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C’è voglia di fare e di cambiare a Napoli per tutti gli operatori del settore arti della scena che avanzano, a tal fine, proposte concrete.

Una immagine della conferenza stampa dell' Assemblea Permanete svoltasi al PAN

Con idee chiare ed uno sguardo aperto a 360° sulle arti della scena si è presentata ieri ai cittadini, alla stampa e agli amministratori l’Assemblea Permanente sulle Arti della Scena, riunitasi al PAN per condividere il risultato dei tre mesi di lavoro fin oggi compiuti dopo il primo appuntamento tenutosi a dicembre dello scorso anno.

In una sala affollata, alcuni dei 104 componenti tra cui autori teatrali, registi, attori, danzatori, hanno letto il corposo Manifesto di politica culturale preparato: «Siamo lavoratori dello spettacolo dal vivo – affermano – […]. Siamo e ci definiamo artisti/artigiani […]. Sosteniamo che la cultura è necessaria per costruire una collettività socialmente consapevole e libera e altresì da sempre importante fattore di sviluppo economico. Chiediamo a cittadini ne amministratori la condivisione di criteri fondanti per le politiche culturali. L’assemblea si pone come strumento di controllo sul comportamento delle amministrazioni e come strumento propositivo rispetto alle politiche della cultura in un’ottica di democrazia diretta e partecipata. L’assemblea è sempre aperta a tutti».

Ciò che sono e ciò che intendono fare per rimodulare il sistema di gestione della politica culturale a Napoli, dunque, hanno messo in chiaro non mancando di sottolineare l’importanza di stabilire un contatto con «movimenti e gruppi  che in Italia si muovono già da tempo sulle stesse istanze, mantenendo autonomia politica».

Molteplici gli obiettivi e le conseguenti azioni che sono state proposte dall’Assemblea; esse ruotano intorno ad una nuova definizione e considerazione dell’artista sia nel sistema teatrale che professionale anche alla luce del contesto storico-economico in cui ci troviamo; alla necessità di far tornare ad essere il teatro «un luogo comune di aggregazione e socialità, un “bene comune” inteso come diritto primario alla creatività»; al concetto di fare rete per assumere un maggiore peso politico ed anche un valore cooperativistico; e ad una nuova definizione anche del pubblico e della critica teatrale che devono essere educati e coinvolti, rispettivamente, nel lavoro di messa a punto di un’opera teatrale affinché diventino compartecipi e consapevoli del processo creativo.

Fermo restando l’indispensabile riferimento anche a realtà già esistenti in Europa, si sente quindi forte e precisa la necessità di dare un nuovo assetto alle Arti della scena sotto tutti i punti di vista: sia di chi è sul palco sia di chi partecipa come spettatore e critico, in modo da dare un giusto valore al lavoro di operatore culturale, anche tutelandolo, e all’intero settore, quello appunto delle Arti della scena, che è fondamentale per la crescita culturale e sociale dell’individuo e della intera società.

Uno dei punti chiave, in particolare, oggetto dell’attenzione dell’Assemblea è il Teatro Stabile di Napoli (che ha respinto la richiesta dell’Assemblea che avrebbe voluto riunirsi presso il Mercadante): «un dibattito sul Teatro Stabile a Napoli nasce dall’esigenza di ridefinire la reale funzione che esso svolge tra i cittadini del suo territorio  e ristabilire le specificità che lo differenziano sostanzialmente e concretamente da un teatro privato». A tal fine, nel documento prodotto, sono messe in evidenza le relazioni che sussistono e dovrebbero sussistere tra il Teatro Stabile e il territorio, il mercato, la formazione ed il tessuto teatrale campano.

Tra le proposte in merito, quella di attuare una riforma “partecipata” dello statuto dello Stabile come l’inserimento nel CdA di un nuovo organismo formato da una assemblea di cittadini rappresentata da un consigliere d’amministrazione. A ciò fanno seguito ulteriori proposte concrete per un “buon governo” del Teatro Pubblico e l’invito a «riflettere sui costi massimi di produzione, sui tetti di reddito e sull’equità della distribuzione e dei compensi fra le varie categorie dei lavoratori che concorrono alla produzione del Teatro Stabile».

Di grande interesse la proposta di operare un decentramento delle attività del Teatro Stabile al fine di favorire la nascita di circuiti paralleli che favoriscano la relazione e collaborazione tra centro e periferia.

Un grande lavoro di messa a fuoco dei principali punti da riorganizzare, insieme a quello di predisposizione di soluzioni concrete, è dunque stato fatto dall’Assemblea; un lavoro che ora, però, deve investire ciascuno “dal basso” e deve essere considerato da chi si trova ai vertici politici locali e nazionali perché dalle parole si passi ai fatti.

 

Ileana Bonadies

 

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