Manlio Boutique

A Galleria Toledo è andata in scena un’opera di Georg Buchner, e che sarà in seguito nella Chiesa di S.Giuseppe delle Scalze e infine nel museo Hermann Nitsch. Ma il risultato delude le aspettative.

woyzeckLe premesse erano quelle di un grande lavoro, corposo e pieno. Il risultato disattende un po’ le aspettative sensazionalistiche, a beneficio del riconoscimento di un lavoro complesso e cerebrale, tuttavia caratterizzato da qualche limite comunicativo.

 

Vedere un’opera come il Woyzeck di Georg Buchner, in scena fino al 12 a Galleria Toledo, realizzata dal collettivo Cercle, per la regia di Souphiène Amiar lascia un denso quantitativo di interdizione nello spettatore, contemporaneamente assalito dall’inebriante sensazione di un indecifrabile accumulo di interrogativi all’uscita della sala. Che in fondo è un grande complimento per uno spettacolo. In effetti sono tante le chiavi di lettura di un’opera principalmente visiva, condizionata da una parte dialogica inesistente, fatta solo di sporadici riferimenti al corpo originale che del testo ne rimane. Chi è Woyzeck? Che cosa può significare agli occhi dei contemporaneità? Quale peso specifico si può percepire se ci si lancia nell’operazione di valutare il grado d’attualità di uno scritto di questo tipo?

 

Il risultato, è presto detto, è positivo, nella misura in cui l’intreccio, seppur limitato, ricalca una serie di topos letterari e un susseguirsi di accadimenti comuni. Ma questa messa in scena del Woyzeck si propone di essere tutto il resto, tutto ciò che nell’opera non è sensibilmente visibile, l’aspetto politico, quello morale, che giacciono sul fondo della narrazione.

 

Ed è nelle atmosfere della chiesa di S.Giuseppe delle Scalze, tra lugubri miniature e chiaroscuri creati da giochi di luce saggiamente studiati, oppure ancora nell’impressionante location del museo Hermann Nitsch, che si dipana un racconto fatto di illustrazioni, danze “istrioniche” e il dramma di un proletario che cede nella maniera più illogica a ciò che pare l’apoteosi della logicità. E’ protagonista il sangue (quello vero), che scorre, catartico ed evocativo.

 

Ma questo Woyzeck è anche una messa in scena che corre il rischio di non avere mai lo spettatore in pugno, di perderlo sacrificando un elemento basilare per la fruibilità di una qualsivoglia rappresentazione artistica: l’attenzione. Nella sua complessità dimentica la brevità, il ritmo e il ruolo fondamentale dell’interazione con chi ti guarda. Spiegare non è lecito a teatro, ma non lo è nemmeno l’autoreferenzialità, un concetto sì abusato nella critica, ma anche perché diretto e definito. La soddisfazione dello spettatore era a portata di mano, ecco il motivo dell’amaro in bocca per uno spettacolo eccessivamente cerebrale.

 

Restano i complimenti alla compagnia, tutta, e a chi ha collaborato per rendere possibile quella che resta comunque un’impresa organizzativa dalle immense difficoltà e dagli infiniti ostacoli.

 

 

Andrea Parrè

 

 

Galleria Toledo

Teatro Stabile di innovazione,

via Concezione a Montecalvario 34

Prezzo: 5,00 € contributo

Tel. 081 42 50 37

Email galleria.toledo@iol.it

www.galleriatoledo.org

 

Print Friendly

Manlio Boutique