La parola “madre” e le sue molteplici declinazioni
Una donna e tre uomini che le danno vita: a Sala Ichòs va in scena la storia di Emma.
Raccontare La parola “madre”, ovvero raccontare del rapporto più complesso e al contempo “naturale” che possa esistere, quello tra una madre e suo figlio; raccontare di una ossessione, di un sentimento possessivo, che non ammette estranei; raccontare di una donna e di un uomo, delle fragilità di entrambi, lo si può fare attraverso un solo canale: quello delle emozioni.
Lasciando che la storia gradualmente si impossessi di te, che i sui risvolti ilari, amari o drammatici ti conducano al centro di quel rapporto esclusivo su cui si intende concentrare l’attenzione, di cui si intende rappresentare la morbosità, l’unicità, il significato salvifico che gli stessi protagonisti – Emma e Millo – intendono attribuirgli; l’una per trovare riscatto dalle vessazioni subite dalla madre, dal marito, che ne hanno soffocato la femminilità, il suo essere donna; l’altro per ritrovare quella felicità inutilmente ricercata in tante amanti, prima che l’ammissione della sconfitta non lo induca al ritorno in quel microcosmo familiare in cui non sono ammesse e contemplate vie di uscita.
Ed è così, sul ritorno e sull’attesa che da esso ne discende, che si incentra e sviluppa la storia diretta, con poesia struggente ma al contempo con una forza che nulla risparmia, dai registi Luigi Imperato e Silvana Pirone che ne hanno curato anche la drammaturgia, “libero tradimento da Emma B. vedova Giocasta” di Alberto Savinio, scegliendo di non adottare la forma del monologo, così come nella versione originale, ma di rendere una e trina la protagonista, e con lei, i suoi pensieri, i suoi gesti ripetuti meccanicamente, le sue paure, le sue ansie. In una dimensione scenica in cui sembra riconoscere atmosfere caravaggesche, dove sono il grigio ed il rosso a dare luce alla scenografia insieme alla fievole fiamma delle candele e dei lumini che illuminano il palco, tre uomini castigati in abiti da donna, ed interpretati con estrema efficacia dai talentuosi Fedele Canonico, Domenico Santo e Salvatore Veneruso, danno corpo e spessore, tra disperazione ma anche ilarità, alla vita di Emma, prima come donna, poi come madre; una vita in cui la solitudine così come il sacrificio, hanno inciso profondamente nell’evolversi di ogni evento, nel compiersi di ogni scelta, nel determinarsi di ogni equilibrio ricercato ma sempre labile e mai raggiunto. Passando anche attraverso il segreto più inconfessabile, che qui però, non riesce ad assumere i tratti del reato da condannare, bensi quelli della compassione più profonda, del gesto più estremo per salvare una vita, quella del proprio figlio, del proprio “completamento”, ricercato dai nazisti che intendono ucciderlo.
E allora, ecco, che il ritornare di Millo, il controllare di continuo, da parte di Emma, la lettera in cui annuncia il suo arrivo alla stazione, il preparagli il cibo che più gli piace, assume un significato profondo, quello di chi ha attraversato tutte le fasi della espiazione, e che ora torna al punto di partenza, al momento della nascita, qui ri-nascita/ ri-torno, solo nella quale una donna ha creduto riconoscere la sua unica possibilità di esistenza, di sopravvivenza.
Funzionali ed in grado di conferire all’intero spettacolo un prezioso valore aggiunto, le musiche scelte come colonna sonora di ogni quadro della scena, che accompagnano con incisività le interpretazioni degli attori lasciando che le emozioni, quelle stesse emozioni di cui si è fatto cenno all’inizio di questo scritto, si facciano strada nello spettatore ed in esso si espandano fino al buio finale. Fino agli applausi, meritatissimi.
Ileana Bonadies
La parola “madre” sarà ancora in scena questa sera a Sala Ichòs alle ore 19.
E per l’intero mese di febbraio, ancora tre saranno gli spettacoli (Non merita lamenti, Giorni perduti, Devot’) che la compagnia Teatro di Legno proporrà ogni venerdì-sabato-domenica nell’ambito della breve rassegna che la vede protagonista assoluta nel teatro di San Giovanni a Teduccio.
Sala Teatro Ichòs
Via Principe di Sannicandro 32/A – San Giovanni a Teduccio (Na)
Per info: www.ichoszoeteatro.it – email: mattielli4@alice.it
Tel. 335 765 25 24 – 081 27 59 45