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Al De Poche, riflettori puntati sulle difficoltà quotidiane (troppo spesso ignorate) dei “meno fortunati”.

L’ Associazione Culturale Fratelli De Rege con il patrocinio dell’Ordine dei Medici, porta sul palco del Théatre De Poche, lo spettacolo L’ultimo pezzo di cotone di zucchero (dal 23 al 26 febbraio e dall’ 1 al 4 marzo), scritto e diretto da Pippo Cangiano, con Ida Anastasio e Giovanni Allocca.

Cangiano, attraverso i protagonisti, Mamù (Ida Anastasio) e il figlio disabile Filippo (Giovanni Allocca), dà voce a quanti ogni giorno si trovano ad affrontare difficoltà che i cosiddetti “normali” tendono molte volte a non considerare non riguardandoli in prima persona. Difficoltà che, invece, si consumano all’interno delle mura domestiche e che sono vicine a ciascuno più di quanto si possa immaginare. La scena nel primo quadro dello spettacolo, infatti, si svolge in una modesta  cucina napoletana dove Mamù,  così chiamata da  Filippo, con l’ immensa pazienza che solo una madre può avere, si prende cura del figlio che nonostante “la capa juventina”, così come la definisce lui stesso ovvero brizzolata, si comporta e agisce come un bambino.

La condizione familiare è aggravata dalla mancanza del padre di lui e marito di lei, spentosi troppo presto. Ma non si tratta di una vera assenza bensì di una presenza che viene rievocata continuamente da Filippo che risente moltissimo della mancanza paterna. Mamù, dal canto suo, però, cerca sempre di deviare il discorso quando il figlio le chiede se il papà Giustino è morto (il nome del padre non viene quasi mai pronunciato) e ciò perché è fortemente convinta che lei e il figlio possano cavarsela benissimo da soli, sebbene, in realtà, ciò non sia sempre vero. L’apparente serenità familiare viene, infatti, turbata quando Mamù inizia a non ricordare più ciò che deve fare di lì a pochi minuti e a fare confusione tra le varie stagioni (tanto che decide di voler preparare una pastiera nel mese di giugno, credendo di essere nel periodo di  Pasqua). Sono i primi sintomi dell’ alzheimer che l’ha colpita, ma entrambi non se ne rendono ancora completamente conto sebbene Filippo inizi ad intuire che qualcosa nella madre sta cambiando e crede, sbagliando, che lei si sia stancando di lui.

Intanto, arriva l’inverno, ci si copre e il passaggio di stagione è accompagnato dalle note di Scivola vai via del cantautore Vinicio Capossela, le cui canzoni fanno da cornice all’intera storia.

La scena cambia e il secondo quadro si sviluppa nella stanza di una clinica gestita da suore, pagata con i soldi delle pensioni di entrambi e che i due preferiranno sempre chiamare albergo. Qui è ad un rovesciamento totale dei ruoli a cui si assiste: ora è Filippo a prendersi cura della madre che tende sempre più a regredire, tanto da indurre il figlio più volte a dirle, vedendola indifesa come una bambina: «tu sei la mia bambola». Ed è in questo cambiamento dei ruoli che Pippo Cangiano riesce a far vibrare, con intensa “leggerezza”, le corde dell’animo di quanti assistono allo spettacolo, attraverso anche il ricorso ad una sottile ironia affidata al dialetto napoletano che è il solo in grado, in questo caso, di poter rendere giustizia a certe espressioni, consapevole che soltanto chi vive sulla propria pelle un handicap può capire cosa vuol dire trovarsi improvvisamente “al buio”.

Toccante e  autentico è Filippo quando paragona la mente della madre allo zucchero filato che si vende alle giostre, dicendole di voler stare accanto a lei fino al suo ultimo pensiero e, seguendo la metafora, quindi, fino all’ultimo pezzo di cotone di zucchero.

Una vicenda familiare, tenera, dunque quella a cui si assiste, raccontata in un “teatro familiare” come il De Poche che con la sua atmosfera raccolta rende lo spettacolo di Cangiano ancora più veritiero e reale come difficilmente sarebbe accaduto in un teatro più grande.

Perfetto è il triangolo formato da Cangiano, Anastasio, Allocca: con la loro professionalità catapultano lo spettatore nel vivo della scena, facendo dimenticare a chi assiste, di essere spettatore.

 

Francesco La Rocca

 

 

Théatre De Poche

Via Salvatore Tommasi, 15 – Napoli

Info e prenotazioni: 081 549 09 28

Sito web: www.theatredepoche.it

e-mail: info@theatredepoche.it

 

 

 

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