Giulio Baffi e la sua prima “zona d’osservazione” della nuova stagione
Mentre un nuovo anno teatrale sta per iniziare, ritorna ad aprirsi, su ciò che accade dentro e fuori i teatri, la finestra virtuale del critico Giulio Baffi.
Dio ci salvi dai fotografi invadenti!
Incomincia la stagione teatrale e vale la pena sollevare il primo quesito di “comportamento e civile convivenza”. La mia prima richiesta di spettatore alle compagnie, agli uffici stampa, ai direttori dei teatri è: liberateci dall’invadente invasione dei fotografi e dei teleoperatori. Fanno il loro lavoro certo, ma a tutto danno degli spettatori inesorabilmente disturbati durante gli spettacoli.
Insomma sollevo il caso proprio al primo spettacolo visto. Il bel Brainstorming/studio n° 2 che Vincenzo Capasso e Claudio Malangone hanno presentato alla Galleria Toledo nel corso dell’interessante di teatrodanza Borderline.
Spettacolo bello certo, ma me lo sono intossicato. Era necessario, come quasi sempre avviene in teatro, ma qui era scritto nero su bianco e proiettato sul grande schermo in palcoscenico, costruire un rapporto privilegiato, intellettuale ed emotivo, tra performer in scena e pubblico in sala. Ebbene sfido chiunque a costruire un qualsiasi momento di privilegio intellettuale se nella poltrona d’avanti c’è una fotografa che scatta ogni dieci secondi e per tutta la durata dello spettacolo, se due file dietro ce n’è un’altra di eguale intensità lavorativa, e se nei corridoi un giovane fotografo si aggira ininterrottamente per compiere il suo lavoro spingendosi fin sotto il palcoscenico. Lo fa naturalmente sperando di essere invisibile e sapendo bene di non esserlo. Quindi con palese imbarazzo, disturbando non poco chi è in teatro per vedere lo spettacolo e invece vede lui che va avanti e indietro senza sosta. A teatro chi deve essere “privilegiato” se non lo spettatore?
Per piacere signori attori, signori registi, signori direttori e uffici stampa, chiedete ai signori fotografi di fare le loro fotografie nel giorno della prova generale, o qualche minuto prima che entri il pubblico, o qualche minuto dopo l’uscita degli spettatori, insomma quando vi pare, ma non durante lo spettacolo. Per favore signori teleoperatori, fermatevi sul fondo della sala e non andate a spasso come se foste invisibili o come se non ci fossero spettatori, o come se non ve ne fregasse un accidente del nostro desiderio di non essere disturbati. Altrimenti dovremo lasciare liberi gli spettatori di adoperare il telefono, mangiare pop-corn, scartocciare caramelle, e via dicendo. Insomma un gran casino. Che potrebbe anche essere un’idea originale, ma avrebbe bisogno di un drammaturgo e di un regista che la trasformi in spettacolo. Cosa che per ora ancora non è accaduto. Buona stagione a tutti.
Giulio Baffi
Credo bisogna fare una netta distinzione, le persone che ha descritto nel suo articolo è gente che scatta, o filma, in maniera compulsiva. Di persone che fanno fotografia ve ne sono rimaste ben poche. Pertanto non appelli “fotografo/a” gente che non lo è.
Gentile amico, certamente bisogna distinguere tra chi lavora e chi invece da solo fastidio compulsivamente. I fastidiosi e rumorosi spettatori vanno comunque e sempre dissuasi, magari con ferma gentilezza se possibile. Ma i professionisti devono porsi il problema del “diritto dello spettatore”, cioè della necessità di non essere disturbato durante lo svolgimento dello spettacolo non meno di quanto non lo debba essere l’attore in scena che purtroppo molte volte deve subire l’aggressione degli squilli dei telefonini. Io personalmente detesto anche quegli spettatori che scartocciano le caramelle e, pensando di dare meno fastidio, lo fanno lentamente, prolungando oltre misura l’insopportabile rumore… Saluti