Chiara Caselli: vi presento la mia Molly Bloom
Intervista all’attrice e regista in occasione della messa in scena del suo spettacolo a Caserta.
Il pubblico ringrazia lei con lunghi applausi, e lei ringrazia l’Ulisse di James Joyce con un gesto inequivocabile verso il leggio dove è poggiato il copione. Il copione è quello di Molly Bloom, e lei è Chiara Caselli, che l’ha portato in scena nella duplice veste di regista ed attrice sabato 18 e domenica 19 febbraio al teatro Civico 14 di Caserta. Questo è quanto accaduto dopo lo spettacolo, dopo un’interpretazione intensa, provocante, sensuale. Ma dobbiamo fare un passo indietro ed andare a prima dello spettacolo, quando abbiamo incontrato Chiara Caselli. Ultima interprete ad aver conquistato Antonioni, Liliana Cavani e Gus van Sant, un Nastro d’Argento portato a casa, la Caselli non ha di certo bisogno di presentazioni. Lei no, ma la sua Molly sì.
Andiamo al suo primo incontro con Molly Bloom: ho letto che è avvenuto quando Molly era Piera Degli Esposti. Ce lo racconta?
Il mio primo incontro con Molly Bloom è avvenuto quand’ero ragazza, a Bologna. Mi portò mia madre a vedere questo spettacolo, che in realtà non è uno spettacolo per ragazzi, sia per le cose che dice che per la forma in cui le dice. E’ stato un ricordo rimasto sotto la brace per tanti anni.
Fino a quando…
Fino a quando per una rassegna estiva mi venne chiesto di presentare un progetto. Pensai immediatamente a Molly Bloom, e risposi d’istinto che avrei portato in scena questo testo, seppure non l’avessi mai letto veramente. L’idea è subito piaciuta ed è subito stata accolta.
Qual è stato il suo approccio al testo?
Innanzitutto il testo integrale dura tre ore e mezza e per ovvi motivi ho dovuto ricavarne una riduzione di un’ora. Ricordo la fatica per adattare e rispettare il testo di Joyce, ho come dovuto dipanare una matassa. In questo testo ci sono due piani, uno della scrittura e uno del personaggio. Per quanto riguarda la scrittura, approcciarsi al testo di Joyce è come per un violoncellista trovarsi di fronte ad una Fuga di Bach. E poi c’è Molly. Io non avevo mai incontrato nella mia carriera un personaggio così. La cosa geniale di Joyce è che affida il suo testo ad una persona che ha fatto solo la terza media, che è meschina, meravigliosa, triviale, volgare, tenera e rabbiosa. Uno dei temi dello spettacolo è proprio la rabbia: il marito la tradisce ma lei non viene neanche sfiorata dalla contraddizione di non potersi permettere di mostrare la sua rabbia, visto che ha passato il pomeriggio con un altro. Mi son resa conto che di fronte ad un personaggio così la reazione del pubblico è diversa: i maschi che guardano Molly o si eccitano o ne escono disturbati, temendo che ci possano essere donne così, le donne, invece, hanno una passione totale per questo personaggio.
Questo è un testo particolare, perché è un monologo interiore e lei ha dovuto esteriorizzare i pensieri di Molly ed aprirli al pubblico…
La cosa più bella è stare sul palco e seguire la matassa dei propri pensieri. Con i pensieri di Molly si passa dal passato al presente al futuro, si mescola tutto, c’ è la dimostrazione della relatività del tempo. Ovviamente la difficoltà sta proprio in questo fatto che tutto si mescola. Quando pensiamo non parliamo, in questo caso bisognava essere un pensiero che parla. Tecnicamente bisognava dare un’impressione di naturalezza, dovevo fare il personaggio caratterialmente mio.
E come ci è riuscita?
Lavorando duramente. Grossa parte del lavoro l’ho fatto da sola, poi le due settimane prima della prima ho portato Molly davanti ad una piccola cerchia di persone di cui mi fidavo per “testarla”. Ho accolto i loro suggerimenti fino a quando tutto non si è composto nel modo giusto. E’ stato un cammino lunghissimo per me, ma mi rendo conto che questo cammino non si esaurisce, più cerco e più trovo. Ad esempio sono rimasta piacevolmente colpita della reazione del pubblico del teatro Valle di Roma per la quantità di risate che sono nate. Perché questo è un testo che parla di tutto ma fa anche molto ridere.
C’è qualcosa che ha modificato rispetto al testo originale?
Nel testo originale Molly aveva 33 anni. Oggi, vista la sua storia, sarebbe stato poco credibile, perciò ho alzato l’età a 45.
Per lei ci sono stati oltre a tanti palchi anche tanti set, e non solo italiani, ma anche francesi ed americani. Ha trovato delle differenze di lavorazione?
A livello produttivo le differenze sono notevoli, ma per me non c’è alcuna differenza. Ogni film è un’isola, un viaggio in un mondo a parte.
Angela Lonardo