Le rivelazioni di Arturo Cirillo
Emoziona il Ferdinando, ottima rappresentazione del dramma di Annibale Ruccello in scena fino al 24 marzo.
Fino a domenica 24 marzo al Teatro San Ferdinando (piazza Eduardo De Filippo), sarà in scena Ferdinando di Annibale Ruccello, per la regia di Arturo Cirillo. Quest’ultimo, che veste i panni di Don Catello, è al suo terzo incontro artistico con Ruccello dopo L’ereditiera nel 2003 e Le cinque rose di Jennifer nel 2006, vincitori rispettivamente del Premio UBU Miglior regia e del Premio UBU Miglior attore non protagonista. Eccellenze non deluse: anche in questo caso infatti Cirillo si conferma un grande regista e interprete del drammaturgo di Castellamare di Stabia, riuscendo a far ridere spesso il pubblico durante la serata di debutto, a cui erano presenti il direttore artistico Luca De Fusco e l’assessore Antonella Di Nocera.
Il sipario svela una scenografia essenziale, curata da Dario Gessati, e composta da pochi e ricercati oggetti che danno immediatamente l’idea di trovarsi in una casa di gente di alto lignaggio. Una dei quattro protagonisti è infatti Donna Clotilde, interpretata in maniera eccellente da Sabrina Scuccimarra, borbonica baronessa che, in seguito all’arrivo dei Savoia nel Regno delle due Sicilie e all’Unità d’Italia, ha deciso di abbandonare Napoli e trasferirsi in una sua villa di provincia.
Trasloco che, nonostante la baronessa ci tega a sottolineare l’atavica antipatia verso i nuovi regnanti e la lingua italiana, ha origine da ben altri motivi. Donna Clotilde parla solo ed esclusivamente in dialetto ed esige che gli altri abitanti e frequentatori assidui di casa sua, facciano altrettanto. Si erige a ottima espressione teatrale di un’unità nazionale forzata, voluta senza una vera e propria consapevolezza e non nata da una reale volontà popolare. Un personaggio molto complesso, connotata da un carattere difficile e sempre pronto a sputare malignità su chi la circonda, ma che diverte gli spettatori, grazie proprio alle perfide battute e alle parole, caratterizzate da un napoletano antico e oramai dimenticato.
Donna Clotilde è anche inferma per volontà. Da anni non si muove dal suo letto, e non perché sia affetta da qualche malattia particolare. Lamenta in continuazione di star di male ma, quando le pare e soprattutto non vista, si alza e commette peccati di gola. Questa sua infermità insieme all’effimera promessa di un’eredità futura, le consentono di tenere in scacco altri due personaggi chiave dello spettacolo.
La prima è Donna Gesualda, interpretata da Monica Piseddu, cugina zitella della baronessa e di bassa estrazione sociale, che si occupa della gestione domestica e dell’accudimento della malata. Il secondo è Don Catello, il curato del paese che quotidianamente si reca a casa delle due donne non solo per dar loro conforto, ma anche perché figlio illegittimo del nonno della nobildonna, che ha sostenuto le spese economiche della sua istruzione. Don Catello, infatti, possiede un’erudizione umanista molto vasta e allo stesso tempo particolarmente nozionista e pedante.
Come è possibile immaginare, il rapporto tra i tre personaggi risulta assai conflittuale, soprattutto per le continue ingiurie avanzate dalla nobile in esilio, e altrettanto inevitabile per via del legame di sangue e del ricatto conseguente che porta Donna Gesualda e Don Catello a non ribellarsi mai veramente, costringendoli a rimanere uniti.
Una routine che verrà sconvolta dall’arrivo di Ferdinando, giovane dotato di una bellezza e di un candore angelico: ventata di novità in una casa grigia e vuota. Attorno al ragazzo, forse lontano parente del defunto marito di Donna Clotilde, unico legame con la famiglia d’origine, si stringono tutti quasi morbosamente, sperando di possederne la freschezza e la voglia di vivere. Ma la loro esistenza sarà sconvolta da questo personaggio interpretato Nino Bruno, che ribalterà completamente le loro vite, rivelando la vera essenza di ciascuno.
Ferdinando, da non perdere assolutamente, è il momento estremo della verità e della rivelazione. L’attimo in cui si scopre quanto l’essere umano riesca a essere meschino con se stesso e con gli altri.
Gabriella Galbiati
Teatro San Ferdinando
Piazza Eduardo De Filippo, 20 – Napoli
http://www.teatrostabilenapoli.it/
Biglietteria 081 551 33 96
biglietteria@teatrostabilenapoli.it
Per acquistare biglietti on line www.vivaticket.it
Orari spettacolo: tutti i giorni alle ore 21, tranne la domenica alle ore 18
Prezzo: da 12,82 euro a 32,64 euro
Ho visto diversi lavori di Cirillo, come attore e/o regsta. Ho apprezzato molto il suo Othello. Ma stavolta… Forse la mia ignoranza è abissale, ma personalmente ho trovato lo spettacolo abbastanza penoso. Sono rimasta fino alla fine per incredulità e buona educazione. In primis, cosa imperdonabile per degli attori professionisti, grande approssimazione sulla memorizzazione del copione: molti gli errori, le imprecisioni e i vuoti di memoria, per di più gestiti malissimo, come da attori dilettanti. Alcuni piccolo errori, che potevano npn essere nemmeno colti dai più, sono stati talmente enfatizzati da diventare plateali. Come il patetico e continuo confondere e intercambiare i termini “rosolio” e “nocillo”: passi una volta, ma trascinarselo x tutta la commedia!! Addirittua ci si dimenticai di berlo… rendendo incomprensibile la chiusura della prima scena del primo atto. La confusione, iniziata nel primo atto, inoltre viene ripresa nel secondo, nella scena dell’avvelenamento, dove viene sottolineata dagli attori si correggono l’un l’altro!! Completamente fuori luogo (non si fa) e fuori contesto (ma come, ti dicono che ti stanno avvelenando e tu pensi a ribadire che si tratta di nocillo e non rosolio??? E all’altra viene pure da ridere???). La regia mi è parsa debole e, laddove presente, discutibile nelle scelte. Il dramma totalmente inesistente e ridotto ad una comica, un cabaret: la morte di Don Catellino, un fumetto, una recita di fine anno. Tra Don Catello e Ferdinando la stessa passionalità che intercorre tra Pinocchio e Geppetto. Ferdinando è un’opera eccezionale proprio perché alterna momenti di alta tensione drammatica e profonda passionalità a sprazzi di feroce umorismo. Colori e sfumature totalmente appiattiti qui, nel marasma linguistico di una dizione peggio che approssimativa (“Le zoccole del cavallo”…???!!!!) e dalle intonazioni vocali più indicate ad una farsa in stile Trio Solenghi Marchesini Lopez (peraltro geniali nel loro genere!). Per cui non si capisce affatto quale sia l’intento del regista: forse di ridicolizzare Ruccello? La scelta dell’attore che interpreta Ferdinando sembra confermare questa possibilità. Vi prego… Ferdinando che parla come un bambino scemo, seducente come una marionetta dei pupi e che fa “ciao ciao” con la manina quando se ne va???? Molto bello il fondale dipinto. Ma non valeva da solo il prezzo del biglietto.
Condivido pienamente ogni parola, dalla prima all’ultima. Null’altro da aggiungere all’esaustivo commento di Laura.