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Alessandro Gassman e Vitaliano Trevisan regalano nuova vita al folle personaggio shakespiriano e il pubblico li premia. Repliche fino a domenica.

 

1Spavaldo, sanguinario, superbo: il Riccardo Terzo di Shakespeare, in scena al Bellini sino a domenica 14, e diretto e interpretato da Alessandro Gassman, per la traduzione e l’adattamento di Vitaliano Trevisan, si presenta così agli occhi del suo popolo e della sua stirpe.

Nato con i denti, come un cane pronto ad azzannare, è il simbolo della malvagità, della voglia di potere e supremazia da conquistare a qualunque costo, provocando la morte di ciascuno possa intralciare la sua scalata verso il trono. Oggetti di collezione diventano le sue vittime – dal fratello minore Giorgio, duca di Clarence (Marco Cavicchioli), al conte di Rivers (Giacomo Rosselli), fratello della cognata Elisabetta (Marta Richeldi), giustiziato perché accusato di volerlo assassinare dopo la nomina a Lord Protector successiva alla morte di Edoardo IV, al secondo duca di Buckinghm (Sergio Meogrossi), un tempo suo fedele alleato – e prive di ogni giudizio coscienzioso le sue scelte ed ambizioni.

Il fisico imponente è minato dalla scoliosi, con un braccio avvizzito e zoppicante nell’andatura, eppure persuasive sembrano rimanere le sue qualità affabulatorie, da perfetto stratega, così come dimostra la sua capacità di conquistare e sposare Anna Neville (Sabrina Knaflitz), ancora piangente per la uccisione del marito, il principe di Galles.

Dunque complessa appare la sua personalità – Trevisan lo descrive «insieme eroe e anti-eroe, manipolatore del destino altrui e del proprio; cattivo assoluto, senza attenuanti, ma dotato di fascino e humour irresistibili» – e altrettanto corposo l’intreccio storico nel quale il drammaturgo inglese affonda le mani nello scrivere l’opera, alla fine del 1500 (nella quella, ricorda ancora Trevisan, affida a Riccardo quella che sarà «la parte più estesa che mai abbia scritto per un attore, superata solo da quella di Amleto»). Come poter rendere, pertanto, fruibile e chiaro il testo, non senza compromettere le molteplici sfumature che esso regala ad ogni personaggio, è stato ciò su cui il regista-attore e il traduttore si sono interrogati incontrandosi la prima volta e «immaginare una messa in scena in grado di restituire l’immensa componente poetica ed emozionale e allo stesso tempo di innervare di asprezza contemporanea il cuore pulsante ed immortale dell’opera shakespeariana», come dichiara Gasmann, è stata la direttrice lungo la quale il lavoro a quattro mani è partito e si è sviluppato.

Obiettivo: condurre per mano lo spettatore nei meandri di una storia e di una mente segnate da incontenibile tragicità e pregne, per ciò che rappresentano, di un significato universale, che travalica i limiti geografici e temporali, per divenire materia viva, che trova appigli anche nella attualità.

3Pienamente riuscita risulta essere l’operazione: equilibrata, infatti, appare nella trasposizione teatrale, la commistione tra elementi propri dell’opera originaria e innesti di modernità (dall’abbigliamento al linguaggio), così come magnetico, non privo di fascinazione, perfettamente modellato sul fisico e le versatili peculiarità attoriali di Gasmann, e per questo veritiero, si presenta al pubblico il personaggio di Riccardo III.

Volutamente tratteggiato come un personaggio che richiama i film di Tim Burton e le sue ambientazioni fiabesche dallo stile dark, chiude in sé, in effetti, aspetti cinematografici che potrebbero far temere un oltraggio all’essenza dell’arte teatrale – la videografia di Marco Schiavoni che ricorre con sapienza a suggestivi ologrammi, potrebbe far storcere il naso a qualcuno – e invece, da tale allestimento, è proprio l’aspetto teatrale a uscirne rafforzato.

Grazie all’attento dosare di tutte le componenti messe in gioco (dalle scene suggestive di Gianluca Amodio, alle musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi) e al cast di attori –  composto, oltre ai già citati, da Mauro Marino (Edoardo), Manrico Gammarota (Tyrrel), Emanule Maria Basso (Richmond), Paila Pavese (Duchessa di York) – che senza eccessi e sbavature, come la trama e l’ambientazione in generale avrebbero potuto indurre a fare, ha saputo rendere con compiutezza e trasporto gli stati d’animo e le pulsioni per ciascuno dei ruoli (anche più di uno) interpretati.

Applausi riconoscenti da parte del numerosissimo pubblico.

 

Ileana Bonadies

Teatro Bellini

Via Conte di Ruvo, 14 – Napoli

Contatti: 081 549 12 66 – botteghino@teatrobellini.it

www.teatrobellini.it

Orari: feriali ore 21 – mercoledì e domenica ore 17:30

Biglietti: da 25 a 10 euro

 

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