Intervista a Lello Serao
In occasione della 13^ edizione di Museum proponiamo l’intervista a Lello Serao, direttore artistico del Teatro Area Nord e organizzatore di Museum.
Lello Serao
Nato nel 1955 ha iniziato la sua esperienza professionale fondando a Napoli il Teatro dei Mutamenti. Ha frequentato “l’ecole du cirque” dei Fratellini, e vari seminari di formazione, ha preso parte a numerose produzioni radiofoniche presso la sede RAI di Napoli e a produzioni televisive (Petito Story, La fuga del generale Roatta, Don Chisciotte, Matilde, la Favola Ubiqua e altre). Ha collaborato a numerose serate di poesia e vari festival di teatro tra cui sono da ricordare Palermo, Sant’Arcangelo, Edimburgo, Caserta, Biennale di Venezia, Benevento città spettacolo. Promotore di molte iniziative, ha dato vita alle Associazioni: Eutopia, Teatro dei Sassi, attualmente è Presidente della Coop. Libera Scena Ensemble.
Intervista rilasciata ad inizio luglio 2011
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Come è nata l’idea di creare uno spazio teatrale nella periferia est di Napoli, spesso abbandonata a se stessa? E cosa significa per lei gestire questo spazio?
L’apertura del teatro Area Nord rientrava in un progetto più ampio previsto dal comune di Napoli, cioè l’apertura di cinque spazi teatrali alla periferia di Napoli da mettere in rete tra di loro e collegarli al teatro Mercadante. Fare una sorta di sede generale al Mercadante e poi a raggiera unire i cinque spazi in modo da gestire le attività sul territorio ma avere anche un contatto col centro di Napoli. Questo era il progetto iniziale che abbiamo sposato in quanto ci sembrava molto interessante. Purtroppo, come spesso accade qui, i progetti vengono iniziati ma non vengono ultimati. C’era un’ipotesi iniziale che prevedeva un fondo regionale che è stato assegnato il primo anno, al secondo è stato dimezzato e al terzo non è stato più assegnato. Gli altri spazi che erano a Ponticelli, Masseria Luce, San Giovanni a Teduccio più il cinema Italia, non sono mai stati aperti. Poi l’amministrazione ha deciso di dedicarsi ad altro e quindi il progetto è stato abbandonato. Nel frattempo era già nato il progetto di Punta Corsara, proprio a pochi metri da qui, che ha creato altri problemi per mancate relazioni tra i progetti. Così ci siamo trovati soli ma poiché sostanzialmente ci piace questo territorio, ci siamo affezionati, abbiamo creato relazioni con le persone… abbiamo deciso di restare. Ovviamente è difficile gestire la struttura che è enorme. Grazie a questo potremmo arrivare ad avere 3 sale ma effettivamente ne funziona solo una, quella da 130 posti che siamo riusciti a ristrutturare con una nostra oculata economia interna.
Quali sono i criteri alla base della scelta degli spettacoli in cartellone? C’è qualche realtà teatrale alla quale cercate di dare più spazio?
Sì, io la stagione la faccio tenendo conto di tre direttrici. Il contatto col teatro nazionale perché l’idea iniziale era quella di creare uno spazio di periferia ma in collegamento con l’Italia. Una seconda direttrice è quella di aiutare le compagnie giovani, quindi prevedo ogni anno due o tre appuntamenti esclusivi per giovani compagnie, anche rischiando perché non sempre mostrano una qualità eccellente però io avviso il pubblico di questa mia scelta e a dir la verità il pubblico mi segue in questa mia scelta. Una terza direttrice è favorire le compagnie legate al territorio. Una cosa che poi faccio con tutti è aiutarle mettendo a disposizione il service completo di luci e fonica per ammortizzare i costi. E poi c’è una parte della stagione legata all’infanzia: 10 spettacoli per le scuole che vengono scelti anche in base alle scelte curriculari delle diverse realtà scolastiche.
Ci può dare qualche anticipazione sulla prossima stagione?
Sì, non molto perchè di solito termino il cartellone verso fine luglio. Sono già due anni che riusciamo ad avere una presenza importante che è Isa Danieli. Poi c’è Alessandro Benvenuti con Barbara Valmourin. Ci saranno poi un paio di produzione di Libera Scena, di cui in una ci saremo io e Renato Carpentieri. La stagione sarà aperta da una compagnia locale legata all’associazione Maslo con uno spettacolo per la regia di Salvatore Nappa. Sto lavorando poi sul teatro-scuola, ci saranno Quelli di Grock che vengono da Milano e presentano Io me ne frego che è uno spettacolo sul bullismo.
