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La rassegna dei corti teatrali proseguirà fino a domenica, tutte le sere alle 21.30.

Clelia Liguori in "Anime nude"

La presentazione di Gianmarco Cesario, direttore artistico de “La Corte della Formica” anche quest’anno, introduce la prima serata del festival di corti teatrali giunto quest’anno alla VII edizione. Citati i giurati che valuteranno gli spettacoli in concorso – Gerardo D’Andrea presidente di giuria, Roberto Azzurro, Fortunato Calvino, Francesca Rondinella, Gabriele Russo, Alessandra Stella (per la Stella Film), tutti coordinati da Claudio Finelli, – la terna di martedì sera al Piccolo Bellini, si è esibita per una platea quasi strapiena. Il tema dei testi per il 2011 è “Buoni e cattivi”.

Ha fatto da apripista per la rassegna, il corto Anime nude di Angela Matassa e Gioconda Marinelli. Un susseguirsi di nomi e brevi storie di donne maltrattate, sopraffatte dalla violenza endemica degli stili di vita, spesso egalitari a parole, ma comunque maschilisti nei fatti, che caratterizzano da secoli la condizione femminile nel mondo. Alle vicende solo accennate nel monologo di Clelia Liguori, che in questo modo si fanno simbolo di tutte le esperienze possibili del genere discriminato, conseguono amare riflessioni sulla forza e la debolezza, sul rispetto, sull’8 marzo, sulla necessità di rivoluzionare tali situazioni. La regista Fadia Bassmaji ha immerso la protagonista in una distesa di fogli di giornale, fogli rovinati dal tempo e dalla manipolazione, che infine vestiranno la stessa Liguori nella comunanza di usura e valore che le donne abusate condividono con quella carta.

Una scena tratta da "Processo breve"

Un’atmosfera sospesa e dolorosa che però non riesce a sollevarsi in nessun modo dall’andatura sofferente, a tratti funebre, che da subito la denuncia nel testo assume. Ad argomenti tanto pressanti per importanza e gravità, è stata attribuita una trattazione modulata nella monotonia, che risente di un passo troppo breve verso il patetismo.

Lo stesso esito contraddistingue la messinscena di Giovanni Merano Processo breve, con un’impostazione stavolta volutamente tale. Il testo di Maurizio Capuano infatti, tratta del sisma che nell’aprile 2009 rase al suolo L’Aquila, e si sviluppa proprio sulla reiterazione di quel momento del primissimo mattino, quando un gruppo di studenti sulla scena approfitta della notte per studiare, così da non essere almeno sorpresi nel sonno dalla distruzione. A ripetersi sempre uguale e più profondo è anche e soprattutto il dolore per la perdita, soprattutto in relazione all’ingiustizia che sta dietro quelle morti, fissata nell’idea che pure riecheggiò tra le polemiche di due anni fa “i terremoti non uccidono, a uccidere sono gli edifici che crollano”. In scena Maurizio Capuano rilegge gli articoli di quei giorni, in particolare le infelici dichiarazioni propagandistiche rivolte da Berlusconi agli aquilani, mentre Ursula Muscetta, Antonio Speranza, Francesco Saverio Esposito e Patrizia Di Martino simulano silenziosamente gli ultimi minuti di giovani vittime qualsiasi.

Luca Di Tommaso e Francesco Magliocca in "Sketch e Scotch"

È nelle esternazioni rancorose di Antonello Cossia sull’accaduto e nelle citazioni ribadite da Capuano, giornale alla mano, che la riflessione esprime un’evoluzione e un esito sforzato, quantomeno audace: dall’audio della vergognosa intercettazione tra l’imprenditore Pierfrancesco Gagliardi e suo cognato Francesco Piscicelli che, il giorno stesso del sisma, si esaltano a immaginare i futuri appalti che sarebbero conseguiti all’accaduto, passando per le manovre del governo dell’allora premier per sfuggire ai processi in cui è tuttora coinvolto, tra cui per l’appunto il ddl cosiddetto “processo breve”, per arrivare alla rabbia per l’apparente impotenza e le ingiustizie di cui i comuni cittadini italiani possono facilmente sentirsi vittime, specie se legati a un disastro come quello abruzzese.

Il desiderio di giustizia, decaduto il riferimento delle istituzioni, genera così la disobbedienza civile prima, il terrorismo poi, al che Cossia apre la giacca per rivelare l’esplosivo legato alla vita e dichiararsi un kamikaze. La soluzione di un tale percorso drammaturgico, seppur logico ma ricco di riserve, risulta un intricato miscuglio di argomenti che nella parentesi dei 20 minuti non possono necessariamente essere elaborati, ma solo accennati al di là dell’indignazione civile, che traspare senz’altro dalla piece.

Una svolta al registro della serata è stata infine assicurata dalla performance Sketch & Scotch di Luca Di Tommaso e Francesco Magliocca: grande carica comica il primo, entusiasmante estro mimico il secondo, mettono in scena una serie di “giochi-sketch” –  come li definisco essi stessi, – in cui il ruolo di vittima e carnefice si ribalta continuamente. Non sono inscenate tutte vicissitudini originali, ma dai tentativi di Sketch per disinnescare l’ordigno nucleare Scotch, alla danza tutta manuale sul Canone in re maggiore di Pachelbel, i due attori strappano risate continue e offrono una scossa al pubblico in finale di serata.

Il prolifico festival prosegue fino a domenica, intanto ieri sera sono andati in scena Labbra angeliche su labbra umane, La scelta ed Operazione Erode mentre questa sera sarà il turno di Leopoldo e Teresa (ma non era il festival un’occasione di visibilità e sperimentazione per i giovani?), Silenzi di e con Cinzia Cordella, con Niko Mucci e la regia di Aniello Mallardo, e Samaritano di e con Massimo Stinco, con Vincenzo Paolicelli.

Co.Ma.

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