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Una grandissima Francesca Iovine suggestiona la platea al Teatro Area Nord.

Lo spettacolo Janara di Giovanni Del Prete, andato in scena sabato 3 e domenica 4 al Teatro Area Nord di Piscinola è, come dice lo stesso autore, una trama senza trama. Mi sento immediatamente di aggiungere e sottolineare l’immenso lavoro svolto dal regista sui vari personaggi interpretati da una straordinaria Francesca Iovine. Attrice eclettica, capace di trasformare se stessa e la sua voce con rapidità impressionanti. Un percorso sull’attrice che viene fuori in modo dirompente, che intrappola, che suggestiona.

Janara è uno spettacolo sul male, male affrontato nelle più svariate forme, nei più svariati corpi. Male rappresentato attraverso tre quadri, tre spazi, attimi, proposti dal regista. Dalla bambina cattiva, alla malvagità dell’uomo-padrone, sino alla crudeltà delle donne, degli inciuci, delle verità sottobanco.

La Iovine è accompagnata in scena da figure mute, ovvero da Silvia Del Zingaro e Lidia Pezzurro, coprotagoniste dei vari quadri proposti da Del Prete. Il tutto viene amalgamato dalla voce di Marilù Poledro e le musiche di Vincenzo Oliva.

La scarna sceneggiatura rende ancora più viva e accattivante l’attrice protagonista, che come già detto, indubbiamente si mangia la scena. Anche il dialetto usato, arcaico, antico, a  tratti incomprensibile, rende la piece una viaggio quasi medievale. Un testo di valore, che secondo chi scrive, può esprimere tutta la sua bellezza anche se letto.

Nonostante Janara sia secondo me uno spettacolo da vedere, interessante e particolare, vista anche la giovane età dei protagonisti, credo trovi, se così vogliamo definirle, punti deboli nel susseguirsi dei quadri e nel titolo.

Parto proprio da quest’ultimo. Premetto di aver letto il foglio di sala scritto da Del Prete, che ampiamente spiega le motivazioni del titolo Janara, motivazioni che sono del tutto rispettabilissime e coerenti con il lavoro proposto, ma mi sento di aggiungere che tale titolo affiancato al concetto del male, potrebbe sembrare per molti un accostamento puramente filo-cristiano. È ormai documentato che l’incarnazione del male nella figura della Janara sia un’invenzione del tutto “cristiana” che nel corso dei secolo ha stroncato la vita sul rogo a decine e decine di fantomatiche streghe.

Tornando invece al “punto debole” del susseguirsi dei quadri, ovvero il passaggio da un pezzo all’altro delle spettacolo, potrebbe essere più netto, definito, preciso.

Ovviamente le ultime due note scritte non tolgono al regista e all’attrice protagonista un applauso sincero per uno spettacolo che meriterebbe di girare ed essere visto dai più.

Rosario Esposito La Rossa

 

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