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La denuncia contro la violenza della compagnia Mutamenti si è fatta spettacolo il 26 e il 27 maggio a Caserta.

Anche se giunta ormai agli sgoccioli, la stagione teatrale 2011/2012 del Teatro Civico 14 di Caserta si arricchisce di una nuova produzione Mutamenti: Viola (io ti amavo). Tratto dal libro di Claudio Camarca Un uomo perbene, il testo è stato adattato da Antimo Navarra, unico protagonista dello spettacolo, con Ilaria Delli Paoli alla regia per la prima volta.
La storia ha per soggetto un uomo qualunque, un giovane avvocato con una vita apparentemente “normale” che cela un segreto abominevole: così sbattuta al centro della scena, la vera storia di un pedofilo crea da subito angoscia ed impotenza, sensazioni queste che accompagneranno lo spettatore per tutta la durata della messa in scena. Attraverso un gioco di ombre e di luci fioche atte a rappresentare l’anima di quest’uomo “perbene”, si perde in parte il senso dello spazio e del tempo, al punto da non riuscire a comprendere da subito come relazionarsi con tutto ciò che accade.

Attraverso la scenografia studiata e misurata di Antonio Buonocore, chi osserva si ritrova ospite di questo bunker, in questo loft degli orrori dove oggetti di vita quotidiana come specchi, scatole di scarpe, abiti, sono per quest’uomo strumento di distruzione, una distruzione psicologica e a volte, come nel caso di Viola, anche fisica.

Un ghigno beffardo accompagna per tutto il tempo l’attore, un personaggio che vomita crudeltà e che in un momento isolato cerca di addurre le sue motivazioni, le sue giustificazioni: ma è soltanto un momento, sia per chi ascolta sia per chi parla non si sente alcuna convinzione né speranza di poter giungere alla benché minima possibilità di comprensione o perdono.

Si tratta chiaramente uno spettacolo di denuncia ricco di simbolismo, e proprio le immagini di determinati “oggetti-simbolo” (provette contenti liquido umano di vario genere, la ricostruzione in plexiglass di un busto femminile) sono la prima forma di denuncia: quella verso la facilità con cui quest’uomo distrugge la vita di numerose bambine passando inosservato; e quando egli stesso dice: “io sono invisibile, uno dei tanti nella folla”, ha l’intento di creare nel genitore ipotetico un senso di colpa per non essere riuscito a difendere un figlio da tutto questo.
Si percepisce chiaramente l’esigenza, di dover creare uno spettacolo che stavolta affrontasse l’argomento dal punto di vista del carnefice, senza però mai giustificare o mediare (aggiungendo magari alla storia motivazioni recondite come quelle di un passato fatto a sua volta di violenza).
C’è uno studio profondo sia alle spalle del testo, sia della condizione psicologica e sociologica di questi individui: elemento visibile, a parere di chi scrive, innanzitutto per la sicurezza e la determinazione del giovane Navarra in scena e poi per la conoscenza approfondita dei disturbi della personalità e delle varie psicopatologie che possono generare un comportamento pedofilo che Ilaria Delli Paoli studia da anni. Tutti elementi questi che concorrono ad una riuscita indubbiamente positiva del lavoro, tanto difficoltoso quanto toccante.

Consiglia Aprovidolo

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