Le note d’osservazione di Giulio Baffi su musica, teatro e “balene”
Il critico teatrale, dalla finestra del suo blog su QP, osserva la realtà tra ricordi di una vita e nuovi scenari che si aprono all’orizzonte.
Un saluto a Lucio Dalla, ringraziandolo di avere saputo cantare i nostri sogni e le nostre ansie. Le sue canzoni fanno parte della mia vita, e di quelle dei miei amici, e sono la cerniera che lega la mia non giovane esistenza a quella di tanti altri più giovani di me. Insieme così dialoghiamo e ci emozioniamo, attraversando gli anni e le vite sul ponte di indimenticabili canzoni che lui ha costruito.
Qualcosa si muove finalmente dalle nostre parti? Non soltanto lavoratori dello spettacolo, ma intellettuali che cercano spazio nell’avaro panorama culturale di una città come Napoli, hanno occupato gli spazi, per ora abbastanza “inutili” del Forum delle culture. “Tempo scaduto – contagio alla rovescia”, per tre giornate d’incontri, inventati e vissuti dal Collettivo La Balena. C’è da dare attenzione alle loro richieste, per ora chiedono alla città di intervenire e parlare con loro, a politici ed Istituzioni di intervenire ed ascoltare quello che hanno da dire loro. Vogliono alimentare un nuovo confronto in questa città abituata ormai ad assecondare senza troppo discutere i progetti imposti o proposti, cercandosi spazi d’accomodamento o di protezione, mimetizzandosi o lavorando nei cunicoli poco individuabili del sottobosco politico ed economico alimentato da assessorati e funzionari compiacenti. “Come la balena che s’inabissa e poi emerge” ci assicurano che rimarranno presenti a lungo ad agitare le acque stagnanti in cui altri prendono decisioni che a loro, e a molti altri, sembrano di poco senso e di poco futuro. Sono una novità che bisognerà ascoltare ed a cui converrà dare credito ed attenzione.
Ragazzi che giocano al pallone nella piccola piazza del Teatro San Ferdinando. Il pubblico è appena uscito e vorrebbe fermarsi a commentare lo spettacolo. Un pallone colpisce qualcuno. Un altro e un altro ancora. Bisogna andare via o litigare. Peccato! Basterebbero un paio di vigili a scoraggiare gli assalti?
Eduardo comprò le macerie del vecchio teatro e ne ricostruì uno nuovo e bellissimo, voleva fosse uno spazio aperto alla città in cui trattenersi prima e dopo gli spettacoli. Per questo, tra i teatri napoletani, il San Ferdinando ha il più bel foyer, per questo ha una piazza che potrebbe essere accogliente per tanti. Il sogno di Eduardo s’infranse nell’indifferenza di una città incapace di dare valore ai suoi beni. Di nuovo c’è oggi chi dice di voler far “rivivere” il suo teatro, ma un teatro non vive di soli spettacoli, c’è bisogno di un progetto che lo renda vivo sempre, e che il quartiere accetti e condivida offrendosi e offrendo accoglienza e servizi, non guardando chi lo frequenta come un fastidioso invasore da cacciare via. Sogno un San Ferdinando di cui la città sia orgogliosa.
Giulio Baffi