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Continua l’assemblea permanente dei lavoratori del Trianon, tra il silenzio delle istituzioni e dell’intellighenzia napoletana.

Nell’indifferenza generale delle istituzioni e del mondo intellettuale napoletano continua l’assemblea permanente e l’occupazione del Teatro Trianon da parte dei lavoratori e delle OO.SS di categoria sempre in attesa di risposte sul futuro della centenaria Sala di Forcella. Dopo l’epurazione del ex direttore Nino D’Angelo, silurato dalla regione a mezzo fax, dopo aver contribuito alla rinascita dello stabile portandolo a circa 4000 abbonanti. Nonostante i due anni di protesta non vi è alcuna novità da parte delle istituzioni e dei proprietari, che non curanti dei tanti debiti e pignoramenti, restano a guardare mentre affonda la nave, nonostante manchino pochissimi mesi per il centenario del teatro. La situazione continua ad aggravarsi e i lavoratori si appellano ai teatranti napoletani e non solo, che nei primi mesi di battaglia avevano partecipato largamente a proteste, scioperi e assemblee. Regione, Provincia e Comune, ancora non si sono espressi sul futuro dello stabile, tempo fa si prospettava l’apertura di un museo, da teatro vivo fatto di lavoratori e arte in movimento a teca immobile per pochi adepti. Intanto negli ultimi CDA, continua a profilarsi la minacciosa idea di una messa in liquidazione della società, motivo d’angoscia e preoccupazione tra i lavoratori senza futuro. Dopo anni di sacrificio gli uomini e le donne che hanno dato vita al teatro sono stretti in una morsa d’incertezza, visti gli stipendi non pagati, i debiti e la mancanza di una programmazione seria e duratura. Il nostro giornale appoggia moralmente la protesta dei lavoratori e s’impegna, secondo i propri mezzi, a diffondere il più possibile la tragedia nascosta che sta attanagliando queste famiglie.

Rosario Esposito La Rossa

 

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