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Quando il titolo non fa lo spettacolo. Al Bellini fino al 18 dicembre.

Attirato dal titolo accattivante sono arrivato al Teatro Bellini di Napoli ricco di aspettative per lo spettacolo L’arca di Giada, un musical fantasy in 3D. Condizionato dalla peculiarità tridimensionale dell’opera – sebbene qualcuno avesse notato «ma come il teatro non è già in 3D?» – aspettavo che ad attendermi ci fossero i tipici occhialini per questo genere di visioni ed imponenti effetti speciali. Invece così non è stato.

La storia è una di quelle classiche, con regni che si contrappongono, buoni che combattono contro i cattivi, magie, medaglioni, principesse bianche, streghe nere. In scena  numerosi attori, ballerini, cantanti. Tra questi, anche Leon del programma televisivo “Amici” di Maria De Filippi, vedendo il quale risulta difficile non pensare che la sua partecipazione non sia soprattutto una scelta pubblicitaria, di marketing per attrarre il pubblico delle giovanissime.

Sostenuto da una grossa produzione (i biglietti sono anche in vendita su Let’s Bonus a prezzo ridotto), lo spettacolo è ricco di colori, di luci, sontuosi costumi e con una gigantesca scenografia mobile, ma, anche se il punto di forza dovrebbe essere proprio l’aspetto tecnico,  per chi scrive ciò non è stato all’altezza. Le strutture scenografiche spesso non hanno ruotato correttamente, le porte si sono aperte  d’ improvviso, i tecnici di palco hanno più volte occupato la scena senza camuffarsi affatto, nessun effetto è sembrato effettivamente speciale e tale da conferire magnificenza alla rappresentazione.

La cartellina stampa consegnataci all’ingresso, rossa e dorata per le feste di Natale, conteneva quattro cartoline raffiguranti i quattro regni di cui si parla nello spettacolo. Sul retro di queste notiamo i prossimi teatri che ospiteranno la pièce: Bologna, Bari, Roma, Firenze, Milano, Trieste, Catania, Palermo. Un super tour, insomma, leggendo il quale non si può non pensare a L’uovo di Colombo spettacolo per ragazzi prodotto da LiberaScena Ensemble per la regia di Niko Mucci. Con un decimo delle risorse e un tredicesimo degli attori Mucci e i suoi  – ci sentiamo di confessare – non avrebbero certo sfigurato di fronte ai colleghi dello spettacolo in questione.

Uno spettacolo dall’anima rock, un pò nero, un pò medievale, un pò fantasy, dove i due atti in cui è diviso appaiono eccessivamente lunghi e con canzoni non sempre orecchiabili.
Eloquente il commento di una signora del pubblico che, andando via alla fine del primo atto visibilmente infastidita, ha detto: «Questo è uno spettacolo per ragazzi, non va bene per un abbonamento da 150 euro».

Aggiungere altro forse non è necessario.

Rosario Esposito La Rossa

 

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