Continua la polemica sui biglietti “falsi” di Galleria Toledo
Luisa Guarro risponde a Laura Angiulli riguardo allo spettacolo soppresso Kan Ya Ma Kan e alle conseguenti polemiche.
Dopo le parole di Laura Angiulli, che ha smentito, argomentando punto per punto il comunicato stampa diffuso dalla compagnia dello spettacolo Kan Ya Ma Kan, la polemica che ha colpito Galleria Toledo non si placa. È la regista dell’appena citato spettacolo ad intervenire sul nostro giornale, per fare chiarezza sul caso. «La signora Angiulli si arrampica sugli specchi – esordisce in questo modo la Guarro alla nostra domanda sul perché dell’annullamento dello spettacolo da lei diretto. – La Angiulli non riesce proprio a non scadere nella menzogna». In un primo momento Galleria Toledo ha dichiarato che lo spettacolo della Guarro era stato annullato per motivi tecnici ed è proprio su questo particolare (smentito poi dalla Angiulli nell’intervista al nostro giornale) che Luisa Guarro pone la lente d’ingrandimento: «Che lo spettacolo Kan Ya Ma Kan non avesse alcun problema tecnico è ormai chiaro. La stessa Laura Angiulli non ha potuto sostenere la bugia e allora ha addotto un nuovo e non vero motivo: lo spettacolo non corrisponderebbe a quanto proposto. Che lo spettacolo corrisponde alla presentazione da me scritta e diffusa dallo stesso teatro, lo possono testimoniare gli spettatori e i critici che lo hanno visto. Inoltre Laura Angiulli ha visto lo spettacolo il 16 febbraio e non il 23 febbraio. Eppure lo ha interrotto il 24 mattina, dopo essere stata costretta a rettificare quanto dichiarato alla SIAE. Alla SIAE Laura Angiulli aveva dichiarato che dal 15 al 25 febbraio fosse in scena lo spettacolo Figure Quadro di cui è autrice e così i biglietti all’ingresso titolavano Figure Quadro di Laura Angiulli e non Kan Ya Ma Kan di Luisa Guarro. Quando gli spettatori ci hanno fatto notare “l’errore” abbiamo chiesto spiegazioni e soprattutto che fosse effettuata una rettifica e quando ci hanno minacciato di sospendere lo spettacolo il dialogo si è ovviamente interrotto. Ci hanno minacciato di sospendere lo spettacolo se non avessimo rinunciato ai nostri diritti, primo tra tutti quello di comunicare agli spettatori, chiamati a pagare 18,00 euro per uno spettacolo in cartellone e non per un saggio di laboratorio, il nome dello spettacolo in scena».
Parole pesanti che si contrappongono alle dichiarazione di questa mattina dell’Angiulli. Alla nostra domanda: «Che accordo c’era tra voi e Galleria Toledo?», sembra questo, infatti, il nocciolo della questione, la Guarro risponde: «Non c’era alcun accordo. Io sono venuta a conoscenza di uno spettacolo che si chiama Figure Quadro di Laura Angiulli quando ho letto il biglietto dato all’ingresso. Laura Angiulli mente quando parla dello spettacolo come performance di fine laboratorio, il nostro era uno spettacolo in cartellone per ben tre settimane (dal 15 al 25 febbraio e dal 9 al 13 maggio), nato da un lungo e appassionato studio delle fiabe beduine, dal confronto con le conoscenze di Omar Suleiman, che quelle fiabe le ascoltava da bambino, da un lungo periodo di lavoro che ha coinvolto attori, videoartisti e tecnici».
Dichiarazioni forti e mosse da una profonda rabbia per un lavoro non concluso, secondo la Guarro stroncato. «Ma come si permette questa donna di mentire sul nostro lavoro! La verità è che Laura Angiulli è avida e oltre ai finanziamenti per spettacoli che non produce, compreso il nostro, voleva anche prendersi i soldi della SIAE, il nome del nostro spettacolo e la storia di mesi di lavoro».
