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Numeri, statistiche e top ten di un 2011 paradossale in attesa che vengano resi noti i dati del primo semestre 2012.

La Siae, che con le liberalizzazioni del governo Monti, rischia di perdere la sua leadership nel mondo della proprietà intellettuale, pubblica i dati (molto inquietanti) relativi alle attività svoltesi nel 2011. Le fonti di questo articolo sono tutte verificabili sul sito della Siae, nella sezione statistiche e dati. L’indagine Siae, molto accurata e precisa, investe tutti i settori dello spettacolo, dal cinema, al balletto, passando per lo sport e la musica. Ciò che qui verrà approfondito, però, sono i soli dati relativi al mondo teatrale, in affanno ma, paradossalmente, più produttivo (o meglio, autoproduttivo) degli anni passati.

Nonostante si fatichi ancora a dimenticare  la frase-scandalo dell’ex ministro Tremonti: «Con la cultura non si mangia», il volume d’affari stimato dalla Siae per il settore teatrale si aggira intorno ai 110.313.568,85 euro.

51.026 sono gli spettacoli prodotti, con oltre 8.745.725 ingressi e 10.035.072 partecipanti in assoluto. Un’attività che solo al botteghino ha prodotto 87.276.424,89 euro. Il pubblico italiano ha speso in questo settore oltre 106 milioni di euro. Ovviamente questi numeri, spesso fastidiosi e poco comprensibili, chiariscono una panoramica ben precisa di ciò che avviene nel teatro italiano.

Ma analizziamo punto per punto i dati finora esposti. Tra il 2010 e il 2011, secondo la Siae, la spesa del pubblico (intendiamo tutte le altre somme che il pubblico paga per assistere allo spettacolo dal bar al guardaroba) per il teatro è addirittura aumentata del 0,33%, pari a circa 400.000 euro. È importante sottolineare nuovamente che questi dati si riferiscono soltanto ai primi sei mesi di attività del 2011, sono dunque provvisori e bisognerà attendere la fine dell’anno per esprimere valutazioni sul reale andamento dell’attività di spettacolo nel nostro Paese.

Il Teatro è un settore che nell’enorme torta dei lavori dello spettacolo produce il 12% degli introiti. Terzo in classifica alle spalle di Ballo e Concertini 28%, Cinema 25% e Sport 12%. Il Teatro Italiano, appare da questi dati totalmente improduttivo e potremmo dire antieconomico. Il rapporto tra spesa del pubblico e ricavo è disarmante. Non solo perché si è in rosso continuo di anno in anno, ma soprattutto rispetto agli altri settori i guadagni sono infinitamente minimi.

Ragioniamo ora per aree geografiche. Come già specificato nei precedenti articoli, gran parte delle risorse, anche secondo la Siae, vengono incassate dai teatri dal Nord. Al Sud appena 19 milioni di euro, alle isole 14. Il Sud ha visto perdite di incassi del 7%, con una perdita di 3 milioni di euro rispetto al 2010.

Scendiamo ulteriormente nei dettagli e poniamo l’attenzione sulla regione Campania. Le attività cinematografiche hanno subito gravi perdite rispetto al 2010 (5 milioni di euro). Il mondo teatrale (2 milioni di euro), il balletto (3 milioni di euro) e le mostre (circa 500 mila euro). Appaiono in crescita settori come la concertistica (+ 500 mila euro), spettacolo viaggiante (+ 400 mila euro) e l’attività sportiva, che grazie anche ai successi della squadra del Napoli, registra un aumento degli investimenti pubblici di oltre 7 milioni di euro.

Gli incassi di Avelli per il mondo teatrale hanno registrato una flessione di oltre 300 mila euro con una perdita del 32,09%, Benevento rimane stazionaria con circa 270 mila euro di incassi. Caserta perde il 12%, circa 60 mila euro. Napoli perde quasi 2 milioni di euro: da 9.800.000 si passa a 8.200.000 euro, in rosso del 16,34%. Infine Salerno, l’unica città che è in attivo nel 2011 rispetto al 2010. Sommando il tutto in Campania si è passati dagli 88 milioni spesi dal pubblico nel 2010 agli 84 del 2011, -2,10%.

Napoli è in rosso in tutti i settori e dati. Nel 2010 sono stati prodotti 2275 spettacoli, nel 2011 solo 1942. Anche gli ingressi si sono ridotti notevolmente. Dai 462 mila del 2010 ai 371 mila del 2011. Il volume d’affari si è complessivamente ridotto di un 1.600.000 euro. Perdite enormi per un settore che ha visto negli ultimi dieci anni ridursi a colpi di machete spazi, festival e risorse.

Paragonando il capoluogo campano con le città italiane che maggiormente producono e investono nel teatro si evidenziano questi effetti. Siamo lontanissimi dai 38 milioni incassati a Milano e dai 33 a Roma. Firenze e Torino ci superano di un milione di euro con i 7 milioni guadagnati da compagnie e teatri. Siamo superiori solo a Bologna, che cono i suoi 300 mila abitanti, non dovrebbe nemmeno essere accostata agli investimenti di una città come Napoli, che tra centro e hinterland supera i 2 milioni di abitanti. Le istituzioni investono circa 7,30 euro per abitante a Napoli, nel settore teatrale, contro i 29 euro di Milano. La domanda è: perché? Ognuno è libero di darsi la propria risposta. Sicuramente non sarà questione di talento.

Unica piccola chicca merita di concludere questo articolo. Ovvero la Top Ten degli spettacolo più visti. Il commento di chi scrive è: “che tristezza”.

Primo in classifica il Rugantino con Enrico Brigano, spettacolo storico. Per onor di cronaca, siamo passati dal Nino Manfredi e Aldo Fabrizzi del ’62 a Brignano del 2011.

Argento per il musical La bella e la bestia” di Gleen Casale. Spettacolo prodotto dalla casa di produzione Stage Entertainment, la più grossa impresa di profitto teatrale d’Italia.

Bronzo per Panariello non esiste .

Medaglia di legno per Flashdance di Federico Bellone, ancora una produzione Stage Entertaiment. Segue un altro musical Mamma mia”, sempre di Stage Entertaiment.

L’unica compagnia nella top ten è quella dei Legnanesi, che si classificano sesti con il loro ultimo spettacolo Fam, Fum e Frec.

Settimo il napoletano Vincenzo Salemme, con il suo spettacolo L’astice al veleno.

Ottavo, il musical Aladin con il gieffino Flavio Monturchio.

Al penultimo posto disponibile si posiziona Aggiungi un posto a tavola che, indubbiamente, è  un capolavoro, ma è dal ’74 che occupa scena e teatri. Largo alle nuove idee.

Ultimo, ma non per demerito, Gigi Proietti.

Risulta chiaro da questa top ten come la tv abbia monopolizzato il settore teatrale e la spettacolarizzazione multimediale del teatro abbia distrutto per certi versi l’eccellenza del teatro di ricerca e di tradizione. È il pubblico che vuole musical d’acrobati ed in scena attori del Grande Fratello? O è la pubblicità sfrenata che porta migliaia di persone a spendere oltre 40 euro per uno spettacolo con Flavio Monturchio?

La malinconia s’impossessa della penna se solo si pensa ad eccellenze come  Emma Dante, Luca Ronconi, Eugenio Barba, Arturo Cirillo, Enzo Moscato, Marco Martinelli, Saverio La Ruina e tanti altri che meriterebbero maggiore attenzione.

Rosario Esposito La Rossa

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