Cannibali, soffio e ceneri per voci, musica e corpo
In scena al Teatro Civico 14 di Caserta le fantasie, le paure e le speranze di una generazione, la nostra.
“No amore mio ,
no, non cambierà il mondo,
complessivamente,
il mio amore,
il divano a due posti da casa Habitat”.
La compagnia Barraca approda per la prima volta al Teatro Civico 14, in scena il 10 e 11 marzo 2012, con Cannibali, liberamente ispirato a Cannibals di Ronan Cheneau, drammaturgo e regista francese. Lo spettacolo vede Rossana Micciulli e Francesco Liuzzi in scena e Nuccia Pugliese alla regia, gruppo questo ormai consolidato dal 1998 e proveniente da Castrolibero (Cs).
Cannibals è un testo che smaschera vizi e difetti dei trentenni d’oggi con pungente ironia ed infinita amarezza. Lo studio della nostra generazione avviene attraverso l’ osservazione di due figure che rappresentano una qualunque coppia di giovani amanti.
Lo spettacolo ha inizio con la loro auto-immolazione (dichiarazione di impotenza dell’uomo di fronte alla società) rendendo subito chiaro allo spettatore il fatto di trovarsi di fronte a due individui che decidono di darsi fuoco solo per ottenere una sensazione, un’emozione. Un cinismo non del tutto disperato, l’auto-ironia, le confidenze, una rabbia vera e struggente e fiumi di parole d’amore creano un ritmo completamente frammentato e quasi sempre coerente. La messa in scena è articolata in modo non proprio lineare, a volte confusionaria, a volte vuota di contenuti. Ricco invece (forse un po’ troppo) lo spazio scenico: oggetti in plastica, in gomma, fiori e luci finte come gli sguardi e i sorrisi tra i due, per raccontare una vita fatta di sogni e delusioni, piena solo del consumismo e del precariato dei nostri giorni. Il tutto è permeato da un senso di vuoto dal quale si vorrebbe fuggire, ma al quale invece ritornano entrambi consapevolmente, ogni volta in attesa di una qualche forma di liberazione o di dannazione.
Non è chiaro se sia a causa del testo oppure sia una scelta registica quella di far sì che le situazioni si ripetano più volte, fino a dare la sensazione di un puro e semplice compiacimento delle stesse.
La stessa Pugliese scrive: “Fin dalla prima lettura del testo ho sentito prepotente la presenza dei corpi, del vuoto come esplosione di presenze, l’essenza del nostro esserci e poi non esserci più. Il corpo aiuta a ricordare, le voci dei vivi e dei morti si mescolano, siamo vittime e carnefici tutti… Come in un film che si riavvolge all’indietro, senza un lieto fine, o forse no”.
A parare di chi scrive, purtroppo l’intento della regista non è stato pienamente raggiunto, causa dei troppi elementi che sono intervenuti nella messa in scena e che non hanno consentito inoltre agli stessi attori di raggiungere una maggiore consapevolezza circa la complessità e l’equivocità del testo.
Consiglia Aprovidolo