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Proseguirà fino al 18 marzo al Teatro Totò la commedia surreale Miracolo a teatro, celebrazione dell’arte e del passato.

Miracolo a teatro è uno spettacolo metateatrale, il suo tema è, appunto, se stesso: il teatro. Diego Sanchez, poliedrico artista partenopeo, ne è autore e attore. Recita, danza e canta con lui l’avvenente showgirl Angela Melillo in un lavoro che vuole essere corale e miscellaneo tanto, da fondere il realismo della problematicità contemporanea con il surreale dell’intervento del Divino e con i luccichii e le pirouette del musical. Le musiche sono curate dal maestro Diego Perris e le coreografie da Deborah Fiore e M. Cristina Maglione. L’intero lavoro è una sorta di diario dell’attore (tanto che nome del personaggio e nome dell’ attore coincidono), il quale vuole raccontare il proprio avvicinamento al mondo dell’arte e le difficoltà che, nella società odierna, è costretto ad affrontare chi è dotato di talento ma non è “amico di Maria”. Un attore scoraggiato decide di abbandonare la società, deluso dalla vita in cui nulla, citando Oscar Wilde, è così indispensabile come l’inutilità ed il superfluo. Sbatte in faccia alla vita il suo no verso un sistema che predilige la raccomandazione al talento e la piccolezza alla grandezza, rifiutando tecniche e tecnologie che ci impongono un modo di parlare per sintagmi improbabili e per acronimi strambi. Tecnologie che, se utilizzate erroneamente, conducono ad una massificazione e omologazione del pensiero e dell’arte, svuotata e svilita dal protagonismo dei reality show che ci impongono non solo un illusorio show come realtà ma anche i suoi non artisti come artisti.

Rinuncia ad auto, cellulare, ipad e veste i panni di un clochard. Nessuno apprezzerebbe la sua arte anacronistica per i nostri tempi? Ebbene, decide di vivere in un teatro abbandonato assieme ad altri topi di società, clochard nell’animo e negli abiti come lui, in un teatro dove ogni sera si recita la cultura dinanzi ad un pubblico che non la vuole, e quindi che non c’è. Dio, ontologicamente sensibile al valore delle cose e non alle cose senza valore, interviene in prima persona: invia l’angelo custode Angela Vigilante (Angela Melillo) sulla terra a ricolmare di speranza un cuore disperato. Creatura celeste seducente, divertente, buffa nel suo non comprendere locuzioni dialettali ma essa stessa con velleità artistiche darà coraggio allo scoraggiato Sanchez anche attraverso uno svelarsi progressivo delle proprie aspirazioni artistiche simili a quelle del protagonista: da finta figlia di imprenditore che si reca al teatro per abbatterlo e ivi edificare un ulteriore centro commerciale Vigilante, “dove fare la spesa diventa pariante”, si lascia travolgere dal calore della recitazione e lei stessa calcherà le scene con la bizzarra compagnia abusiva, rasserenando animi senza fiducia.

Il primo atto e il secondo atto sono volutamente marcati come differenti dal regista Gaetano Liguori per costumi, scenografia e significato. Potremmo definire il primo narrativo, il secondo emotivo. Sono recisi ancor più da un espediente di straniamento: all’inizio del secondo atto il protagonista dialoga a sipario chiuso con il pubblico squarciando, così, la quarta parete.
Se il primo atto non ha bisogno di scenografie lussuose ed è interiorizzato nel performare delle performance in realtà non performabili (in teoria non vi è un pubblico che assiste, ma tutto avviene sulla scena di un teatro in disordine per il solo piacere-gioco di rappresentare se stesso attraverso sketch e citazioni di grandi opere) e raggiunge qui un buon livello di comicità grazie ad una compagnia tutta capace, ed al camaleontico personaggio di Birillo (Francesco Mastandrea), il secondo atto è (almeno apparentemente) momento di esibizione vero e proprio, dove lo scintillio di costumi e di scenografia (curata da Tonino Di Ronza) fanno da sfondo a sonorità coinvolgenti che non sono altro che un omaggio a ciò che si rimpiangeva all’inizio: quella grande arte del passato che oggi rasenta la scarsità.

Il pubblico interviene, canta, segue ritmicamente con la testa e con le mani le sonorità coinvolgenti dei grandi tra cui Mina, Quartetto Cetra, Modugno, Frank Sinatra, Massimo Ranieri e i brani delle commedie musicali di Garinei e Giovannini (Rugantino, Aggiungi un posto a tavola) e così via in un viaggio nel passato tra ricordo, citazione e coralità.
Forse, se qualcuno sogna e non getta la spugna, il buono può ancora essere realizzato e forse, aggiungerei, per sfiorare la magnificenza del futuro non si può tralasciare la magnificenza del passato. Del resto già nel XII secolo Bernardo di Chartres, filosofo francese affermava che “siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla loro statura”.

Laura Fedele

 

Teatro Totò

Via Frediano Cavara, 12 – Napoli
Tel. 081 564 75 25

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