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I Virtuosi di San Martino rivisitano la “macchietta” ed il teatro del ‘900 tra canzoni e celebri personaggi.

Un sentito omaggio a Nino Taranto e al teatro di avanspettacolo e musicale che si affermò con successo ai primi del ‘900: è quello realizzato e portato in scena da “I Virtuosi di San Martino” a “Benevento Città Spettacolo” con la rappresentazione Nel Nome di Ciccio.

Canzoni, sketch ed improvvisazioni generate da un attento ascolto di ciò che accade intorno durante le circa due ore di spettacolo, sono gli ingredienti che ne decretano il successo; ma è soprattutto la  popolare “macchietta”, di cui in particolare gli autori Cioffi e Pisano sono stati gli artefici negli anni ’30 e ‘40, la forma prediletta attraverso cui i Virtuosi – formati da Roberto Del Gaudio, voce (tammorra, ghiaia), Vittorio Ricciardi, flauto e ottavino (temple-blocks e voce), Luca Bagagli, violino (putipù, voce), Maurizio Villa, chitarra (guiro, voce) e Federico Odling, violoncello (bongo, voce) – tratteggiano personaggi e raccontano storie come quella  famosa di  Ciccio Formaggio, scritta appositamente per Taranto dal prolifico duo autoriale e che racconta di un ometto continuamente bistrattato dalla fidanzata la quale per dispetto, un giorno, gli taglia con le forbici la tesa del cappello. Immagine, questa, che dal debutto del brano al Teatro Bellini nel 1940, contraddistinguerà poi, per sempre, l’attore napoletano, diventando il simbolo della sua arte. 

Espressione, dunque,  di un teatro che esalta la comicità (anche drammatica) e l’umorismo senza mai però scadere nel banale, in cui si alternano prosa e canzoni, e di cui sono stati protagonisti nomi di altissimo rilievo come Raffaele Viviani, Totò, Aldo Fabrizi, oltre al già citato Taranto, Nel nome di Ciccio ripropone il glorioso e vasto repertorio del passato senza mancare, però, di far riferimento anche al presente e alla realtà sociale e politica che stiamo vivendo attualizzando, ad esempio, famose situazioni come la celebre scena al balcone di Eduardo De Filippo, che stavolta anziché sul caffè è incentrata sul problema  rifiuti a Napoli. E tutto ciò avviene mantenendo  un ritmo sempre alto, che non concede pause e  che coinvolge il pubblico e lo diverte, guadagnandosi applausi e dimostrando che il genere proposto, pur attingendo alla tradizione, è in realtà più attuale e vivo che mai.

Grande merito, pertanto, a chi questa arte l’ha inventata, fatta crescere e resa una pietra miliare della storia teatrale, e a chi oggi, con i suoi spettacoli e le sue rivisitazioni, consente di farla conoscere ed apprezzare anche  a coloro che quegli anni non li hanno vissuti in prima persona.

Ileana Bonadies

 

 

 

 


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