Cos’è per lei la quarta parete?
Storicamente è quella parete fittizia che ci divide dal pubblico. Io ho sempre pensato che sia interessante provare a romperla ogni tanto. Noi siamo della generazione che ha sfondato la quarta parete più volte, siamo stati i primi a capire che lo spazio teatrale così come era concepito fino agli anni ’70 non fosse sufficiente. Però la quarta parete è anche quel diaframma necessario tra attori è pubblico. È un po’ come il filo dell’acrobata, la quarta parete è il nostro filo sul quale ci si può dondolare ma a volta anche cadere verso il pubblico e quindi si “diventa eccessivi” o cadere dall’altro lato ed essere riduttivi.
Cos’è Libera Scena Ensamble?
È una compagnia storica del teatro napoletano. Nasce nel 1981 come effetto di spoliazione del Teatro Esse che era a via Martucci. Gennaro Vitiello, che ne è stato fondatore, uscì dal teatro Esse e portò la compagnia in periferia a Torre del Greco al Teatro Del Garage dove è stato fatto il primo festival internazionale del teatro di ricerca in Campania. Poi dopo la morte di Gennaro la compagnia è passata attraverso la gestione di Mario Scarpetta e poi nel ’75, dopo un’ulteriore crisi, fu fatta la proposta a me e Renato Carpentieri di rilevare la struttura. E dal ’75, dopo averla risanata economicamente, la portiamo avanti restituendogli quella natura iniziale che era quella di avere uno spazio e di occuparsi di teatro di ricerca, di sperimentazione. Oggi è una compagnia ben posizionata per quanto riguarda le relazioni cittadine ed extra-cittadine. Inoltre siamo riconosciuti, con la gestione del Teatro Area Nord, come “residenza” teatrale. Quindi anche per questo si spiega la politica di sostegno e confronto tra le compagnie adottata dal teatro stesso.
In questo periodo si parla spesso della crisi economica del teatro che ha ridotto i fondi per i piccoli teatri e per il Napoli Teatro Festival. È però notizia di ieri che De Fusco, attuale direttore del Napoli Teatro Festival, alloggia in una suite di un noto hotel. La crisi c’è o è creata ad hoc dalle istituzioni?
La crisi c’è, i conti parlano chiaro e non ce lo possiamo nascondere. Però si potrebbe fare, proprio in vista della crisi, una maggiore ottimizzazione delle risorse. Il problema, secondo il mio punto di vista, è che negli ultimi tempi si è badato poco all’ordinario e molto allo straordinario, cioè alla creazione di eventi che non credo servano molto alla città se non sono collegati ad un sistema ordinario e funzionante di attività quotidiane. Bisogna far sì che le strutture che esistono abbiano modo di vivere e svilupparsi. Mentre si fanno gli eventi straordinari, di cui la città poco gode, perché chi vi assiste è sempre un pubblico ristretto e parziale, si stanno facendo morire altre iniziative importanti. Lo stesso Museum giunto alla 13^ edizione rischia di non farsi quest’anno perché ci troviamo a luglio a non avere fondi sufficienti. Il progetto Museum ha due vantaggi fondamentali: primo l’apprezzamento del pubblico, ricordando che a S. Martino non è semplice portare gente, e secondo il fatto che Museum si è portato avanti anche come processo di formazione per i giovani attori. Dal mio punto di vista questo è più importante di qualsiasi evento, perché questo poi rimane, fa parte della storia della città. Se un progetto arriva alla 13^ edizione significa che si è ormai consolidato in questa città e il fatto che nessuna istituzione se ne preoccupi per me è un dato estremamente preoccupante. Le risorse sono diminuite ma quelle che ci sono dovrebbero essere allocate su delle postazioni di sviluppo che servono alla città. Che poi De Fusco alloggi in una suite a me poco importa, è un problema che riguarderà il consiglio di amministrazione del festival ed eventualmente della corte dei conti che dovrà valutare i bilanci. A me interessa che le attività in questa città proseguano 365 giorni all’anno.