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A Marianella si gira Enzo, la storia di Avitabile: esempio virtuoso della periferia napoletana.

Un nuovo post di Salvatore Nappa, rivolto alla realtà della vita urbana della periferia napoletana, nella fattispecie Scampia, e al confronto con la versione mediata dai mezzi di comunicazione. E poi alle conseguenze artistiche che ne scaturiscono, quelle positive degne di ogni attenzione: in ultimo il documentario in via di realizzazione dedicato ad Enzo Avitabile, a cura del regista Jonathan  Demme.

Mai si era visto percorrere le strade della nostra periferia da tante troupe cinematografiche o televisive venute per raccontare e filmare il nostro quotidiano.

In quest’ultimi anni, invece, vediamo, sempre più spesso, gruppi di persone armate di telecamere, inoltrarsi per le strade, i vicoli, le masserie, gli anfratti del nostro quartiere alla ricerca di immagini che hanno come unico scopo sorprendere, scuotere lo spettatore lasciando poi il territorio al proprio destino. Operazioni culturali, commerciali, sociali, non si sa bene, visto che a raccogliere i frutti di quel lavoro sono persone che del territorio hanno poco o niente da spartire. Operazioni che io definirei Mordi e fuggi.

È vero che il diritto all’informazione è inalienabile ma è anche giusto  rappresentare un quadro d’insieme che non mistifichi la realtà ad uso e consumo dei media.
In nome dell’informazione, spesso si commettono delle vere e proprie rapine oltraggiando luoghi e persone, mistificando la realtà che, se pur complessa, ha al suo interno tante positività a partire dal territorio. Questi luoghi hanno più aree verdi di tanti quartieri della città e tanti gruppi, associazioni culturali, sportive, religiose e artistiche che connotano questi luoghi di altri colori. Gente che fa del vivere civile un esercizio quotidiano. Non a caso Scampia è tra i quartieri della città dove la raccolta differenziata viaggia ad alti livelli. Allora, se è giusto rappresentare la faccia sporca, è altrettanto onesto presentare questi luoghi per quello che erano e sono realmente.

Scampia è un libro aperto e se a qualcuno non piace la sua copertina basta sfogliare le sue pagine per trovare tante storie belle e avvincenti. Qualche giorno fa sono stato sul set di un film documentario dal titolo provvisorio Enzo. Un film, permettetemi di dire, del più grande artista che ha generato la terra di Marianella, Enzo Avitabile. Un artista eclettico  che ha fatto della musica la sua unica ragione di vita. In questa avventura cinematografica, Enzo è guidato dal regista Jonathan  Demme, vincitore di due premi oscar.

Vedere a Marianella un regista di quel calibro, autore di un capolavoro quale Il silenzio degli innocenti è stato per me una botta al cuore, un moto di  orgoglio mi ha attraversato l’anima. Anche altri registi hanno sentito l’esigenza di rappresentare la nostra realtà, di calpestare questo terreno, ma lo hanno fatto con un occhio solo, non rendendo giustizia alla gente che vive questi luoghi. Quale faccia voglia raccontare Demme sarà possibile dirlo solo alla fine delle riprese, ma, da quanto si è potuto capire dalle intenzioni e dallo spirito che animava tutta la troupe, sicuramente renderà giustizia a questo territorio rappresentando il bello ed il brutto, il chiaro e lo scuro l’erba buona e quella cattiva che fiorisce in questa parte di mondo.

Demme è un grande regista e se ha visto in Enzo, figlio di questa città, soul men e contaminatore culturale nato a Marianella, un interesse particolare, per noi deve essere motivo di grande orgoglio a dispetto di tanto fango che qualcuno continua a sbatterci addosso.

“Più che un copione, c’è un canovaccio, il soggetto sono io, la mia vita, la musica, i miei luoghi”. Con queste parole Enzo descrive un  progetto dal respiro internazionale che vede la presenza di un super gruppo delle musiche del mondo formato da Idir (Algeria), Daby Tourè (Mauritania), Amal Murkus (Palestina) Franco Battiato, il cubano Liadas Ochoa, il percussionista indiano Trilok Gurtu e tanti altri ancora, È la storia di un figlio del popolo di questa città, che accoglie i suoi amici, in arrivo da mezzo mondo, per raccontarsi in musica. Un buon auspicio per il futuro.

Salvatore Nappa

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