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Al terzo appuntamento della stagione teatrale a vico Pallonetto a Santa Chiara, il direttore e attore Marco Luciano ci racconta delle Ricerche Teatrali Indipendenti.

Marco Luciano

Assistere a Cerimoniale, il primo spettacolo della rassegna “L’indispensabile” a StudioTeatro, ci offre un punto di partenza privilegiato per calarci in questa realtà teatrale, che da anni si esprime appena sotto il livello della strada, in vico Pallonetto a Santa Chiara. Sede di ottimi laboratori, sala prove e spazio scenico aperto al pubblico napoletano, dal 13 ottobre ha ripreso i lavori con un allestimento di Lucio Colle.

Lo spettacolo, dedicato all’opera di Fernando Arrabal e tratto da Gran Cerimoniale, rivolge le sue domande direttamente agli spettatori, disposti in due file, sui lati lunghi della scena rettangolare. Tali domande risiedono nei tre personaggi dell’azione interpretati da Marco Luciano e Danila Sanniola, e riguardano l’umanità più informe, che risiede nella psiche di ognuno: plasmata dalle contorte relazioni che si accumulano nella nostra vita, tra sentimenti differenti ci rende infine uomini, nel bene e nel male, insicuri nel non mostrarci deboli, violenti per la paura di soffrire. Amare è sempre possibile? E come amare? C’è un giusto modo di amare? Sono questi alcuni degli interrogativi che affiorano nel conflitto inscenato da un giovane, morbosamente legato alla possessiva madre (in cui si cala alternativamente Marco Luciano), e una ragazza innamorata di lui (Danila Sanniola), pronta ad abbracciarne i timori e la violenza in cui il viscoso rapporto con la madre degenera.

La storia e la messinscena si articolano tutte sul numero perfetto della relazione, il due: “il contrario di uno”, direbbe De Luca. In rivolta alla profonda solitudine dell’esistenza, quindi, due attori celebrano la dualità dei principali rapporti umani (uomo-donna e madre-figlio), oscillando lungo i due poli della scena ed esplorando le abissali sfaccettature di un’identità corrotta, spaccata tra due amori.
Marco Luciano, interprete dello spettacolo e responsabile della rassegna in corso a StudioTeatro, ha risposto gentilmente alle domande di QuartaParete, riguardo entrambi gli argomenti.
In scena fino a domenica 30 ottobre: Le metamorfosi della sirena, spettacolo di burattini e marionette di Bruno Leone.

 

– “Cerimoniale” è lo spettacolo che ha aperto la stagione il 13 ottobre scorso e che ti ha visto nuovamente in scena. Raccontaci qualcosa di questo lavoro.

Cerimoniale è un lavoro che io come attore non smetterei mai di fare, di vivere, di proporre. Lavorare a questo spettacolo con un maestro come Lucio Colle è stata una esperienza davvero di grosso rilievo per noi.
Cerimoniale, tratto da Gran Cerimoniale di F. Arrabal, è uno spettacolo che non dimostra i suoi 26 o 27 anni. Il rapporto Vita-Morte, Uomo-Donna, Madre-Figlio, Sesso-Potere, sono archetipi, sono pensieri sempre presenti in ognuno di noi, e il trasformarsi della società, dei costumi, delle esigenze morali ed economiche ne determina il cambiamento… ed è qui che questo lavoro che ha quasi la mia età è eccezionale, nella sua immutata lucidità, nella sua drammaturgia palpabile, chiara, precisa. Nella semplicità con cui si racconta una storia, che come tutte le storie porta in se livelli di interpretazione diversi per ognuno di noi.
Lo riproporremo sicuramente a Novembre visto che è ancora richiesto, e lo dico senza falsa modestia, dato il successo avuto.

– Siamo alla terza tappa della stagione a StudioTeatro “L’indispensabile”. Perché questo titolo, cosa è indispensabile?

Area Ricerche Teatrali Indipendenti ha riflettuto molto sulle iniziative da portare avanti durante questo anno di lavoro 2011/2012, sui modi per realizzarle, sulle finalità del nostro lavoro in questo momento, e ci siamo resi conto che in un contesto sociale, politico, culturale ed economico come quello in cui operiamo (e non limito l’analisi ad un ambito strettamente partenopeo), è imprescindibile, appunto INDISPENSABILE, la continuità, la differenziazione dell’offerta culturale, l’indipendenza etica, quindi politica.
“L’INDISPENSABILE” è una proposta, uno stimolo, un segnale di “coraggio”.
Perchè fuori da un certo “sistema” non c’è il nulla, non si è soli, non si urla nel deserto, anche se noi per primi a volte ci sentiamo attanagliati da questa sensazione… smarriti.
Ci siamo posti delle domande:
Perchè il teatro?
Per chi?
Cosa rappresenta oggi nella nostra società il mestiere dell’attore?
Può il teatro essere ancora necessario per noi? E se sì come riportare il pubblico nelle sale teatrali?
Parliamoci chiaro, i teatri sono sempre quasi vuoti, chi va a vedere teatro sono i soliti amatori, operatori del settore, aspiranti attori o sedicenti tali. Con queste premesse è facile intendere che una economia di settore non può reggersi autonomamente, è fittizia.
Uno dei punti su cui bisognerebbe ragionare è questo:
i vecchi maestri che usano allievi per produzioni inesistenti, versando loro contributi per cifre mai corrisposte, le compagnie di sempre che dichiarano messe in scena mai realizzate, i nuovi business plan milionari per manifestazioni dall’indotto irrisorio… sono decenni che l’intero sistema economico che ruota intorno al mondo dello spettacolo e non solo, è per il novanta per cento fittizio. Lontani dal sistema statico, obsoleto e polveroso che ha relegato la cultura ad un’appendice dolorosa della vita quotidiana, un’elemosina sacra e laica che gli operatori del settore continuano a chiedere, noi uniamo teatro di ricerca, musica, danza, letteratura, arti visive, economia aziendale, architettura ed ingegneria ecocompatibili, non solo perché la nuova spinta al lavoro di squadra ed al rispetto dei vincoli lo imponga, ma per sviluppare un percorso nuovo, “reale”. INDISPENSABILE è questo modo di agire, di rifiutare…
Una indignazione che riversa la sua passione e i suoi sforzi nel lavoro e nel miglioramento dello stesso, come contributo ad un auspicabile miglioramento generale delle aspettative di intere generazioni sbaragliate dai propri padri, castrate, e quasi quasi derise per la mancanza di obbiettivi , di riferimenti, di possibilità.

