“El tiempo todo entero”, pièce sul tempo e sul silenzio
La regista Romina Paula, ispirandosi a Lo zoo di vetro di Tennessee Williams, porta in scena l’irrealtà.
Il silenzio può essere doloroso…
La 5° edizione del Napoli Teatro Festival dedica quest’anno un focus al teatro argentino che ha vissuto negli ultimi anni un così autentico boom di creatività da non potersi non affermare anche oltre i confini nazionali. Ed è così che la Compagnia El Silencio di Buenos Aires porta in scena (per la prima volta in Italia) al Teatrino di Corte di Palazzo Reale lo spettacolo El tiempo todo entero, scritto e diretto dalla giovane regista Romina Paula e liberamente ispirato a Lo zoo di vetro di Tennesse Williams.
Si respira, dunque, aria di internazionalità non solo perché la pièce è in lingua spagnola con sottotitoli in italiano, ma anche per il pubblico composto non solo da italiani.
La storia si svolge in un modesto appartamento argentino dove la protagonista Antonia (Pilar Gamboa) vive con suo fratello Lorenzo (Esteban Bigliardi) e la madre Ursula (Susana Pampìn). Di questo appartamento, Antonia ne fa il suo unico mondo non amando uscire e ritenendolo, anzi, superfluo: lei preferisce immaginare i luoghi più che vederli e ciò che conosce del mondo esterno è, fino ad oggi, stato possibile solo attraverso gli occhi della madre e del fratello. «È il mio corpo che non lo capisce», afferma. Ciò nonostante, la personalità di Antonia è quella di una donna forte, lontana dalla fragilità del suo corrispettivo personaggio nel testo originale di Williams, Laura. «L’azione del testo si sviluppa in questo tempo mentale proposto da Antonia, un tempo svincolato da qualsiasi produttività», spiega la regista.
Lorenzo, all’opposto, pensa di voler andare via di casa ma non avendo il coraggio di dirlo a sua sorella che ne soffrirebbe, nonostante la madre lo sproni affinchè parli con lei il prima possibile, cerca sempre di rimandare il momento. A differenza di Antonia, infatti, Lorenzo sente l’esigenza di allontanarsi dalla realtà in cui vive e che lo opprime. Egli rappresenta la generazione dei giovani argentini della fine degli anni ’90, una generazione priva di spirito combattivo ma che trova in ogni caso (o almeno ci prova) la forza di salvarsi dall’apatia di quel frangente storico. Ursula vorrebbe che la figlia facesse altrettanto vivendo attivamente la vita, così come ha fatto e continua a fare lei stessa, ma Antonia non sembra voler modificare il suo atteggiamento e neppure quando arriva in casa Maximiliano (Esteban Lamothe), amico e collega di Lorenzo, cede alla curiosità di scoprire cosa c’è al di fuori del suo mondo irreale.
Maximiliano, dapprima sconvolto dall’apprendere il modo “passivo” in cui la giovane trascorre le sue giornate e dal fatto che lei pronunci la frase: «Non credo nel fare», ne resta comunque affascinato provocando una reazione inaspettata nella stessa Antonia che non esiterà a baciarlo così spezzando momentaneamente quell’immobilismo di cui è prigioniera.
Ma l’impressione che qualcosa stia per cambiare nella vita dei personaggi, subito svanisce allorquando Lorenzo, inizialmente deciso a partire, annuncia di non essere più intenzionato a farlo. Vittima dell’apatia che lo circonda, la voglia di riscatto in lui insita non riesce a tradursi in pratica e l’abbraccio commosso tra madre e figlia, accompagnato dalle parole della canzone Solis si no te hubieras ido di Marco Antonio (noto cantautore messicano), sembra sottolineare quanto la sua scelta di restare sia la migliore che potesse prendere.
Oggi affermata regista della scena porteña, Romina Paula dell’opera di Williams, scritta quando studiava drammaturgia all’EMAD, ne ha estrapolato l’essenza, sgravandola del contorno pesante in cui l’opera era ambientata (anni ’30) e così conferendole, pur trattandosi di un dramma, un animo lieve a tratti anche ironico. La scelta di mantenere per la messinscena la lingua originale, inoltre, si dimostra vincente consentendo allo spettatore di cogliere nei dialoghi anche le più piccole sfumature dei toni.
Efficace l’interpretazione degli attori che, giovani nell’età ma non nell’esperienza, hanno saputo con credibilità rappresentare le vite dei personaggi, emozionando il pubblico. Al risultato positivo, infine, hanno contribuito con valore le musiche di Chavela Vargas, Rata Blanca e il già citato Marco Antonio.
Interessante.
Francesco La Rocca