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Dall’opera barocca alla commedia in musica passando per i Beatles: il nuovo lavoro di Bauduin racconta così l’arroganza del potere verso la cultura.

 

gruppo 1Ha debuttato il 10 giugno all’Arena del Museo Ferroviario di Pietrarsa Il Maestro di Cappella dei Mendicanti, lo spettacolo scritto e diretto da Mariano Bauduin con la Compagnia gli Alberi di canto Teatro e le musiche originali di Mimmo Napolitano. Nella suggestiva cornice di Pietrarsa, tra il mare del golfo di Napoli e i treni d’epoca del museo, è stata ricreata la prigione di Newgate – famigerata prigione londinese – dove s’incontrano un’orchestra sinfonica reclusa per aver proclamato uno sciopero e un gruppo di musicisti di strada arrestati per accattonaggio per volere del Re Giorgio I.

Siamo agli inizi del Settecento, a Londra i palcoscenici e gli applausi della nobiltà sono tutti per Handel, il compositore tedesco favorito di re Giorgio I per le suecomposizioni strumentali, espressione di musica sempre aggraziata, piena d’inventiva, fascino e vitalità, ed infatti è chiamato a ricoprire il ruolo di Maestro d’Orchestra della Royal Academy of Music al King’s Theatre per mettere in scena l’opera italiana, divertimento di gran parte dei nobili dell’epoca.

Contemporaneamente, però, ecco prendere piede un nuovo genere teatrale comico, la ballad opera, in polemico e nazionalistico contrasto con la musica teatrale dotta in lingua italiana. Prerogativa della ballad opera è l’alternanza di canto e recitazione, in cui le parti musicali non sono appositamente composte, ma tratte da canzoni popolari o anche da pezzi particolarmente noti di autori famosi. Tale requisito consente alla ballad opera di costituirsi non solo come strumento di parodia sociale, ma anche come mordace caricatura delle opere “istituzionalizzate”, che trionfano sui palcoscenici ufficiali. Nel 1728 John Gay, poeta e drammaturgo inglese, presenta al pubblico londinese la Beggar’s Opera, ossia L’opera del mendicante, che è l’emblema delle ballad opera, caratterizzata da un tono satirico intrinseco non solo alla ballad opera, ma anche ad altri generi come il burlesque e le pantomime, spettacoli presentati da teatri minori a cui non è permesso inscenare tragedie, commedie d’autore né tantomeno opere liriche.

Ed è proprio all’ironica e satirica Beggar’s Opera che si ispira il lavoro di Bauduin, miscelata con Il Maestro di Cappella, l’intermezzo anch’esso comico e satirico composto da Cimarosa a fine Settecento. Tutti i richiami ai diversi generi musicali e alla politica – caratteristici delle ballad opera – vengono contestualizzati ai giorni nostri, sul palco troviamo infatti sia una giovane orchestra sinfonica che un complesso musicale rappresentante l’orchestra dei mendicanti, le musiche spaziano dall’opera barocca alle canzoni pop dei Beatles, i personaggi presi di mira sono politici locali e non ed esponenti del mondo del teatro contemporanei. Come nei lavori settecenteschi, anche questo lavoro ha lo scopo di denunciare lo stato della cultura ai giorni nostri, la condizione dell’artista e del suo lavoro. «È il pretesto per raccontare il malessere e il disagio del mondo culturale, musicale e teatrale che stiamo vivendo», afferma lo stesso regista. Proprio per esprimere ancor di più il suo dissenso, l’autore sceglie di inserire delle continue rotture del gioco teatrale all’interno dello spettacolo; ci si ritrova così spiazzati dall’inizio turbolento di un verosimile sciopero degli attori perché non sono stati pagati, e durante la messa in scena da un altrettanto verosimile battibecco tra due attori.

due jpgSebbene sia molto efficace nel trasmettere il suo messaggio di denuncia e nell’integrare i settantadue protagonisti tra attori e musicisti, il lavoro risulta però meno convincente nell’accostamento di tutte le scene: alcuni quadri sembrano poco omogenei tra di loro, altri ridondanti.

L’opera è comunque un bell’esempio di teatro di qualità a kilometro zero: da ricordare, infatti, che sono state utilizzate maestranze locali e che gli attori e i musicisti provengono dal mondo artistico partenopeo (alcuni sono nomi storici dei lavori di De Simone come Antonella Morea, Patrizia Spinosi, Raffaello Converso e Biagio Abenante, altri sono stati selezionati mediante bando pubblico); hanno inoltre preso parte alla messinscena un gruppo di giovani artisti provenienti dai laboratori realizzati al Centro musicologico ed etnomusicologico Carlo Gesualdo che ha sede a Portici. Tra questi una particolare menzione va al giovane protagonista Armando Aragione che con una capacità interpretativa e bravura vocale lodevole ha conquistato numerosi applausi.

 

 Irene Bonadies

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