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L’abissina, Paesaggio con figurecostringe alla confusione, forse volutamente.

Oltre che con le membra gelide causa freddo, si esce dal teatro con una salda convinzione: il fattore “primadonna” è un elemento destabilizzante. Lo è per lo spettatore impelagato a guardare un’opera teatrale aldilà del solo momento della rappresentazione, spingendosi in una tentata analisi delle sue parti.

Nell’atto fugace della messa in scena, la primadonna in questione catalizza l’attenzione, è punto di fuga, un po’ architrave, un po’ capro espiatorio rispetto al lavoro che si presenta. Per quest’ultimo ruolo assolto è ben remunerata, d’altronde, prendendosi nella maggior parte dei casi tutto il (de)merito, in modo piuttosto iniquo.

Anche per questo motivo si corre un rischio indistricabile e praticamente irrisolvibile, che cioè la parte nasconda il tutto, o perlomeno il resto.

Isa Danieli è protagonista, al teatro Mercadante, de L’abissina, paesaggio con figure: un cast numeroso, altri interpreti meritevoli (Barbara Enrichi, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Lorenzo Carmagnini, Anndrea Corti, Giulia Rupi, Cristina Torrisi), un lavoro scenografico e di luci splendidamente elaborato (Daniele Spisa e Marco Messeri) che permette di vedere almeno quattro ambientazioni differenti col solo scorrere di una parete mobile longitudinale; infine la scrittura e la regia di Ugo Chiti, che ripropone dopo anni un affresco raffinato della sua terra, la Toscana, all’inizio del secolo scorso.

Si tratta dell’intreccio riguardante l’eredità che un ricco possidente toscano, Lucesio, dovrebbe destinare. Si alternano al cospetto del suo ipotetico capezzale tutti i possibili beneficiari della fortuna; sono tanti poiché la sua virilità non si è mai affievolita ed ha cercato sfogo in donne diverse, generando tuttavia, col suo seme, delle creature progressivamente sempre più amorfe. Una di queste è figlia della protagonista, Nunzia (Isa Danieli), povera trovatella napoletana al tempo in cui Lucesio la ingravidò,  mai sposata.

L’esito finale, che ovviamente si cela, prescinde dall’impressione finale che è una: per quanto innegabile sia l’abilità delle parti sopra citate, la prima tende a ridimensionare le altre, facendolo senza che la struttura testuale l’abbia previsto.

Per intenderci, Isa Danieli è primadonna, ha tutto perché in questo ruolo non risulti ridondante, eppure nel caso specifico è l’opera stessa a non necessitare di una primadonna che la giustifichi, che in qualche modo ne colmi le lacune. Non ha lacune in quanto è pensata, unitaria, intera.

Accade, quindi, che si assottigli la possibilità di decodificazione di un messaggio. Capita più volte di ritrovarsi, costretti dalla viscerale verve della Danieli, a ridere quando il momento si preannuncerebbe drammatico, avvertendo una situazione di assoluta sospensione emozionale, al bivio tra il serio e il faceto.

Non passa inosservata la possibilità che questo fosse un effetto desiderato, il che avvalorerebbe la classe stilistica dell’autore, ma non si può negare che la protagonista non abbia giustamente opposto troppa resistenza al trasporto che il suo pubblico le ha manifestato in passato e manifesta tuttora; sembra ci metta del suo anche quando può diventare troppo.

Non si sa propriamente chi sia causa di questa piccola eccedenza (sarebbe ingiusto dare ad Isa Danieli delle colpe solo perché primadonna, dunque anche capro espiatorio), ci si limita ad evidenziare un’impressione derivante dal risultato ultimo, un risultato amorfo, come i figli di Lucesio.

Tutto l’impianto scrittorio è incentrato su una forte antitesi tra il dialetto toscano e quello partenopeo, il che lascia modo di supporre al sottoscritto, forse erroneamente, che né la Toscana né Napoli, forse, siano i luoghi nei quali questo lavoro, così concepito, possa mostrare i suoi frutti migliori, vinto com’è dalla lotta costante di due fuochi che, giocando in casa, trarrebbero un vantaggio troppo grosso.

Lo spettacolo è in scena sino a domenica 19 febbraio.

 

Andrea Parré

 

 

Teatro Mercadante

Piazza Municipio – Napoli

Tel.081 551 03 36 – 081 552 42 14

Biglietteria  081 551 33 96

info@teatrostabilenapoli.it

http://www.teatrostabilenapoli.it

 

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