Disturbi di memoria… dagli ambigui risvolti
Quando dietro ad un apparente normalità si nasconde il baratro, l’incontro di un pomeriggio può stravolgere tutto.
È un equilibrio fragile quello che sottende la vita di Severo De Angelis e Igino Venturi. Vecchi compagni di classe ai tempi del liceo, si rincontrano per caso, ormai adulti e con un lavoro avviato.
E il flusso dei ricordi, a questo punto, inizia a scorrere, attraverso immagini goliardiche di tempi passati, ricordi “romantici” di fugaci storie d’amore, bilanci di quello che è stato ed ora è. Non possono essere più diversi tra loro questi due cinquantenni: estroverso, sicuro dì sé, licenzioso, accentratore Severo; rigoroso, misurato, composto Igino. Del resto sono anche le professioni che svolgono a rispecchiare il loro contrapposto carattere: l’uno è rappresentante di aspirapolveri, venditore imbonitore; l’altro è avvocato, dedito alla studio del diritto, concentrato sulle regole ed il loro pragmatismo.
Nonostante le diversità evidenti nel modo di fare, parlare, atteggiarsi, però, c’è qualcosa in loro, in realtà, che li rende simile: la custodia di segreti tenuti nascosti agli occhi di chi guarda da fuori e, al contempo, forse, tenuti celati anche a se stessi; o almeno così è certo nel caso di Igino, interpretato con grande realismo da Lello Serao che non manca di conferire al personaggio i caratteri propri di chi intende tenere tutto sotto controllo, in ordine, senza mai tracimare (il continuo toccarsi il polso per misurarsi i battiti, ne è la prova così come la presenza in bella mostra di una sua foto insieme al Papa).
Nel caso di Severo, lo “Spudorato”, è invece la certezza che un furfante non sia più riconoscibile di un uomo onesto quella che emerge e si consolida e Mario Porfito che lo incarna, lo fa con grande disinvoltura, credibilità regalando non pochi momenti in cui sorridere e accantonare i risvolti più tragici che pur sono influenti sullo sviluppo della vicenda, se non prioritari.
Scritta nel 1988 da Manlio Santanelli, Disturbi di memoria è considerata dal suo stesso autore la sua opera più “compiuta” in quanto, spiega, «nel gioco al massacro che ne costituisce il senso primo e ultimo, non c’è una sola battuta di troppo». Ed, in effetti, essenziale è l’impostazione dell’intero spettacolo, a cui la regia di Renato Carpentieri contribuisce a regalare un aspetto “asciutto”, in cui sono unicamente le parole, le battute pronunciate dai due attori in scena, la loro mimica a carpire l’attenzione dello spettatore: pochissime le musiche di accompagnamento, minimale l’arredamento dello studio d’avvocato in cui si svolge l’intera azione.
E pur senza esservi alcun richiamo ad un tempo preciso, contemporanea, attuale appare la storia raccontata, così come contemporaneo è lo stile di colui al quale Santanelli, riconoscente, si ispira e si è ispirato per tale dramma, ovvero Pinter e la sua capacità, immensa, di saper osservare e raccontare la realtà, i suoi paradossi, le sue anomalie attraverso – afferma il drammaturgo napoletano – «una combinazione alchemica tra moventi tragici e risultati comici che, opportunamente mescolati, danno vita al grottesco».
Chiusosi il sipario, a raccogliere gli applausi del pubblico, insieme ai protagonisti, anche l’autore ed il regista, per la prima volta insieme sul palco nonostante molteplici siano state in questi anni le repliche.
Ileana Bonadies
Piccolo Bellini
Via Conte di Ruvo, 14 – Napoli
Tel 081 549 12 66
In scena fino a domenica 1 aprile (mar.-sab. ore 21.30; gio. e dom. ore 18.00)
http://www.teatrobellini.it