Gramsci, cronache teatrali: “Le due sponde”
Cronache teatrali dall’«Avanti!», 1916-1920
Le due sponde di Poggio all’Alfieri
Commedia piccolo-borghese a tesi.
L’autore polemizza nientemeno che con Giorgio Ohnet per ciò che ha voluto dimostrare nel Padrone delle ferriere.
E drammatizza un fatto diverso, in cui le persone rivestono caratteri rappresentativi di classe.
La tesi è banale tanto quanto quella del romanzatore francese.
Le due sponde sono l’aristocrazia e la borghesia, fra le quali sarebbe impossibile gettare un qualsiasi ponticello sentimentale, senza crisi e disastro a breve scadenza.
Le persone sono naturalmente scelte bene: una marchesina pettegola e capricciosa e un ingegnere lacrimoso, figlio di un non meno lacrimoso repubblicano che riesce a far entrare in ogni cosa i santi principî.
Noiosi tutte e tre, e determinanti una vita comune cosí noiosa da non trovare nell’adulterio che la piú aspettabile delle soluzioni.
L’ultima scena, in cui dalle labbra del vecchio scocca una parola a effetto sicuro, «sgualdrina», rivolta a una donna che è per l’autore solo un’aristocratica, ha salvato l’intiera commedia dalla caduta altrimenti immancabile.
(29 settembre 1916)
Antonio Gramsci