Lenòr, ovvero la nobile umanità d’un cuore gentile
A Galleria Toledo, fino al 28, va in scena la storia, la libertà, la città di Napoli con tutte le sue contraddizioni.
Quando si sceglie di portare in scena la vita, la caparbia umanità, la sottile intelligenza di Eleonora Pimentel Fonseca, si decide di ergere un monumento a un martire del libero pensiero, di fare del teatro un luogo di giustizia e bellezza, di testimoniare l’intangibilità dei diritti dell’uomo e la dignità della persona umana.
Ma Lenòr, una produzione Diaghilev Teatro, in collaborazione con Kolibrì, in scena dal 25 al 28 aprile presso Galleria Toledo, riesce a superare i già arditi proponimenti con una opera capace di emozionare, di evocare realtà lontane eppure orribilmente vive nella società contemporanea, di educare con dolcezza alla libertà e all’uguaglianza.
La pièce, di Enza Piccolo e con la minuziosa regia di Carlo Bruni, risplende per la concomitante presenza in scena di due fonti luminose: alla Pimentel Fonseca si sovrappone Nunzia Antonino, la cui profonda intimità col personaggio, insieme alla sensibilità dei toni, contribuisce a condurre per mano gli spettatori del teatro dei Quartieri Spagnoli – in cui la stessa Eleonora visse – fin nei recessi più ascosi dell’animo della eroina della Repubblica Napoletana del 1799.
Sullo scarno palcoscenico appare la persona Lenòr, in tutta la sua complessità, che ripercorre le tappe di una vita vissuta all’insegna della passione: l’amore per la cultura e quello per Napoli, l’amore per Francesco – il figlio avuto dal rozzo e dissipatore marito Pasquale Tria de Solis – e quello per la scrittura, unica compagna fedele d’una esistenza costretta alla solitudine dall’irreprensibilità dei principi etici della Pimentel Fonseca e dall’incorruttibilità degli stessi.
Unica tra gli intellettuali dell’esperienza rivoluzionaria del 1799, comprese appieno la necessità di educare il popolo e di renderlo protagonista del proprio destino: la vicinanza con Graziella, una ragazza che aveva salvato dalla strada, le aveva chiaramente fatto comprendere come la battaglia per i diritti andasse combattuta contro due eserciti invisibili e sordidi, l’ignoranza e l’indifferenza, e che fosse necessario imbracciare la penna perché tutti gli uomini potessero crescere consapevoli dei propri diritti e doveri, affinché tutti potessero, con espressione voltairiana, coltivare il proprio giardino.
Dopo aver partecipato alla vita di corte dei Borbone, dopo aver perso un figlio – scomparso in tenera età –, dopo aver provato la miseria della prigione nel 1798, con l’accusa di giacobinismo, attese all’ultima e forse più importante opera della sua vita: la direzione del Monitore Napoletano.
Ne uscirono 35 numeri bisettimanali. Redatti dalla Pimentel Fonseca in gran parte da sola.
Prima della fine.
Il 20 Agosto del 1799, riconquistata ormai la città dalla forze sanfediste e riaffermato il potere politico di Ferdinando IV, fu uccisa per impiccagione.
Impiccata una donna di 47 anni per aver creduto nell’uguaglianza e averla promossa tra la gente, senza sosta, per non aver mai smesso di educare alla bellezza; per aver invitato i concittadini a servirsi della propria intelligenza.
Una lezione che, per ignoranza o subdolo intendimento, il mondo dei lazzari non ha ancora capito.
Antonio Stornaiuolo
Galleria Toledo
via Concezione a Montecalvario 34, Napoli
Orari: feriali ore 21; domenica ore 18
Biglietti: intero 20 euro; ridotto 15 euro; giovani (under 30) 10 euro.
Tel. 081 42 50 37
Email galleria.toledo@iol.it