“CentoPorte”, un viaggio sensoriale
Nel Museo Ferroviaria di Pietrarsa, alla scoperta del “molto vicino”, “lontano” ed “altrove” con Teatro dei Sensi Rosa Pristina.
S’alza in cielo ora la Croce del Sud
Notte alta io avanzo da solo
Fino ai confini delle Pleiadi
Fino agli estremi confini del mare
Ma io non ti dico tutto, con te consigliati in cuore
E da te stesso scegli la via
CentoPorte è il nuovo spettacolo del Teatro dei Sensi Rosa Pristina la compagnia napoletana di teatro sensoriale diretta da Susanna Poole e fondata nel 2009, che ha vinto l’anno scorso il Fringe2Fringe con il lavoro Quando eravamo lupi.
Il teatro sensoriale, nato per opera del regista, drammaturgo e antropologo colombiano Enrique Vargas, pone lo spettatore al centro dello spettacolo trasformandolo da osservatore passivo a protagonista attivo attraverso un lavoro di interazione con l’ambiente scenico e i suoi abitanti, che coinvolge tutti i sensi. Il linguaggio utilizzato, infatti, non si basa principalmente sulla parola ma sul silenzio e il buio, elementi che vengono inframezzati solo da suoni delicati, da parole quasi sussurrate, da profumi e dal contatto con oggetti o altri corpi. Uno spettacolo di teatro sensoriale non può essere recensito come un qualunque altro spettacolo perché lo spazio scenico e i suoi attori/abitanti interagiscono diversamente con ciascuno, pertanto ognuno può dire di aver vissuto uno spettacolo diverso modellato sulle proprie emozioni e sensazioni.
Ogni spettacolo sensoriale è caratterizzato da un tema: per questo lavoro è stato scelto il viaggio, ispirato dal luogo in cui si svolge – il suggestivo Museo Ferroviario di Pietrarsa a Portici. Se è vero che il viaggio è più importante della meta, in questo caso il viaggio è tutto e la meta non è che la scusa per scegliere il percorso da intraprendere. “Molto vicino”, “lontano” ed “altrove” sono le destinazioni che due sorridenti capitreno ti offrono appena varcata la soglia del “teatro” e musica e vino è ciò che ti accoglie prima della partenza in compagnia di ignoti viaggiatori. L’atmosfera è surreale, complice anche il luogo in cui ci troviamo e le brevi apparizioni di eterei personaggi in perfetta antitesi con i giganti di ferro addormentati. Quasi d’incanto, se ci si affida senza remore alle delicate mani che ci guidano, ci ritroviamo seduti tra velluti e curiosi compagni di viaggio che in punta di piedi si avvicendano accanto a noi. Ognuno ha una valigia, ognuno un frammento di storia che porta con se, da raccontare attraverso un odore, un suono, un sapore o anche un foglio da colorare. Sono come stimoli alla nostra fantasia per farci continuare il nostro viaggio onirico, per guidarci verso la nostra meta: riducendo al minimo gli elementi esterni non si può che lavorare di immaginazione, e l’immaginazione non può che condurci dappertutto. Ma per giungere al capolinea, il nostro “molto vicino”, “lontano” o “altrove”, bisogna prima districarsi tra i sogni e le sensazioni, seguire il proprio istinto per trovare la strada giusta. Per far ciò fondamentale è af-fidarsi, non solo a chi ci guida, ma soprattutto alla fantasia.
Uno spettacolo come Cento Porte consente di giocare, di liberarsi dalle classiche e convenzionali strutture teatrali ed esplorare nuove sensazioni; tutti gli abitanti/attori (Antonio Aiese, Rosaria Bisceglia, Rossella de Rosa, Roberta di Domenico de Caro, Selvaggia Filippini, Davide Giacobbe, Salvatore Margiotta, Carlo Melito, Antonio Pastena, Riccardo Pisani, Federico Poole, Susanna Poole) sono bravi nel trasformarsi in personaggi a cavallo tra realtà ed immaginazione trasfigurando il luogo in cui si svolge la scena, e tutto è minuziosamente curato dalla regia.
Unico neo dello spettacolo è la breve durata e il forse troppo poco osare: dopo essere stati conquistati e trasportati nell’altrove, il desiderio è quello di spingersi ancora più in là, verso nuove sensazioni ed esperienze. Perché di giocare e di viaggiare non si è mai stanchi.
Irene Bonadies