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Cronache teatrali dall’«Avanti!», 1916-1920

Mister Wu di Vernon e Owen al Carignano

"Mister Wu" interpretato da Lon Chaney per la versione cinematografica

Mister Wu è un personaggio da romanzo d’avventure per persone colte: come quelli di Guido Boothby, costruiti con l’ingrediente comune del meraviglioso concatenarsi degli avvenimenti per l’arbitrio del protagonista, ma in cui però l’autore si sforza di evadere dal dominio del puro avvenimento per rilevare un carattere forte, che ubbidisce alle grandi passioni elementari dell’anima umana, e acquista quindi a tratti un colorito di umanità che impressiona il lettore e lo spettatore. Mister Wu ritrova i suoi antenati nel Veglio della Montagna di Marco Polo e nel dottor Nikola dell’australiano Boothby; nel terzo atto del dramma egli domanda ispirazione a Scarpia, per la sua vendetta. Motivi elementari, semplicissimi, che fanno presa immediatamente nella coscienza degli spettatori e determinano commozioni profonde, all’infuori di ogni forma artistica, di ogni armonia. È questo il segreto del successo dei drammoni popolari, come anche delle grandi tragedie classiche. Gli uni e le altre rappresentano le originarie e fondamentali passioni: l’amore paterno o filiale, la vendetta, la gelosia, l’odio, il fanatismo; esse sono comprese subito anche dal piú ottuso degli spettatori, fanno vibrare all’unisono gli animi, che si compenetrano dell’azione, la comprendono tutta senza residui, se ne esaltano intimamente e applaudono con frenesia. La tragedia classica vive immortale per tutti; ma anche il drammone è immortale e chi non ha educato la sensibilità e la fantasia, si estasia ancora dinanzi alla rozza e artefatta umanità dei romanzi d’appendice, dei drammi di Sardou o di Bernstein.

Mister Wu ha beneficiato di questa predisposizione del gusto, e, in verità, noi non vogliamo sostenere che i suoi casi non meritino piú attenzione dei casi di una bellissima donna da dramma letterario, angosciata dal quadruplice spasimo di un raffinato amore fatalmente accesosi a una gara ippica.

Mister Wu vuole vendicare sua figlia, sedotta da un giovane europeo. È un’anima complicata il signor Wu; cinese educato all’europea, vuole vendicarsi, da uomo al di sotto di ogni civiltà, ma la vendetta prepara disposando la crudeltà orientale con il progredito senso di reciprocità degli europei. Il Veglio della Montagna veste gli abiti del sardoniano Scarpia. Mister Wu incomincia col sequestrare il seduttore di sua figlia, quindi scatena sull’infelice signor Gregory, padre del giovane, tutte le malefiche forze di cui egli dispone nella sua misteriosa potenza: il signor Gregory ha notizia che le navi della sua flotta commerciale affondano o s’incendiano in alto mare: gli affari sono insidiati e non fruttano, i suoi uomini di fatica gli si ribellano e domandano aumenti di mercede ogni tre ore. Fin qui Mister Wu rimane cinese e lo spettatore può credere davvero che nel Cataio le disgrazie possano essere mosse da un uomo come il bimbetto fa muovere le pallottoline del pallottoliere. Ma Wu si ricorda d’essere anche europeo e tende un laccio alla signora Gregory, la madre. La attira in casa sua e la ricatta. Tragica situazione di una madre europea in Cina! Lo scioglimento non tarda. Una mano benefica porge alla signora una potente dose di stricnina; il veleno, per mirabile concatenarsi d’eventi, invece di dare alla storia una Lucrezia in Cina, va a finire nello stomaco di Wu, che muore caprioleggiando. Il destino ha punito un infame, ma salvato una madre dal disonore, ha restituito un figlio ai suoi genitori. Il finale corona il dramma e riscuote gli applausi piú calorosi.

In fondo questi applausi significano come i sentimenti immarcescibili dell’animo umano siano veramente tali, e lo scetticismo non abbia ancora addentato e corroso le ingenue carni dei cuori moderni, antichi invero quanto antico è l’uomo stesso, con le sue ipocrisie e i suoi omaggi alla virtú.

(5 maggio 1918)

Antonio Gramsci

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