomo), gli effetti sonori prodotti non dalle teste dei protagonisti, ma da uno strato di legno legato al palmo delle mani degli attori che, sbattendo sulla ribalta, rafforza il rumore dei colpi, i costumi, le gag. Persino il “cacciuttiello” ha la medesima conformazione del guanto originale e, piuttosto che le dita del guarattellaro, sono le braccia dell’attore a controllarne le fauci, mentre Teresina ha le braccia inarticolate.
Anche il coinvolgimento del pubblico è lo stesso che in uno spettacolo di strada, specie per i bambini, sempre affascinati dalle guarattelle. Ma allo stesso tempo, la performance di Teatro nel Baule è qualcosa di fortemente diverso da tutto ciò. Lo raccontava bene quel bambino tra il pubblico che si lamentava candidamente del fatto che ci fossero delle persone in scena, poiché «i burattini non si fanno male». Proprio qui sta l’interesse del lavoro effettuato su questo Pulcinella che suda e ansima, che resta il bastonatore del potere ma parla senza pivetta: lo studio approfondito rivolto al movimento dei burattini assicura un effetto peculiare e credibile a tutto l’impianto, tanto che pare che tra le vesti degli attori ci sia effettivamente una mano a guidarli. Dalla precisione dei gesti, all’elaborazione degli spostamenti e delle interazioni, fino a un particolare significativo come l’immobilità della testa rispetto alle spalle, ogni elemento contribuisce alla riuscita della versione mimica (non a caso, sfogliando i curriculum degli attori si nota che provengono tutti dall’I.C.R.A. Project) delle guarattelle umane.
L’entusiasmo degli spettatori più piccoli a fine spettacolo che, curiosi, esplorano il teatro svuotato, testimonia il successo dell’esperimento.
Che in fin dei conti per gli attori sia un modo di realizzare, seppur nei brevi termini di uno spettacolo, la possibilità di sovvertire gli ordini con il sorriso, come solo Pulcinella può fare?
Eduardo Di Pietro
Il vostro lavoro di approfondimento e ricerca rendono l’opera di grande valore culturale. Complimenti ragazzi! Continuate così!
grazie!