L’assemblea degli stati generali del teatro napoletano
Un’urgenza improcrastinabile!
Ho più volte analizzato la paralisi generale in cui versa l’intero mondo del teatro nella nostra Regione. Per la verità, quando dico intero, parlo della maggioranza dei lavoratori del settore, fatta eccezione per quel “teatro di casta”, che detiene e spende la maggior parte dellerisorse economiche destinate, in origine, all’intero settore.
I nomi degli arricchiti in questo momento di crisi, strategicamente orientata e strumentalizzata dai potentati politico-economici del nostro Paese a fini clientelari e di sclerotizzazione culturale, sono noti a tutti, così come sono note a tutti, ormai, leanomalie di un settore, dove il lavoro latita, non è pagato, non è prodotto, non è distribuito e non riserva nè alle giovani generazioni, nè alle vecchie, alcun futuro.
Rinnovo, pertanto, l’appello, che lancio da oltre un anno, di una RIUNIONE DEGLI STATI GENERALI DEL TEATRO, dove ci si incontri tutti, ricchi e poveri, comici e drammatici,pubblici e privati, attori, registi, scenografi, costumisti, musicisti, fotografi, danzatori, attrezzisti, macchinisti, direttori di scena, direttori di teatro, tecnici, insieme aproduttori, distributori, amministratori , organizzatori, per definire una LINEA DI CONDOTTA eticamente, economicamente e professionalmente perseguibile, per garantire a tutti, concretamente, LIBERTA’ D’ESPRESSIONE e FUTURO LAVORATIVO.
Non ho escluso i politici per dimenticanza, ma perché solo dopo un chiarimento aspro e sofferto TRA NOI, sarà possibile pretendere da loro che ci ascoltino.
Mi rendo perfettamente conto che gli interessi sono forti, che i blocchi di potere sono cementificati, che il narcisismo spesso non ci fa vedere oltre il nostro ego, ma il TEMPO E’ SCADUTO e la tragedia di un intero settore allo sbando, deve spingere TUTTI almeno all’ASCOLTO DEGLI ALTRI.
Molti fino ad oggi si sono illusi di poter tirare a campare con il consociativismo e il patteggiamento, con la contrattazione nelle stanze del potere dei propri diritti diBOTTEGA.
E’, ormai, evidente a tutti, che ciò non è bastato ad evitare una “debacle” artistica eimprenditoriale di proporzioni mai viste nella nostra Regione e che è tale l’ASSENZA DI REGOLE CERTE E TRASPARENTI, che ad ogni cambio di potere, l’intero settore finiscestritolato dagli interessi, dalle clientele e dalle vendette di questo o quel potentato politico economico.
E’, anche, palese a tutti, come, attraverso questa forma di ricatto, si emargini tutto ciò che èculturalmente, dunque, politicamente scomodo.
Occorre, altresì, convocare gli Stati Generali del Teatro per discutere del non consolidato, del precario, del diverso, del nuovo. Sì perché, in tempi in cui si sbandiera lo spauracchio della scarsezza di fondi, per giustificare illegalità, precarietà e inadempienza contrattuale diffusa, è sempre più preoccupante il si salvi chi può generale, che potrebbe tradursi in una spinta corporativa alla salvaguardia delle sole realtà consolidate, lasciando affogare i più deboli, quelli cioè, con minore potere contrattuale.
Chi di spartizione ferisce di spartizione perisce, ciò dovrebbe essere di monito per levecchie e le nuove generazioni di teatranti, da cui partire per edificare le buone pratiche teatrali del futuro e non ripetere gli errori del passato.
E’ indispensabile una ridistribuzione delle risorse, secondo principi di equità, che rimettano al centro del sistema la figura dell’artista, la progettualità, il lavoro.
Per tutti questi motivi e mille altri è più che mai necessario che il mondo del teatro si riunisca e discuta, prima che sia troppo tardi.
Carlo Cerciello