Che si chiuda la vicenda ci vien da pensare, mentre a pochi metri di distanza da Galleria Toledo, all’Ex Asilo Filangieri si parla di rete e collettività, di azione e beni comuni, polemiche del genere non fanno certo bene al teatro. Ultima domanda: “Cosa avete fatto dopo aver capito che lo spettacolo non si sarebbe tenuto a Galleria Toledo”?
«Gli accordi: qualche giorno prima del debutto mi ha chiamata una segretaria del teatro (erano presenti anche tutti gli attori), la quale, dati i tempi stretti, ci ha proposto di provvedere all’agibilità dello spettacolo, spiegandomi che ciò significava che venivamo tutti assunti a tempo determinato dal teatro, per mettere in scena il “nostro” spettacolo, e spiegandomi che il teatro non aveva problemi a prendersi tali oneri, anzi avrebbe così dimostrato di sostenere una compagnia, di sostenere l’attività teatrale, giustificando i finanziamenti di cui dispone e recuperando le spese. D’altronde la stessa operazione era stata fatta l’anno scorso con Mi chiamo Omar di cui sono autrice e regista, in scena per un mese a Galleria Toledo senza problemi (il teatro aveva provveduto all’agibilità dello spettacolo e i biglietti ne portavano il nome). L’unico elemento di novità era che quest’anno avevo depositato il testo e quindi dovevamo avere il compenso SIAE (necessario ad affrontare le spese fuori budget, ma di queste esigenze la signora Angiulli che ne sa) è stato dunque questo il motivo? O forse alla signora Angiulli serviva dimostrare che il suo spettacolo va in scena anche quando effettivamente non è in scena? E allora bisogna che ci si interroghi su come i nostri soldi, i soldi dello Stato vengono investiti, è possibile che con quegli stessi soldi la signora Angiulli si senta in diritto di elargire favori dall’alto del suo potere? Lei ha il compito di favorire l’attività teatrale e non il potere di favorirla.
Quanto alle sue considerazioni sulla qualità artistica del nostro spettacolo, mi chiedo come abbia potuto invitare gli spettatori del suo teatro a pagare 18,00 euro di biglietto per uno spettacolo in cartellone che, a suo dire, spettacolo non era, eppure così veniva presentato al pubblico, ma bensì performance laboratoriale di dubbia qualità, corrispondendogli un biglietto che portava il titolo di un altro spettacolo ancora. La verità è che Laura Angiulli non rispetta nessuno, non rispetta il pubblico, non rispetta il nostro lavoro, non rispetta l’arte e dice un sacco di cose non vere».
Niente da aggiungere, ad ogni lettore la sua idea. Polemica che non è nient’altro che mucosa infetta di un teatro sofferente. Non si vuole gettar fango sul decennale lavoro di Galleria Toledo, che negli anni è diventato punto di riferimento per la città, non si vuol, tantomeno, screditare una compagnia che ha portato in scena fiabe lontane con la voglia di porre l’attenzione su una Palestina spesso messa da parte.
Polemiche del genere sono figlie di incomprensioni private o frutto di una politica economica che richiede l’elemosina statale per campare? Arriva, se arriva il Forum, cambiano le amministrazioni, boccate d’ossigeno a suon di miliardi zittiscono i protestanti, ma il sistema, quello che verticalizza un’arte democratica, quando lo si crepa? La domanda è: quale strada diversa per un teatro diverso?
Rosario Esposito La Rossa
Io comprendo i disagi del teatro, ciò che proprio non comprendo è come tali disagi possano giustificare un comportamento sleale. E non è forse vero che proprio la condizione di disagio consente a certi direttori dei teatri di esercitare il potere? come quello di prendere decisioni unilateralmente, per esempio, o quello di decidere che il nostro spettacolo non dovesse avere un nome, che la sua presenza a galleria toledo non dovesse essere riconosciuta. Ma veramente per campare avevano bisogno dei nostri soldi della SIAE? non ci credo!