Mercadet, l’artista della persuasione al Mercadante
Il mondo ambiguo degli affari descritto da Honoré de Balzac, per parlare con ironia anche del nostro presente.
L’affarista di Honoré de Balzac, con la regia di Antonio Calenda, in 2 atti, è una delle opere teatrali più affascinanti che il Mercadante offre ai suoi spettatori in questa prima metà di stagione: essa riflette in maniera brillante e spregiudicata le mutazioni strutturali della società europea per come è venuta a determinarsi a partire dalla metà dell’ ‘800.
L’intrinseca bellezza della pièce viene esaltata dalla superlativa padronanza scenica di Geppy Gleijeses, il nostro Auguste Mercadet, lo speculatorum imperator, più abile nel convincere i creditori che capace di guadagnare in borsa, la quale sale e scende a comando, in base a voci, sussurri e segnalazioni.
La sua irruzione in scena ci testimonia che siamo di fronte ad un personaggio “il cui cervello lavora da far paura”, come testimonia il domestico: sbuca da un armadio, di getto, un’esplosione di arguzia in un mare di creditori grigi e deformi, imbruttiti, resi amorfi dalla sete di denaro e dalla immoralità della speculazione.
Mercadet non è uno di loro; egli è un artista, un istrione che ha capito il gioco della vita e vuol dominarlo in maniera disinvolta, vivendo a debito e saldando mai.
La commedia si snoda in due direzioni o, meglio, in due dimensioni: quella dei sentimenti e quella dell’attesa.
Il primo polo è rappresentato da Julie, figlia di Mercadet, innamorata di un giovine squattrinato, ma indirizzata dal padre verso un uomo ben più ricco, giacché “oggi tutti i sentimenti sono stati sostituiti dal denaro” e “un impiegato a 1200 franchi al mese non può amare. O si ama o si lavora”, mentre il secondo si risolve nell’attesa di Godeau, vecchio socio in affari del protagonista, fuggito in India con la comune pecunia per far fortuna. E sarà proprio da questo personaggio, aleggiante su tutta la storia, che Beckett dedurrà il proprio Godot.
La giovane innamorata, interpretata da una convincente Marianella Bargilli, è però sola nel tentativo di affermazione dell’amore, pregiudicato dalla propria bruttezza, la quale, come testimonia Mercadet, “resta” e non svapora con gli anni, tanto che lei stessa affermerà in un momento di forte tensione emotiva che “per una fanciulla brutta non c’è amore”.
Frattanto il padre si affanna per concludere il matrimonio con un buon partito, quello del giovane De la Brieve, dopo aver convinto l’amato di Julie, Adolphe, a lasciare quella casa; ma il primo giovane, creduto ricchissimo, in realtà versa in pessime condizioni finanziarie e il nostro protagonista chiude il sipario del primo atto promettendo al pubblico di tentare il tutto per tutto.
Il secondo atto si mostra, fin dal principio, addirittura più mescolato e complesso del precedente; tant’è che si apre con il ritorno di Godeau, tornato dalle Indie con una fortuna incalcuttabile e giunto a casa Mercadet a bordo di una carrozza. Ma l’inganno è presto svelato: sarà il giovane De la Brieve ad interpretare il socio d’un tempo e, millantando un credito in realtà vano, acquisterà e venderà titoli con la libertà concessagli dal suo statuto economico.
Intanto il giovane Adolphe, tornato in casa Mercadet, conduce con sé 30000 franchi, a lui donati dal signor Duval, “che mi fa da padre”, ottenendo così la possibilità di sposare Julie.
Dinanzi ai creditori accorsi in massa, che sperano che Godeau possa infine saldare i debiti del suo sciagurato ex socio in affari, le donne di casa assumono il centro della scena: Julie e la madre svelano la fictio ai creditori, stimolando però Mercadet ad andare ancora oltre, ad osare ancor di più.
Con un ritmo incessante ed un andirivieni in scena da far girar la testa, si susseguono le ultime scene, fino a quando non pare che il vecchio socio sia davvero tornato, annunziato al nostro dai suoi stessi creditori, e il giovane Adolphe sia in realtà il figlio del collaboratore d’un tempo. Sarà pertanto lui a certificare che il padre pagherà i tutti i debiti.
Un’ode a Godeau, un canto felice saluta il momento.
E proprio mentre questi entra in scena, non appena Mercadet esce di casa per cercarlo, ebbene matura l’ultima, meravigliosa finzione.
Un’opera magnifica, che svela l’angosciante realtà del mondo moderno, costretto dai flussi di capitali e dalle speculazioni bancarie, con il sorriso e la capacità di far riflettere senza tediare.
Antonio Stornaiuolo
Lo spettacolo sarà in scena fino al 18 dicembre al TEATRO MERCADANTE
Piazza Municipio – 80133 Napoli
Biglietteria [+39] 081 551 33 96 – info@teatrostabilenapoli.it