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Al Circolo Arcas il regista Ciro Pellegrino racconta la società di oggi attraverso i testi di Ionesco.

Dal 31 maggio fino al 3 giugno è di scena al Circolo Arcas La cantatrice è calva. Ma a volte usa le parrucche… soprattutto quelle bionde, percorso di studio che il regista Ciro Pellegrino ha realizzato prendendo spunto da due testi di Ionesco, ovvero La cantatrice calva e Le sedie.

La particolarità di questa messa in scena consiste nelle conversazioni in-coerenti e principalmente prive di contenuto che i personaggi portano avanti. I protagonisti, infatti, sono dei semplici fantocci che richiamano direttamente la famosa bambola della Mattel, e non a caso la colonna sonora riprende il famoso album degli Aqua, gruppo che nella metà anni Novanta ebbe un clamoroso e bruciante successo. Tra l’altro, il singolo che li ha lanciati è proprio Barbie Girl, dal contenuto vuoto e sterile come i dialoghi delle Barbie presenti sul palco, più preoccupate di esporre i loro muscoli o di sistemarsi continuamente la pettinatura.

La prima parte dello spettacolo, che è stato provato per circa un mese, è quasi tutta improvvisata utilizzando solo ed esclusivamente dei fogli-guida tratti da Le sedie di Ionesco. Subito dopo la scena cambia con l’arrivo di bambolotti privi di una reale e consapevole identità, interessati più alla loro finta e apparente bellezza. I loro gesti e movimenti sono tutti ripetitivi e meccanici, attuati per mettere in mostra il loro corpo piuttosto che per interagire con l’altro.
Alla fine dello spettacolo, Diego Sommaripa, uno dei sei attori in scena, confessa di avere solo impressioni positive sia per quanto riguarda il lavoro che per il gruppo in sé. La prima serata è stata vista quasi come una prova aperta per tastare gli effetti che poteva avere sul pubblico e su quanto potesse piacere. Il pubblico, da parte sua, ha reagito molto bene allo spettacolo e lo ha goduto in pieno, divertendosi. Ma è evidente che la risata delle persone in sala fosse amara in quanto ciò che è andato in scena non è nient’altro che uno specchio della società odierna e una chiara rappresentazione della decadenza della cultura. Infatti, sul palco hanno giocato delle Barbie e dei Ken, i cui dialoghi erano senza senso, inutili o ripetitivi. Protagonisti di una storia senza trama e caratterizzati da sorrisi vuoti o falsi.

Il tentativo di presentare un quadro fallimentare della società borghese di oggi, per chi scrive, è stato centrato in pieno e il teatro dell’assurdo di Ionesco è stato quanto mai efficace in tal senso, prestandosi molto bene ai toni ironici e dissacranti voluti dal regista.
Grande merito va, infatti, al lavoro di regia che ha saputo dare grande spazio alle idee e alle “follie” degli attori. Follie che Ciro Pellegrino ha sempre voluto appoggiare, offrendo la possibilità di improvvisare e di lavorare poco a tavolino, e molto provando direttamente le proprie idee. L’incontro avvenuto con le esigenze di ogni singolo attore è stato rivolto alla comprensione dei ruoli e delle possibilità espressive che più li mettesse a proprio agio sul palco.

Il regista stesso si è soffermato dichiaratamente sul progetto, a cui stava lavorando da quasi sei anni e che quest’anno ha portato con piacere all’Arcas. La scelta di Ionesco non è stata effettuata a caso ma perché nell’elaborazione dello spettacolo ha aiutato a rafforzare il significato di plasticità e ripetitività che a Pellegrino interessava rappresentare. La lettura dell’autore è stata ovviamente riveduta, per poter mostrare più efficacemente la mancanza di identità della nostra società. Tale idea viene espressa perfettamente nella scena dei due coniugi-bambole, interpretati da Roberta Astuti e Yuri Napoli, che non si riconoscono. Per riscoprire di essere marito e moglie, devono necessariamente ripercorre i loro spostamenti e parlare della loro provenienza e della loro abitazione. Solo in questo modo riescono a riavvicinarsi anche dal punto di vista fisico. Come se ciò non bastasse e per dare ulteriormente un’idea di stupidità, tra una parola e l’altra, si odono i versi del gallo e della gallina, che nella visione comune rappresentano l’animale non intelligente. L’intento è quello di mostrare come l’emblema della bellezza odierna ormai sia solo quella imposta dall’immagine del palestrato o della donna rifatta ed appariscente, priva di naturalezza. Anche per questa ragione, i personaggi in scena indossano tutti una parrucca bionda, metafora di illusoria e finta perfezione.
La scelta della Barbie, invece, viene motivata dall’esigenza di rivelare un travestimento e per sottolineare come i bambini di oggi abbiano perso la loro genuinità giocando come fossero dei piccoli adulti. Questa bambola per loro diventa un modello da imitare e un punto di riferimento su come essere e comportarsi.

In scena, oltre a Diego Sommaripa, Roberta Astuti e Yuri Napoli, hanno dato una grande prova attoriale Viviana Cangiano, Carlo Liccardo e Francesco Saverio Esposito. Tutti giovani attori che si spera continuino nella loro ricerca teatrale sempre in modo genuino e spontaneo, così come è accaduto per l’esperienza de La cantatrice è calva.
Il teatro del Circolo Arcas si trova in via della Veterinaria n. 63 e solo per domenica 10 giugno sono previste due repliche straordinarie dello spettacolo, alle 18.00 e alle 21.00.

Gabriella Galbiati

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