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Una serie di studiosi e testimoni del genio Troisi si avvicenderanno a Villa Bruno nell’anniversario della sua nascita.

Segnaliamo una giornata di studio e approfondimento interdisciplinare dedicata alla figura di Massimo Troisi, organizzata dal sempre attivo in questo senso Dipartimento di Filologia Moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con il Comune di San Giorgio a Cremano ed il Premio “Massimo Troisi”. Il convegno si terrà domani, domenica 19 febbraio a Villa Bruno, nella cittadina di origine dell’attore napoletano.

«Uno straordinario talento che l’immaginario comune ha fissato come l’ultimo, grande e autentico interprete della napoletanità. Un attore dallo stile inconfondibile che, nel corpo e nella parola, ha dato voce all’universo partenopeo evitando le insidie degli stereotipi e reinventando una tradizione comica che veniva da lontano. La vicenda artistica di Massimo Troisi, nonostante la relativa brevità, si presenta ricca e articolata e, per molti aspetti, ancora inedita.

Ad essa il Dipartimento di Filologia Moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II, in collaborazione con il Comune di San Giorgio a Cremano ed il Premio “Massimo Troisi”, dedicherà un convegno interdisciplinare dal titolo ‘Le vie di Troisi sono infinite‘.

L’appuntamento è a San Giorgio a Cremano, città natale dell’artista, nella storica cornice di Villa Bruno, domenica 19 febbraio. Due le sessioni ‒ una mattutina e una pomeridiana ‒ della giornata, che sarà aperta alle ore 11 dal saluto del Sindaco di San Giorgio a Cremano, Domenico Giorgione, e del Rettore dell’Universitàdi Napoli Federico II, Massimo Marrelli.

All’italianista Pasquale Sabbatino, Direttore del Dipartimento di Filologia Moderna e Coordinatore del Master di II Livello in Letteratura, Scrittura e Critica Teatrale, il compito di introdurre i lavori del convegno, frutto di un progetto scientifico accuratamente disegnato da un Comitato composto dal critico cinematografico Valerio Caprara e dalla teatrologa Giuseppina Scognamiglio, oltre che dallo stesso Sabbatino.

“L’obiettivo della giornata” ‒ spiega il chairman ‒ “è duplice. Da un lato infatti sarà delineato un bilancio storico‒critico della produzione di Troisi nei suoi molteplici aspetti, dalla scrittura alla lingua, dalla fisiognomica alla gestualità, dall’approdo al cinema ‒ che lo proietta in un percorso evolutivo caratterizzato da nuove declinazioni del suo talento ‒ alla ricezione in Italia e all’estero della sua attività. Dall’altro lato si fornirà anche una prima ricognizione della sua eredità artistica che ormai appartiene al patrimonio culturale della nazione e della comunità scientifica internazionale”.

Nel giorno in cui avrebbe compiuto 59 anni, il “geniale folletto di San Giorgio a Cremano” rivivrà nelle testimonianze di chi con lui ha condiviso momenti decisivi del proprio percorso artistico e professionale come gli attori Enzo Decaro e Renato Scarpa. Ma soprattutto continuerà a divertire, a sorprendere e a far riflettere con l’appeal di un’arte comunicativa, costitutivamente poetica ma anche permeabile e critica nei confronti della realtà sociale e storica. Un’arte di cui gli studiosi in campo sveleranno gli aspetti innovativi. A partire dalla carica aggressiva e temeraria, nonostante le apparenze buoniste, di un’azione narrativa ed espressiva di cui il cinema – secondo Valerio Caprara ‒ costituisce il naturale prolungamento e che trae vita da un rapporto dialettico con la tradizione comica partenopea che Troisi ha saputo rinnovare senza negare. Rapporto, quest’ultimo, che alimenta, sul piano della scrittura teatrale, una vera e propria fenomenologia aperta a nuove formalizzazioni letterarie. Questo l’assunto di Giuseppina Scognamiglio che analizzerà il repertorio drammaturgico di Troisi in relazione al sistema simbolico della Smorfia.

La lingua di Troisi – fine dissacratore di luoghi comuni ma anche emblema di atteggiamenti mentali ed emotivi di una giovane generazione immersa in nuovi contesti storici e sociali – sarà invece passata al vaglio dai linguisti Nicola De Blasi e Patricia Bianchi. Il primo ne dimostrerà la funzione di tornasole rispetto ad alcune modalità di percezione del dialetto negli ultimi cinquant’anni. La seconda ne paleserà la capacità di rappresentare i nuovi assetti di una realtà linguistica e sociogenerazionale in trasformazione.

Una trasformazione che investe anche il paesaggio del cinema di Massimo Troisi. E proprio questo sarà al centro dell’intervento del critico Giuseppe Borrone quale spia del dualismo che sorregge l’opera del Nostro, dall’iniziale insofferenza verso una Napoli prigioniera di stinti clichè alla finale ammirazione per la bellezza selvaggia della sua terra. Un viaggio nei film dell’artista sangiorgese che sarà ulteriormente corroborato dalla testimonianza di Anna Pavignano, coautrice delle sceneggiature troisiane e profonda conoscitrice dei segreti sottesi all’utilizzo del corpo e della gestualità da parte dell’attore. Il quale, come dimostrerà la studiosa Claudia Verardi, a quasi vent’anni dalla morte, è apprezzato e studiato nei Paesi Anglosassoni, in Turchia e negli Stati Uniti d’America. Di fatto più vivo che mai».

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