– Quali sono i criteri con cui sono state selezionate le 24 compagnie in programma?

La scelta degli spettacoli, ma più precisamente direi dei gruppi, diciamo così, “INDISPENSABILI”, è stata veicolata da due criteri ben precisi:
Uno è indubbiamente la qualità. L’attenzione alle tematiche proposte, all’utilizzo dello spazio scenico, che per noi è un punto centrale della ricerca di nuovi linguaggi e di nuovi percorsi emotivi e interpretativi nel rapporto drammaturgia-attore, attore-spettatore.
L ‘altro è senza dubbio in riferimento alle attività e ai modi di operare che i vari gruppi o compagnie hanno palesato nei loro anni di attività.
Non dimentichiamo che L’INDISPENSABILE è e vuole essere una “rassegna permanente del teatro indipendente”.
Ospiteremo gruppi del calibro del “Teatro Nucleo” di Ferrara in programmazione a gennaio, “Teatro dei Limoni” di Foggia, “Carichi sospesi” di Padova, per non parlare dei “nostri” come il maestro Bruno Leone che ha curato la regia dello spettacolo in scena questa settimana Le metamorfosi della sirena, una riflessione sulla nostra città attraverso il mito della sua nascita, o ancora “TeatrInGestAzione” che ormai da anni portano avanti sul territorio il loro percorso di ricerca, non solo teatrale.

– Che alternativa si propone di offrire StudioTeatro al pubblico napoletano?

L’ alternativa… StudioTeatro con l’INDISPENSABILE è già di per se un’alternativa. Ci sono spettacoli tutte le settimane fino a Maggio, il prezzo dei biglietti oscilla tra i 7.50 e i 5.00 Euro.
15 gruppi su 24 sono extracampani, e questa è sicuramente una opportunità per il pubblico napoletano di incontrare e conoscere realtà di ottimo livello che non operano, o raramente lo hanno fatto, sul nostro territorio.
Ma l’alternativa che vogliamo offrire, oltre alla stagione, agli spettacoli, è anche una alternativa pedagogica, di formazione.
Integrati al nostro “LABORATORIO STABILE DI FORMAZIONE PER L’ATTORE NUOVO”, nel corso dell’anno apriremo lo spazio a seminari diretti da Cora Herrendorf (“Teatro Nucleo”), Roberto Galano (“Teatro dei Limoni”), cercando di unire la qualità dell’offerta formativa ad un’ampia accessibilità economica.

– Qual è il percorso fin qui effettuato da A.R.T.I. Napoli e da StudioTeatro? Quali saranno i passi futuri?

StudioTeatro, la nostra casa, il nostro luogo di ricerca e di lavoro, esiste dal 2005 e ha dato la possibilità a tanti artisti napoletani giovani e meno giovani di creare spettacoli, di portare avanti i propri progetti, di continuare a sognare facendo.
Negli anni passati ha già ospitato rassegne,spettacoli di danza, concerti, mostre, ma fino ad ora era stato prevalentemente un luogo di lavoro, di studio appunto, e in futuro questo aspetto non sarà certamente snaturato.
Area Ricerche Teatrali Indipendenti invece nasce da una serie di seminari che ho tenuto negli ultimi anni.
Siamo un gruppo di giovani dai 26 ai 35 anni.
Il primo periodo del nostro lavoro è stato indubbiamente rivolto alla formazione, al conoscersi, all’identificarsi con un modo di concepire e fare il teatro che ci trovasse, se non tutti d’accordo, quantomeno sullo stesso piano di discussione.
La prima produzione A.R.T.I. è stata Campomentale, una riflessione sulla condizione della nostra generazione, e poi via via abbiamo prodotto Di un altro amore io ora ti amerò, tratto da Moha il folle Moha il saggio di T.B. Jallun, durante la primavera araba abbiamo raccontato la storia di questo giovane uomo che viene arrestato per motivi politici in Tunisia e muore durante le torture, Candido vincitore del bando Holden di Baricco e presentato all'”Home-fest” lo scorso 1 ottobre.
Abbiamo fondato a S. Agata de’ Goti (Bn) un “Osservatorio Permanente per i Nuovi Linguaggi”, che sta diventando sempre più un luogo di scoperta, formazione e incontro tra realtà artistiche locali e non, in un territorio privo di servizi di trasporto e di conseguenza isolato, ma con una grossa voglia di conoscenza, una stimolante curiosità.
E poi c’è L’INDISPENSABILE, ma di questo ne abbiamo già parlato.
Al futuro non abbiamo avuto tempo di pensarci, il presente è un gran casino.

Eduardo Di Pietro

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