Teatri comunali napoletani: un disastro!
Teatri e spazi inutilizzati di una città che non conosce le proprie risorse.
Il problema delle giovani compagnie teatrali (e anche delle storiche) è da sempre la mancanza di spazi. Luoghi pubblici dove poter esprimersi, crescere, sperimentarsi. È un coro d’indignati che dura da anni. Gente costretta il più delle volte a pagare 8/10 euro l’ora per avere a disposizione piccole salette arrangiate in ex cantinole pittate di nero. Poche luci, due casse.
Ma a Napoli mancano gli spazi oppure sono gestiti male? Gli artisti conoscono le potenzialità del patrimonio comunale o fanno finta di non sapere? Domande semplici e dirette che meritano ovviamente delle risposte.
Ora sarebbe troppo semplice puntare il dito contro una giunta che ha all’attivo 356 giorni di governo, questi sono quesiti e problemi che ci trasciniamo dietro da anni, decenni. Ma cerchiamo di capire. Gli unici spazi comunali dove attualmente si svolge una stagione teatrale sono tre: il Mercadante, il Ridotto del Mercadante e il San Ferdinando, tutti sotto la guida di un solo uomo direttore/regista Luca De Fusco. In un anno le produzioni non superano mai le 30 unità; 30 titoli offerti al pubblico. 3 sale e 30 titoli (quando le cose vanno alla grande). Una miseria rispetto ai modelli cittadini affermati e collaudati come quelli marchigiani o torinesi, i quali gestiscono numerose sale in città garantendo un maggior numero di piecè e una equa partecipazione di stili, vedi ricerca, commedia, sperimentazione, tradizione.
Il patrimonio del Comune di Napoli rispetto alla sale teatrali/auditorium è spaventoso e incredibilmente inutilizzato. Facciamo alcuni esempi. L’ Auditorium di Scampia, chiuso per 20 anni, è stato riaperto grazie al progetto Arrevuoto e ristrutturato grazie al progetto d’impresa culturale Punta Corsara. dei 700mila euro previsti, non si conosce la cifra precisa dei soldi spesi effettivamente dal Comune e i lavori appaiono inadeguati: ad esempio, non esiste un pannello elettrico adatto agli ambienti teatrali e in alcuni punti sono evidenti macchie da infiltrazioni. Tutt’ora la struttura non gode di nessuna stagione teatrale, lo spazio è affidato alla Municipalità, che su richiesta lo concede a scuole o associazioni. Responsabile dello spazio è l’assessore al Patrimonio di Scampia, Rosario Guidi, ex responsabile di parchi e giardini del Comune di Napoli. “La storia si ripete sempre due volte, la prima in beffa, la seconda in tragedia” diceva un uomo barbuto. Vive grazie a agibilità speciali, non vi possono entrare più di 100 spettatori alla volta. Muncipalità e Comune giocano a scaricabarile e le responsabilità annegano nel baratro.
Centro Asterix di San Giovanni a Teduccio. Dopo un’ottima gestione, non priva di coinvolgimento territoriale da parte di Teatro dell’Anima, oggi è uno spazio anch’esso in mano alla Municipalità di riferimento, con gli stessi problemi e obiettivi dell’Auditorium di Scampia. 140 posti non utilizzati per alcuna stagione teatrale.
Piazza Forcella, ex Supercinema Forcella. Cuore della città. Inaugurato numerose volte e continuamente abbandonato a se stesso. Presenta problemi strutturali per essere un teatro, vedi la presenza di ringhiere sul palco o di pilastri. Inizialmente nella gestione viene coinvolta la storica compagnia di teatro d’Infanzia, I Teatrini, ma ad oggi non si capisce la destinazione dello spazio dedicato alla giovane uccisa dalla camorra, Annalisa Durante. C’è chi prospetta che sarà punto di riferimento del Forum delle Culture, chi di progetti di formazione. Per ora sappiamo che il papà di Annalisa Durante, Giovanni, ha più volte protestato per lo stato dello spazio, organizzando anche collette per mantenere aperto lo stabile.
Ma fermiamoci un attimo. Perché parlando di spazi teatrali da utilizzare, non possiamo non spendere due parole per un tentativo, purtroppo andato male, di recupero di spazi comunali. L’anno è il 2002 e l’assessorato alla cultura del Comune di Napoli, in collaborazione con la Regione, promuove il progetto “Teatri di Napoli” che prevede il recupero e l’assegnazione di spazio comunali a compagnie territoriali.
Molti dei tentativi falliscono, quelli ancora in vita campano di stenti. Analizziamo alcune situazioni.
