MatriMoro – prologo di parole
Il Pozzo e il Pendolo sabato 2 e domenica 3 ha chiuso la sua stagione teatrale con lo spettacolo “MatriMoro” di Adriana Follieri.
Gli spettatori sono ancora in fila per acquistare il biglietto, quando una donna si avvicina loro chiedendo, con tipico frasario da venditore ambulante, di comprare le sue rose. Queste vengono poi donate all’ingresso, insieme a del vino e dei dolci. L’atmosfera, in questa prima fase, è molto conviviale: attori e spettatori si mischiano e si confondono causando un certo disorientamento in quest’ultimi. Alcuni attori invitano il pubblico a sedersi sulle poltrone poste ai lati della sala. Quattro donne anziane prendono posto su delle sedie: la stanza si trasforma in un salone da parrucchiere. Le donne danno inizio ai pettegolezzi tipici di questi ambienti; il tema centrale è il matrimonio e le difficoltà, causata dalla crisi, di poter acquistare abiti adatti a questo tipo di cerimonia. L’ “inciuciare” viene improvvisamente rotto dal presentarsi sulla scena di un uomo, marito di una di queste, che si lamenta della continua assenza della moglie e confessa di sentirsi trascurato; ha inizio una lite che, però, termina in un abbraccio caloroso tra i due anziani amanti. Parte una dolce musica su cui i due anziani signori danzano, invitando gli spettatori a raggiungere un altro luogo della scena. Qui troviamo una lunga tavola imbandita, dove gli attori prendono posto. Da questo momento in poi ha inizio la vera e propria pièce teatrale che si articola in una successione di quadri, disconnessi tra loro: MatriMoro è infatti uno spettacolo tenuto insieme non da una trama logicamente strutturata, ma da un tema centrale, l’Amore. L’analisi di questo tema nasce dall’esigenza di spiegare un sentimento e un legame che sfuggono alle tipiche leggi del linguaggio; in questo senso è emblematica la scena della lettura ossessiva dei bigliettini dei Baci Perugina, che pur cercando di definire l’amore, lasciano però insoddisfatti. Da tale insoddisfazione, la ricerca della comprensione di questo sentimento inizia a concentrarsi sull’osservazione di varie figure archetipe: gli attori portano in scena l’amore all’interno della coppia coniugale, nelle figure di Adamo ed Eva; l’amore tra madre e figlio, nelle figure di Eva e Abele (Fiorenzo Madonna); l’amore paterno, nelle figure di Dio Padre e Caino; e l’amore fraterno, nelle figure di Caino e Abele.
Rapporti forti e vivi, essi nascondono una tragicità ben esplicata nella scena in cui Abele viene ucciso dalla mano di suo fratello Caino, o ancora in quella in cui gli attori, assumendo la posizione della Vergine e del Figlio, rinviano all’opera di Michelangelo, La Pietà. Quadro scenico che raggiunge il suo apice di intensità grazie al gioco di luci (di Davide Scognamiglio) che, oscurando l’intera sala, mette sotto i riflettori la drammaticità dell’evento.
Altra scena significativa è quella in cui Dio pone il sigillo sulla fronte di Caino maledicendolo. Ne nasce un dialogo serrato, un continuo rimbalzo di accuse che sfocia nella greve frase di Caino: «Io ho ammazzato Abele perché non potevo uccidere te», mentre in sottofondo si odono le note ritmate di “Waka waka”. Altrettanto pregna di amore drammatico diviene l’atmosfera nel momento in cui Eva, sollevato da terra il corpo esanime di Abele, inizia a danzare il tango ed ogni suo passo trasuda amore materno e disperazione.
La regista, con grande maestria ha dato vita e corpo ad uno spettacolo retto dal perfetto equilibrio tra drammaticità e leggerezza, regalando al pubblico attimi di pura tensione teatrale e frangenti che riportano a riscoprire la bellezza della vita.
MatriMoro è lo spettacolo di chiusura formale del lavoro di ricerca di Manovalanza, progetto che prevede la fusione sulla scena di giovani attori/danzatori professionisti ed il coinvolgimento di cinque coppie di anziani frequentanti il circolo ricreativo della Terza Municipalità di Napoli. Ed è proprio questo aspetto a rendere originale la messa in scena, oltre alla grande abilità registica e degli attori che, magistralmente, con il loro corpo e la loro voce hanno dato vita a sentimenti universali.
Carmela Pugliese