Una Scarpettiana in scena all’Arcas
“Li nepute de lo sinneco” in scena, fino al 2 giugno, al teatro di via Veterinaria.
Quando in teatro si sente parlare dell’allestimento di una commedia di Eduardo Scarpetta molti storcono il naso. Non di rado si pensa ad un qualcosa di amatoriale. Questo perché, oramai, le Scarpettiane, in ambito professionistico, ben poco vengono rappresentate anzi sono quasi snobbate. Ciò ha fatto sì che le commedie di Scarpetta acquisissero negli anni un’ identificazione di “amatorialità”. Si omette, quindi, spesso che anche una Scarpettiana, che certo non sarà drammaturgicamente avvicinabile ad un dramma Shakespeariano, bisogna anch’essa di professionalità per essere portata a buon fine.
È il caso dello spettacolo Li nepute dello sinneco a cura di Gabriella Cerino, in scena al circolo Arcas fino a domenica.
Li nepute de lu sinneco è la storia di Silvia (Gioia Miale) e Felice Sciosciammocca (Michele Danubio), nipoti del sindaco di Pozzano, Don Ciccio Sciosciammocca (Peppe Celentano), che si contenderanno l’eredità del ricco zio, tra travestimenti, fughe e imbrogli. L’allestimento diverte senz’altro e le quasi due ore di spettacolo vanno via veloci. Da sottolineare, dunque, la buona prova dei molti attori coinvolti: Marcello Raimondi, Bruno Flora, Lorena Bartoli, Diego Sommaripa, Antonio Stoccuto, Vittorio Passaro, Nico D’Agostino, Maria Sannino, Alessia Capasso, Carlotta Carpentieri, Gianni Sanseverino. L’intero cast, composto per lo più da attori giovani, ha affrontato lo spettacolo con grande impegno e serietà, curando i personaggi in maniera meticolosa.
Molto convincente anche la scelta di conservare il linguaggio dello scritto originale di Scarpetta, senza adattarlo al linguaggio odierno. Se però nel presentare il progetto la Cerino precisa nelle sue note quanto segue – «La scelta di rappresentare questa commedia nasce dal mio desiderio di sperimentare testi della nostra tradizione […] cercando di portare in essi la modernità solo attraverso il ritmo e la recitazione di attori del nostro tempo ma senza nulla modificare dell’impianto originale fatto di lazzi e situazioni che non hanno alcuna collocazione temporale» – nella messinscena effettiva le intenzioni della regista sul lavoro da compiere sul testo sembrano prendere un’altra strada.
Lo spettacolo, infatti, conserva l’impianto di situazioni di base ma la modernità non si limita ad essere messa in luce solo attraverso il ritmo e la recitazione, bensì risulta esasperata a causa dell’aggiunta di molte gag, forse anche eccessive, che nell’intento di far ridere corrono in realtà il rischio di ottenere il risultato opposto (un esempio su tutti, l’impersonificazione da parte di Michele Danubio di Felice Sciosciammocca che, a chi scrive, è sembrata non rendere simpatico affatto il personaggio a seguito delle eccessive battute e delle continue smorfie con cui è stato tratteggiato).
La rivisitazione della Cerino, inoltre, sembra conservare anche molte caratteristiche proprie dell’allestimento di Eduardo De Filippo, a partire da alcuni scketch fino ad arrivare alla recitazione e alla gestualità di alcuni attori. A tal proposito, si ritiene importante ricordare che il fascino del teatro sta nella sua “rinnovabilità”: uno spettacolo, dramma o commedia che sia, si rinnova registicamente ad ogni allestimento. Non appare, pertanto, una scelta saggia puntare, per la direzione, su scelte già fatte in precedenti allestimenti in quanto la stessa rischia di far crollare l’effettivo scopo della rappresentazione, ovvero presentare lo spettacolo attraverso un altro punto di vista registico (che senso avrebbe infatti pagare per vedere la replica perfetta di un qualcosa di già visto?).
Ci teniamo a ricordare, infatti, che è stata proprio questa scelta, portata all’eccesso da parte di molte compagnie amatoriali, che ha provocato quella definizione di “amatorialità” di cui si parlava all’inizio e che ha segnato profondamente il teatro di Scarpetta colpendo, gradualmente, anche alcuni testi di Eduardo. Ovviamente tale scelta, nel caso di Li nepute dello sinneco, non è smisurata e di certo non mina l’intera struttura di uno spettacolo che, nel complesso, resta valido ed è in grado di rendere comunque giustizia al teatro Scarpettiano.
Gennaro Monforte
Circolo Arcas
Via Veterinaria n. 63 Napoli
Tel. 081 595 5531
E-mail circoloarcas@gmail.com,
Sito http://www.arcasteatro.it
Costo biglietti:
ingresso e cena 18 euro (venerdi e sabato)
Domenica ingresso 15 Euro con buffet di dolci
Venerdì ridotto 12 euro per gli under 30