Ex Cinema Italia, quartiere Mercato-Pendino. Nel 2002 doveva diventare un teatro. Nel 2009 lo stesso Comune con Delibera n°4 del 12 maggio, trasforma il progetto originario prevedendo che al posto del teatro ci sia una piscina. Costo dell’operazione circa 100 mila euro.
Granitile delle Arti, ex SuperCinema di San Giovanni a Teduccio. Luogo affidato a Liberamente e a I Teatrini. Dal 2002 al 2008 spazio non aperto al pubblico per inagibilità. Nel 2008 il Comune di Napoli promuove un bando per la ristrutturazione e il completamento del già citato spazio. Budget a disposizione 465 mila euro. Giorni previsti per il completamento dei lavori 540. Ovviamente la ditta ha sforato già di qualche anno.
Masseria Luce, San Pietro a Patierno. Le compagnie individuate per l’assegnazione sono RossoTiziano e Le Nuvole. Il casale agricolo per una disputa tra Municipalità e Comune non diventa un teatro. Oggi è sede del Museo della Civiltà Contadina di Napoli. Altra teca al posto della vita brulicante del teatro.
La lista continua con Teatro Città dei Bambini, Ponticelli. Destinatari dello spazio La Riggiola, Scena Mobile e Crasc. Spazio di 220 posti, i lavori dovevano essere completati per il 2009. Alle fine del 2011 la struttura appare un cantiere fantasma. Il Comune non paga la ditta e lo scenario agli occhi degli abitanti è un susseguirsi di gru e pannelli arrugginiti. Lavori sospesi e già un milione e mezzo di euro spesi. Tutto congelato: i 34mila metri quadrati, che avrebbero dovuto ospitare 2mila bambini napoletani, sono ancora un miraggio.
Infine il Teatro Area Nord di Piscinola dato in gestione e Libera Scena Ensemble. L’unico stabile realmente attivo da anni. L’unica vera e propria stagione dell’Area Nord di Napoli. Uno spazio che va avanti solo ed esclusivamente grazie alle potenzialità umane della compagnia che lo rende vivo. Uno spazio che ha potenzialità immense. Di tre sale esistenti, solo una da 120 posti viene utilizzata. L’auditorium da 400 posti è pericolante e piove sulle poltrone. Potrebbe essere un impianto culturale impressionante, base di lavoro per molti. Quando fu aperto c’erano metri di guano a ricoprire poltrone e palco, oggi rischia di morire nell’indifferenza delle istituzioni. I soldi necessari alla ristrutturazione ammontano a 400 mila euro. Parliamo di soffitto, guaina di copertura e impianto di riscaldamento. Qualche anno fa, il NTFI, sotto la guida Furfaro-Quaglia, finanziò lo smantellamento dell’ex Birreria Peroni di Miano (2 km da Piscinola), per allestire nei locali del birrificio un teatro, utilizzato per soli 3 mesi e poi nuovamente smantellato. Tutto questo tra le protesta dei lavoratori Peroni che perdevano il posto di lavoro e gli attori indignati per una spesa inutile molto vicina al mezzo milione di euro.
Chiudiamo quest’inchiesta con una nota positiva. L’apertura del Nestt (Napoli Est Teatro) struttura comunale a San Giovanni a Teduccio affidata ad un gruppo di giovani artisti facenti capo a Francesco Di Leva e Adriano Pantaleo, che con coraggio e dedizione stanno portando avanti un progetto teatrale di notevole importanza per il territorio.
Come si evince delle elencate situazioni i territori che maggiormente soffrono della mancanza di spazi teatrali e di aggregazione sono le periferie. Abbiamo raccontato di Ponticelli, San Giovanni, Piscinola e di tutte quelle periferie culturali all’interno della città, vedi Forcella o il Pendino.
Non c’è bisogno di giudizi, proteste o lamenti. Indubbiamente è arrivato il momento del fare.
Rosario Esposito La Rossa
volevo informare che da più di tre mesi l’ex Asilo Filangieri non è più vuoto e inutilizzato. Con un atto conflittuale, stanchi delle lamentele e dell’immobilismo istituzionale, artisti, studenti e ricercatori lo stanno riempendo di vita. Nelle sue tre grandi sale (cappella a pianterreno, refettorio al primo piano e sala al terzo piano) ospita quotidianamente laboratori e compagnie nell’ottica del fare comune. Ogni martedì la consueta assemblea di gestione per partecipare al processo in atto, fare proposte e condividere gli spazi in base alle esigenze di chi ne ha bisogno, un saluto a tutti