“L’angelo della casa”, ovvero Emily Dickinson
Uno spettacolo itinerante all’interno dell’Orto Botanico fa rivivere la poetessa tra le più note dell’800.
Questa è la mia lettera al Mondo
Che non mi ha mai scritto…
Il suo messaggio è affidato a mani che non posso vedere.
È attraverso una passeggiata all’interno del Real Orto Botanico di Napoli, mentre appaiono fugaci i personaggi della storia che di lì a poco verrà rappresentata e che il pubblico può osservare quasi come se li spiasse, che ha inizio la rappresentazione, in prima assoluta, de L’angelo della casa.
Nato da una idea di Giorgia Palombi che ne cura anche la regia e scritto da Antonella Cilento («Con Antonella ci comunicammo impressioni e immagini – spiega la regista – che emergevano dalla lettura dei versi: […] il fiume di luce che nasce dalla sua scrittura e la illumina, le innumerevoli poesie scritte e nascoste, ritrovate dopo la sua morte»), lo spettacolo è un omaggio alla poetessa statunitense Emily Dickinson mediante il racconto delle relazioni amicali e affettive che caratterizzarono la sua vita, molto influendo sulla sua personalità, sulla sua osservazione del mondo circostante e, naturalmente, sulle sue poesie, specchio del suo animo più profondo e taciuto, ma anche strumento per relazionarsi con l’esterno.
Sempre più votata, nello scorrere del tempo, dei suoi anni, alla solitudine, decisa a voler contrastare morale e convenzioni trascorrendo la gran parte dei suoi giorni in casa, è, infatti, chiusa in un bozzolo rigido e trasparente che la figura di Emily ci appare per la prima volta in scena. Farfalla che intende liberarsi per distendere le ali candide e librarsi in volo in cerca della Bellezza, la donna, vestita di bianco «come fosse una sposa», è soprattutto con le lettere che incessantemente scrive che comunica con gli altri a cui descrive i propri sentimenti, stati d’animo, turbamenti. Così accade con la tanto amata amica Susan Gilbert (interpretata con lievità da Susanna Poole) che poi diverrà sua cognata sposando il fratello maggiore Austin (Giancarlo Cosentino, chiamato a interpretare quattro ruoli maschili, ovvero quello di Austin, Otis, Higginson e Samuel); con il reverendo della Chiesa Presbiteriana di Filadelfia, Charles Wadsworth, suo mentore col quale intratterrà una lunga corrispondenza, probabilmente amandolo nonostante fosse sposato, e il cui nome ricorre spesso nei dialoghi della messainscena a sottolineare quanto forte fosse il suo ascendente su di lei; o ancora con il critico-scrittore di Boston, Thomas W. Higginson, al quale sempre scriverà per ricevere consigli e con lui confrontarsi circa la sua produzione poetica e, infine, Samuel Bowles, direttore dello Springfiel Daily Republican giornale su cui verranno pubblicate alcuni dei suoi testi.
Accompagnato dai suoni dell’Orto – il cinguettio degli uccelli, il gracchiare delle rane nello stagno; dalla luce che dal tramonto volge alla sera trasformando con naturalezza la scenografia (enfatizzata da Iole Cilento e Porziana Catalano che hanno curato scena, luci e costumi); dal silenzio delle scene solo mimate in giardino, tra l’imponente verde degli alberi a fare da cornice, prima di entrare nella grande dimora della Dickinson e dalle musiche contemporanee (di Laurie Anderson, Josephine Foster, Philip Glass, Polegnala e Pschenitza) che conferiscono alla storia e ai personaggi vivida attualità, lo spettacolo scorre fluido, riuscendo bene a condensare in circa un’ora e mezza, i molteplici aspetti e momenti della esistenza della poetessa; lasciando che siano molto spesso i suoi versi a sostituire le parole e dare concretezza ai pensieri, alle emozioni che la animano, rendendo tangibile l’invisibile, «che fu per Emily la tensione di tutta una vita», come ricorda la Palombi.
Non immune da ciò che si dipana dinanzi ai suoi occhi resta lo spettatore, a cui sul finire, la stessa Emily, impersonata con bravura da Giovanna Di Rauso che sa restituire con efficacia la complessità del suo carattere, ora forte e ribelle, ora vulnerabile e angosciato, si rivolge regalando stralci delle sue liriche prima di ritornare nel suo “guscio” e lasciare posto ai versi. Solo ai versi.
Ileana Bonadies
Real Orto Botanico
Via Foria, 223 – Napoli
Repliche dello spettacolo:
13 giugno – ore 19:30; 22:15
14 giugno – ore 20:00; 22.30
http://www.napoliteatrofestival.it